lunedì 5 marzo 2018

PARMA DANZA 2018 CARTELLONE



PARTNER & SPONSOR STAGIONE 2017-2018

   Stagione 2018lunedì 1 gennaio 2018
Il Teatro Regio di Parma ringrazia chi crede nella cultura e nelle bellezza.

PROJECT POLUNIN - SATORI

   PARMADANZA | Teatro Regio di Parmasabato 3 febbraio 2018
Sergei Polunin interprete e coreografo in uno spettacolo che abbina percezioni inconsuete con il carisma artistico di David Lachapelle.

COMPAGNIA JUNIOR BALLETTO DI TOSCANA - BELLA ADDORMENTATA

   PARMADANZA | Teatro Regio di Parmada venerdì 23 febbraio 2018 a sabato 24 febbraio 2018
Nelle strade frenetiche di una metropoli qualsiasi, dove tutti sono sempre di corsa cercando un sogno che non vedono, un risveglio.

ELEONORA ABBAGNATO - CARMEN

   PARMADANZA | Teatro Regio di Parmada sabato 7 aprile 2018 a domenica 8 aprile 2018
Una Carmen sicura, calda, mediterranea nell'interpretazione dell'étoile dell’Opéra National de Paris e direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma.

COMPLEXIONS CONTEMPORARY BALLET

   PARMADANZA | Teatro Regio di Parmagiovedì 10 maggio 2018
Al Regio una compagnia icona della danza contemporanea, "microcosmo dei migliori talenti della danza americana" secondo il New York Times.

BALLETTO DI MILANO - CENERENTOLA

   PARMADANZA | Teatro Regio di Parmada giovedì 24 maggio 2018 a venerdì 25 maggio 2018
Ironica e cinematografica: il Balletto di Milano porta l'antica favola in un frizzante immaginario da Italia del secondo dopoguerra.

BALLETTO DI MILANO - IL LAGO DEI CIGNI

   PARMADANZA | Teatro Regio di Parmavenerdì 25 maggio 2018
Una delle compagnie di maggior prestigio in Italia nella nuova interpretazione del balletto per eccellenza.

EVOLUTION DANCE THEATER - NIGHT GARDEN

   PARMADANZA | Teatro Regio di Parmavenerdì 8 giugno 2018
Uno spettacolo sognante e acrobatico, la vita notturna e segreta della natura fatta di forme fluttuanti e luci fluorescenti.

venerdì 2 marzo 2018

LA BELLA ADDORMENTATA COMPAGNIA JUNIOR DEL BALLETTO DI TOSCANA


 La Bella Addormentata doveva andare in scena a Parma Danza 2018 ma della principessa delle favole non c'era alcuna traccia se non nel sottofondo musicale di Chaijcovsky che veniva alternata a brani moderni.
Perchè mai un autore si permette di mancare di rispetto a un'opera stravolgendola e rivoltandola come un guanto da renderla irriconoscibile?
E' come se uno mettesse i baffi alla Gioconda per correggerla e innovarla che comunque verrebbe subito arrestato per atto vandalico.
“Io non ci sto” ha detto Armani vs. Gucci dopo che questi ha sfilato a Milano con le modelle in sala operatoria con il calco della loro testa in mano (effetto speciale artigianale di Cinecittà). Questa creatività al massacro è lo specchio della nostra società o solo un tentativo di illusionismo estremo alla testa di braccio come una sorta di mente  fra le nuvole e braccia rubate all'agricoltura?
Tante domande che ci assillavano anche con questa Bella Addormentata che comunque ha tenuto vigile la platea perchè il corpo di ballo Compagnia Junior Balletto di Toscana, è di scuola eccellente,  anche se la coreografia costumi e scene non hanno convinto per niente a supportare una trama incomprensibile perchè una favola classica è stata tradotta in balletto hip hop metropolitano con accenni di Brak-dance per le movenze a scatti come quelle dei robots, sublimata esaltata da Miachael Jackson.
Altra domanda: perchè una brava coreografa non si lancia in un'opera tutta sua mettendo in scena un saggio in ensamble che segua un filo conduttore originale e recepibile?

Così facendo con la Bella Addormentata si è penalizzato l'ensemble che meritava di essere compreso nelle performances in assolo in coppia o in gruppo senza indurre il pubblico a fare uno sforzo di immaginazione per individuare i personaggi dell'opera  di Chaijcovsky. Per esempio il maggiordomo e quel trio di servette evocavano forse le fatine, ma perchè scuilettavano se erano in procinto di portare (o servire) doni alla principessa Aurora?


E la  strega “Maleficient di cine-memoria” (la Carabossi della fiaba),  senza in mano il fuso forse  confuso con il fuso orario perchè batteva il tempoo quando Aurora era già sveglia, perchè si metteva a capo di una squadra di maschi insegnando loro a sculettare?
Servitori e nobili si confondevano democraticamente fra loro mentre il principe-poeta non si rivelava tale  quando duettava con la protagonista perchè la rivelazione era il Carabossi (strega malefica) in alter ego al maschile che rimanendo in mutande metteva in evidenzia un fisico scolpito e scultoreo rubando la scena a tutti, Bella Addormentata inclusa.

La mia visione da ignorante è questa perchè non ero preparata non avendo studiato la pagina illustrativa nella quale con il senno di poi ho finalmente recepito che  si rappresentava una storia metropolitana immaginata da un “poeta” chiuso in una stanza dove faceva volare la sua fantasia su un ideale di amore puro incarnato da Aurora dandomi alla fine una conferma  nel trasformare in certezza la mia intuizione che la Bella Addormentata è tutta un'altra storia alla quale sono state rubate musica e titolo per far da richiamo come articolo civetta proposto in una sorta di assemblaggio in collage di balletto hip-hop-pop-art.
Ma Andy Warhol, maestro di tale arte,  aveva avuto il pregio di rispettare le forme del soggetto innovato e corretto per cui ci semra più giusto un parallelo  con un'opera astratta alla Picasso ad effetto balletto in fiera in una sorta di accozzaglia di modernariato per amatori di un genere antiquato di nicchia attualizzato con l'ispirazione di video-clips, erchè il balletto contemporaneo d'avanguardia è tutta un'altra storia: Alvin Alley American Dance Teather o Ather Balletto insegnano.
La direzione artistica è di Cristina Bozzolini mentre la drammaturgia e coreografia sono di Diego Tortelli con i protagonisti Matilde Di Ciolo nel rulo di Aurora Roberto Doveri in quello del Poeta, Veronica Galdo “la fidanzata”(!?) Carabosse Martino Biagi (wow!)
Comunque “vada”  è andato e tanti applausi come al solito scroscianti  a tutti quanti indistintamente  wow wow wow. Mah!

QUESTI FANTASMI di Eduardo De Filippo



Eduardo De Filippo è un grande autore che ha ispirato attori e registi di fama internazionale come Laurence Olivier e Franco Zeffirelli del teatro e del cinema dove veniva tradotto da Filumena Marturano in Matrimonio all'Italiana.
Io ho avuto l'onore di “conoscerlo” tramite la Tv ai tempi in cui si riservava la prima serata al Teatro che n egli anni 60 aveva molto riscontro tra le masse per poi “ridursi” a una fascia di élite rappresentata da studenti e docenti anche perchè è diventato, con tutte le innovazioni e rivisitazioni, troppo cerebrale e metaforico incomprensibile ad un pubblico ormai assuefatto alle fiction Tv che saranno pure di semplice scrittura ma comunque di grande spettacolarità.

Anche Eduardo De Filippo a me da bambina risultava incomprensibile per la sua “parlata napoletana” circoscritta al territorio che Totò allora aveva sdoganato in tanti film con Peppino (fratello di De Filippo) mantenendo solo l'accento, però capivo l'importanza del personaggio e la sua grandezza dalle ovazioni del pubblico che non erano dettate dall'applausometro ma scaturite spontaneamente da sincera ammirazione dalla platea del teatro.


In questa stagione della Fondazione Teatro Due Eduardo De Filippo è stato riproposto dopo il grande successo dell'anno scorso, ripetuto puntualmente anche con Questi Fantasmi in scena il 18 e 19 febbraio 201 facendo il tutto esaurito  con tante presenze in sala di Napoletani residenti che hanno condiviso i consensi di tutto il pubblico per  la commedia tragi-comica allestita dalla Compagnia di Teatro Luca Di Filippo oggi diretta dalla vedova Carolina Rosi (anche interprete nel ruolo di moglie adultera) con la regia di Marco Tullio Giordana.

Fra tutti spicca il protagonista anziano Gianfelice Imparato nel ruolo di Pasquale Lojacono molto simile nella mimica al vecchio maestro Eduardo distinguendosi con un monologo al balcone dove dà lezione per fare un buon caffé con la moka. Caffè napoletano, il migliore in tutto il mondo.

https://www.youtube.com/watch?v=cOBMewfqnus


La commedia è ambientata nel dopoguerra quando il Paese si stava risollevando dalla fame patita dove un pollo arrosto rappresentava un piatto ricco tanto che portarsi la gallina sottobraccio per la strada era sinonimo di abbondanza in una casa.

La casa in questione ha la sinistra fama di essere infestata dai fantasmi per cui viene affittata a quel Pasquale Lojacono che di mestiere metteva in pratica l'arte di arranggiarsi senza riuscire a concludere nulla, per cui trovandosi in ristrettezze si era deciso ad “aprire quella porta”.
Fra equivoci e colpi di scena dove si  appare sotto mentite spoglie di fantasmi per coprire adulteri (l'amante, Massimo De Matteo, con la moglie del protagonista), colpi di mano lesta (quella del portiere, Andre Cioffi) o per mettersi in pace con la coscienza di fronte a soldi, mobili e gioielli che appaiono per mano del portafogli dell'amante il quale ovviamente non esiste perchè fantasma.

I personaggi femminili si interscambiano i cliché: quella della moglie-puttana che alla fine appare come santa e quella della moglie-santa che in sostanza è un'arpia senza alcuna stima di sé e incaapce di crescere i figli destinati a diventare bamboccioni.
Il tutto è rappresentato con un'interpretazione di grande dignità a nobilitare storie di ordinaria e misera quotidianità in un mix che ricorda lo stile del principe De Curtis in arte Totò nel film Miseria e Nobiltà.
La commedia è in 3 atti con scene e luci di Gianni Carluccio Costumi Francesca Livia Sartori Musiche Andrea Farri. La scenografia è di tipo tradizionale con un interno (l'ingresso) e due balconi sui quali si affaccia il protagonista per dialogare con un vicino “professore” che non si vede ma, come una sorta di Grande Fratello,  è sempre vigile limitando la libertà di movimento anche nella propria casa.
La commedia infatti è molto attuale anticipando di decenni il mondo contemporanea dove ormai siamo spiati tutti quanti attraverso telecamere sulle strade o effetti speciali tecnologici “nascosti” nei mezzi di comunicazione che sono in grado di raccogliere dati anche privati di tutti.
Tanti applausi e felicità così come si chiudevano gli spettacoli fino a qualche decennio fa, secondo tradizione.

martedì 20 giugno 2017

CLITENNESTRA- POZZI DAL BIVACCO AL TEATRO IN FAMIGLIA

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“Nel teatro Greco di Siracusa c'erano 7- 8 mila persone: mangiavano patatine facevano selfie (anche al Regio, come citato nel post sotto sulla Danza al Regio di Parma) insomma c'era il bivacco. Qui invece mi sento come in famiglia”.
Parole più, parole meno Elisabetta Pozzi inizia lo spettacolo del suo trittico a Carta Bianca un'Attrice nel mito con Clitennestra O La Morte della Tragedia nella serata di Sabato 12 Aprile con la Fondazione Teatro Due,  facendo un happening col pubblico che invita a salire con lei sul palco, con una coppia per fare coro e un gruppo a fare giuria per una sorta di processo a Clitennestra della quale Elisabetta alla fine emette una sentenza: “Clitennestra è innocente perchè abbiamo dato un senso al non senso.

In che senso? verrebbe da dire alla Carlo Verdone alzando gli occhi al cielo per riflettere.
Tra l'altro Elisabetta Pozzi con Carlo Verdone ha lavorato al cinema in un cameo nel film “Maledetto Il Giorno che Ti ho incontrato”, ma era comunque riferito a Margherita Buy, la protagonista.
E' stato un lavoro difficile per Elisabetta calarsi nei panni di Clitennestra ma ancora più difficile per noi riuscire a capire quello che a prima vista ci sembrava un gran pasticcio perchè lei entrava e usciva di scena a raccontar come se fosse in cattedra una donna regina ma anche madre adultera e assassina. Vittima o carnefice? La spada insanguinata che Elisdabetta-Clitennestra sguainava e roteava recitando i versi di Eschilo poteva darci una risposta secca se non fossero state inscenate tante altre performances ad aprire tante altre strade inaspettate.

Prima fra tutte Marguerite Yourcenar con la quale Elisabetta si trasforma in una Clittenestra in versione “molto francese” che - dopo una serie di elucubrazioni mentali a coinvolgere tutte le donne perchè “alzi la mano chi almeno una volta nella vita non ha pensato di far fuori il marito”(in questo caso  una sorta di tiranno che porta in casa anche l'amante) - uccide
Agamennone  senza pietà mentre fa il bagno in vasca. Alla Marat Sade di Peter Weiss, facendo giustizia come una sorta di Carlotta Corday. Molto francese!  Egalitè. Oltre la donna ecco la rivoluzionaria a dare un risvolto politico alla tragedia.

La Fraternitè è rappresentata dai due figli Oreste ed Elettra che si alleano per vendicare il padre con la mano assassina di Oreste il quale non indietreggia nemmeno quando la madre lo invoca di desistere ricordandogli tutto il latte che aveva succhiato attaccato al suo seno. Latte evidentemente acido come quello di una donna segnata da tante tragedie già ancor prima di aver messo al mondo i figli di Agamennone (una delle quali, Ifigenia, sacrificata a morte prima di partire per la Guerra di Troia) cresciuti rancorosi e vendicativi. Assassini pure loro.
A perseguitare Oreste arrivano le Erinni che portano il seme della maledizione per rendere, come una sorta di libertè,  giustizia.

La stessa che oggi viene incarnata con la democrazia per liberarci da questo seme maledetto che ha incatenato a sventura la stirpe degli uomini.  E là dove non c'è democrazia sono tornate le Erinni?
Questa domanda non ci farà dormire per notti intere fino alla soluzione che potrebbe arrivare con la caduta del mito di Clitennestra vittima e carnefice di un tempo ormai perduto che tanti autori, dai classici ai contemporanei, hanno resa immortale essendo l'archetipo della grande madre terrificante. Oggi tradotta in protagonista della cronaca nera.
Clitennestra vive per sempre come ha scritto sulla lavagna Elisabetta Pozzi. Se lo dice lei c'è da crederci ma è arrivata ultima come traduttrice in una sorta di copia e incolla ad effetto collage del mito Clitennestra  O la morte della tragedia.

Ma non ultima come grande attrice che con tutte quelle interpretazioni in un mix accattivante fra tradizione classica e innovazione contemporanea con citazioni da Pasolini a O'Neil, passando da uno spezzato di farsesco ad effetto “Gran pasticcio  è Servito”,  è riuscita a far cadere il mito Elisabetta e Clitennestra insieme.
Ma non tutto è perduto. Dopo la splendida Cassandra, alla prossima con Carta Bianca a Medea!

venerdì 14 aprile 2017

IL BORGHESE GENTILUOMO IN LIBERTY


 Il Borghese Gentiluomo è un'opera di Molière poco rappresentata per cui risulta difficile fare un parallelo tra la trasposizione classica e quella contemporanea in scena a Teatro Due con la regia di Filippo Dini.
Il quale dopo l'Ivano dello scorso anno si conferma con una traduzione del classico in liberty.
Le scenografie infatti sono composte da pareti roteanti interscambiabili in stile art déco, corredate da lampadari a gocce a bagliori saettanti per sottolineare lo scintillìo del lusso fra divani e tapezzerie in pendant in una sorta di gazzabuglio fra l'antico, il modernariato ed il metallaro punk caricando di disordine la scena per renderla come in una sorta di bordello pimpante e variegatra a supportare una comicità di un parvenu: In odor di nobiltà.

Questa opera di Molière non è una comedie balet a ritmo di un minuetto a cavallo seicentoe settecento, ma una ballata al suon di una pianola incasinata nella Belle Epoque.
Tanto chiasso in frizzi e lazzi per inquadrare l'ascesa al vertice della nobiltà di un rozzo figlio di mercante diventato talmente ricco da potersi permettere di comprare anche un titolo per elevar la sua persona ad alto rango con relativa stemma a una sorta de' casato de' noantri.
La commedia rappresentata a Teatro Due cade a fagiolo nell'insediamento di Donald Trumpo alla Casa Bianca, prestandosi ampiamento al parallelo perchè anche lui ricco borghese rampichino che grazie all'aiutino di Vladimir Putin è riuscito nell'intento di “comprarsi” il titolo di Presidente degli Stati Uniti pur non avendo i requisiti per governare come statista illuminato, rimanendo sempre e comunque un pidocchio arricchito.

Tutto ruota, come in ogni opera di Molière, intorno al protagfonista, signor Jourdain (Filippo Dini) circondato da nobili squattrinati, stilisti cialtroni, servette  petulanti e saccenti, servi tontoloni, vedove eleganti e raffinate che aprono le gambe di nascosto in modo signorile, figlie truzze assatanate e moglie sciuretta ben felice del suo stato di ricca borgfhese stimata e onorata  conscia del fatto che in business classe sarebbe additata con spregio come rampichina.
Dopo il palleggio delle battute comiche (esilaranti e sganascianti per un pubblico già preparato al divertissment da un intenso battage pubblicitario e suadente giusto per una massa di “pecoroni” tanto per citare Mastroianni  in Ginger e Fred di Fellini), a rappresentare il fascino pacchiano della borghesia che si stava imponendo avendo pane e denti per mettere le mani in pasta nelle brioches della nobiltà. Finita male come si sa.
Anche la commedia finisce male con un escamotage nel quale il protagonista si ravvede dopo averle prese di santa ragione da tutti quelli che gli “volevano bene”, a lui ed al patrimonio che stava dilapitando distribuendo mance a tutti i profittatori adulatori.
La regia è dinamica per cui le due ore passano in fretta anche senza intervallo perchè all'interscambio delle scene provvedono gli artisti stessi muovendo agilmente le parenti roteanti nel piroettante arredo in art dèco con sottofondo il leit motiv della pianola. Tanti applausi per tutti e tanti sorrisi di soddisfazione fra il pubblico:”Finalmente una bella commedia”
E si sa il pubblico nei giudizi  è sempre sovrano. O forse era la claque?


Tra il classico ed il contemporaneo  la claque non si è mai innovata restando rumorosamente immutata nei secoli e millenni della storia del teatro.