martedì 8 aprile 2014

JESUS CHRIST SUPERSTAR



    JESUS CHRIST IN TARALUCCI E VINO Jesus Christ Superstar, il film musical anni 70 l'avevo visto all'Astra.
Allora era sempre gremito come cinema d'essai nel quale proiettavano film soprattutto amerticani sulla Guerra del Vietnam, sulle rivoluzioni universitarie come Fragole e Sangue e su tutto quanto correlato alla new age ed al motto mettete dei fiori nei vostri cannoni, fate l'amore e non la guerra.
Il musical, così come Acquario era la classica americanata per cui aveva avuto molto successo sprizzando energia e buoni sentimenti di un mondo buono: quello cristiano, Cattolico in primis.

Tanto buono e generoso che alla fine finiva in taralucci e vino con Giuda in prima fila ad intonare, dopo averlo fatto mettere in Croce, Jesus Christ Superstar.
Cosicchè il mondo dei Taralucci è ancora vivo e vegeto a perpetrare la favola del Mulino Bianco, con la farina dei campi di grano un sacco buona.
Jesus Christ Superstar è sbarcato al Teatro Regio di Parma nelle serate 8 e 9 gennaio con un tutto esaurito che ha applaudito con entusiasmo la performance ritrovando sul palco l'interprete originale Ted Neeley invecchiato e ripiegato su se stesso ancora nei panni di Jesus la cui voce da possente ed energica si è un filo in debolita tremolando negli acuti. Ciononostante è stato emozionante rivederlo dal vivo ricordando quel memorabile duetto con la Maddalena (Ivonne Elliman, in questo musical interpretata da Gloria Miele) mentre gli lavava i piedi e lo copriva di unguento accarenzzandolo sul viso con in sottofondo il Giuda (l'attore di colore Carl Anderson) roso nell'animo dalla gelosia che diventava terreno fertile per far germogliare il seme dell'odio e del tradimento. Come a dire che cherchez la femme vale anche per il Vangelo in un mix tra sacro e profano perfettamente assimilato dalla nostra attuale cultura civilizzata.


 Il  musical con la regia di Massimo Romeo Piparo è andato oltre: pur rispettando i testi sacri con i versetti in digitale, ha rappresentato alcuni personaggi in maniera caricaturale, con un Erode (Salvador Axel Torrisi) oscenamente in perizoma a far da capocomico a un gruppo di burattini della commedia dell'arte con Pinocchio in prima fila. Buffoni.
Buffone Erode, sbruffone Ponzio Pilato, Tenebroso il Gran Sacerdote Inquisitore Caifa (Francesco Mastroianni) il tocco di italianità lo hanno completato l'ensemble di cantanti e ballerini con coreografie attuali a scatti e a passi da robot dei video-clips,

Tutti giovani italiani molto bravi, purtroppo a statura piccola e un filo rotondetti fra i quali è stato facile spiccare, galvanizzando la platea, il Giuda di colore interpretato da Feysal Bonciani fiorentino di origini somale, strepitoso mattatore che ha ravvivato lo spettacolo aprendo un happening partendo dal Foyer del Regio mandando il pubblico in delirio con applausi scroscianti.
Spettacolo molto bello ed entusiasmante che comunque curiosamente è uscito in concomitanza dell'attentato in Francia al Charlie Hebdo che mette inevitabilmente a confronto l'integralismo religioso Islamico e quello di una innovata Cristianità rivisitata e corretta. O scorretta? Questo è un punto sul quale sarebbe doveroso riflettere, prima che i posteri emettano sentenza. Inappellabile.


sabato 5 aprile 2014

LIRICA E DANZA SE CHIUDONO I TEATRI APRE LA TV


Una puntata di Anno Zero aveva colpito con il monologo di Marco Travaglio che attaccava la sinistra per la sua opposizione inconsistente tanto che, se uno come Fini ha detto due cose contro Berlusconi tutti hanno gridato all’uomo predestinato per guidare la sinistra. Subito dopo è partito un servizio: una sorta di mixage fra politica e lirica, con la diretta di un’Opera in un teatro che ha rischiato di non andare in scena perché gli addetti ai lavori volevano scioperare contro il decreto Napoletano sulla riforma delle fondazioni liriche, destinato a far emigrare i talenti all’estero.
Purtroppo la lirica, finchè rimane uno spettacolo per pochi, avrà sempre i conti in rosso.

Per incrementare il settore bisognerebbe diffonderla a livello popolare dando la possibilità a tutti di poter accedere in questi Templi della Musica aumentando le rappresentazioni e diminuendo i costi dei biglietti e dei cachet dirigenziali.
Ad aggravare il problema è senz’altro quell’alone di eleganza esclusiva che accompagna ogni Prima di quelli che contano: “Ma noi volevamo spendere di più. Eh!”, la quale indispone la gente comune, suscitando invidie e rancori nel sentirsi esclusa.
Quello di trasmettere le opere, con le nostre Tv locali, in diretta è già un passo avanti per la diffusione in tutte le case, ma non è abbastanza perché alla fine poi non fa che conciliare il sonno: due o tre ore davanti allo schermo, con la scena ridotta e poco accattivante, per sentir gorgheggiare incessantemente è piuttosto pesante. Infatti hanno molto più successo i concerti dove si propongono le romanze più importanti delle opere. Andrea Bocelli ne è un esempio lampante: il cantante è stato chiamato perfino ad aprire l’Expo di Shangai a dimostrar che la voce lirica e le romanze sono molto graditi.

E’ un problema grosso questo della Lirica perché se non si troverà il modo di interessare il grande pubblico, lo spettacolo sarà destinato a scomparire. Portare innovazioni con allestimenti rivisitati e scenografie d’avanguardia non fa che aumentare il problema perché l’Opera ha senso rappresentata nella sua tradizione drammaturgica e barocca (purtroppo costosa). Comunue, finchè ai bambini vengono insegnate solo canzoni anni 60-70 e poi le trasmissioni stroncate perché adatte solo per anziani, non ci sarà mai una soluzione del problema. Un altro esempio lo abbiamo visto a Ciack si Canta dove il pubblico ha eliminato Katia Ricciarelli preferendole Wilma Goich. Il che è molto significativo, perché la canzone della Goich era nella nostra memoria.
Insomma tempi duri per la lirica, perché è un settore che ha perso il divismo. Non ci sono più cantanti di spicco che possano infiammare le platee come ai tempi di Maria Callas, con Mario Del Monaco, Giuseppe Di Stefano, Renata Tebaidi…

L’ultimo grande divo è stato Luciano Pavarotti il quale genialmente aveva compreso che per sopravvivere la lirica doveva fare gioco con la musica leggera. Con il Pavarotti and Friend’s aveva coinvolto i giovani nei suoi duetti con cantanti di fama internazionale in un connubio che, di primo impatto era risultato shoccante, ma poi accettato con entusiasmo e grande successo anche perché si era avvalso come testimonial di Lady D., la principessa diva per eccellenza che aveva catalizzato l’interesse di tutto il mondo. Pavarotti oltre che cantante era anche un grande manager di sé stesso che si è avvalso della collaborazione delle sue due moglie nel ruolo di segretarie: un’accoppiata sempre molto prolifera e  vincente, ma a dirigere era sicuramente lui.
La Danza invece, considerata la Cenerentola della stagione lirica, sta prendendo sempre più piede grazie al divismo dei ballerini come Roberto Bolle ed Eleonora Abbagnato, i quali si sono esibiti anche nelle Piazze fino al palco di S.Remo. Col risultato che Eleonora Abbagnato attira più di una Svetlana Zakharova (divina sacerdotessa della danza che la maggior parte della “gente” non conosce).
A Roberto Bolle,  hanno allestito un battage pubblicitario che nel Giselle ha raccolto uno strepitoso successo… annunciato.
Ne aveva bisogno, visto che fa già il tutto esaurito in ogni Teatro? Una Giselle con Carla Fracci era stata rappresentata negli anni 70 al Teatro Regio di Parma, dove non c’era quasi nessuno. Eppure lei era una grande ballerina conosciuta in tutto il mondo, fra gli appassionati del settore, ma il grande pubblico la danza classica non la filava ancora.
Anche Neureyev, se imperversava al Teatro alla Scala fra i pochi VIP con il Flauto Magico o Giulietta e Romeo, a lui il pubblico preferiva Raffaella Carrà con Enzo Paolo Turchi acclamandoli con il loro Tuca Tuca!
Il Presidente Napoletano ha comunque firmato il decreto.
Roberto Bolle è emigrato a New York per poi fare una puntatina di un gala al Colosseo.
 Poi magari lo rivedremo in Tv, a S.Remo o da Maria De Filippi a danzare con Anbeta?Mah!

ALVIN ALEY AMERICAN DANCE THEATER IN TOUR 2014







martedì 1 aprile 2014

I PESCATORI DI PERLE AL TEATRO REGIO



 
 C'è poco da stare allegri. al Teatro Regio per Les Pecheurs des Perles di Bizet alcuni palchi e poltrone sono rimaste vuote. Segno che la crisi se prima bussava alle porte, ora le ha spalancate mettendo in forse anche il Verdi Festival per gravi inadempienze verso le maestranze così come è dato sapere da comunicati  dei sindacati.
"Meno lustrini" si è sentito dire in giro. Meno di così si muore.
La Forza del Destino sia con Noi. Ma speriamo bene perchè si è notata la presenza di molti cinesi non si sa se per copiare, per sponsorizzare o eventualmente per patteggiare eventuali tournées in Cina. Che sarebbe un grande colpo per il Teatro Regio.

Una curiosità. entrando in Teatro sono stata affiancata da una ragazza orientale che mi ha fatto un radioso sorriso al quale ho risposto (pensando di fare la spiritosa) con un Sayonara.
"Sayonara, anche se sono cinese" mi ha risposto ridendo in perfetto italiano.
"Vabbè con gli occhi a mandorla per noi, cinesi e giapponesi, siete tutti uguali. (Vedi la fusione con i Ristoranti!).
"Ah grazie" ha chiuso con un inchino e un sorriso a 360 gradi facendomi pensare che verso il Sol Levante i cinesi abbiano ancora un complesso di inferiorità non avendo raggiunto a livello tecnologico lo stesso grado di export mai raggiunto con le cineserie.
Chissà forse vogliono puntare sull'arte avendo già raggiunto buoni risultati con il cinema. Vedremo gli sviluppi anche se I Pescatori di Perle andato in scena ieri sera non sono molto rassicuiranti nonostante l'Opera di Bizet come spettacolo sia piaciuta molto.
L’allestimento infatti era molto accattivante con un fondale di onde in movimento e un primo piano di sabbia bianchissima come solo si può vedere in Costa Smeralda se non fosse stata per la grossa testa statuaria posata nel secondo tempo a rappresentar una location indiana, isola sperduta nell’Oceano dove riti tribali erano ancora in vigore con la vergine-sacerdotessa adorata con una grossa perla al collo purchè restasse pura senza conoscere l’amore di un uomo né sentimentalmente né carnalmente onde proteggere i pescatori dalle ire degli Dei.
Purtroppo al cuor non si comanda per cui la fanciullina più che divina voleva diventare donna.
Ma come Diva e Donna non c’era il benestare del grande Capo che comunque poi si inteneriva di fronte all’amore puro dei due giovani innamorati tanto da farli fuggire per vivere la loro storia a costo di tradire il popolo. Le perle si sa non portano bene secondo la tradizione rom per cui si presume che i due giovani andranno a peregrinare da un’isola all’altra senza trovar un punto fermo.

La conferma ci viene dalla storia contemporanea con la grossa perla “Peregrina” donata da Richard Burton a Liz Taylor, indimenticata Cleopatra, che non portò fortuna alla loro unione.
Qualche perplessità è sui costumi di scena con le ballerine blu-navy come se l’Isola fosse una sorta di Avatar con l’intento forse di innovare l’opera scenica con collegamenti al cinema dove l’Opera e il balletto sono da tempo sbarcati. Senza molto successo a dire il vero perché lo spettacolo Live è sempre preferito. Non ci resta che sperare nella felice risoluzione del problema maestranze e una pioggia di sponsor sul prossimo Verdi Festival a fare da attrattiva anche turistica visto il segnale dei numerosi cinesi paganti in platea dalla quale sembravano invece spariti i Tedeschi.
La politica antieuropeista fuori-marco  comunque non paga, né tanto meno l’esclusione del Bolshoji e Teatro Marinskij dal Cartellone Parma Danza del prossimo mese di maggio tutto all’insegna del francesismo con l’Operà di Parigi in primis e a fare da contorno le Scuole di Danza junior della Toscana e Ater Balletto di Reggio Emilia.
Anche se sono scuole di eccellenza non hanno il richiamo di quelle Russe, a meno che non si acquisisca come sponsor la Maison Chanel. Mai dire Mai.