venerdì 30 ottobre 2015

AMORE E GINNASTICA


Non è ancora finito il Verdi Festival che il Teatro Regio ha già presentato il nuovo cartellone con le Opere ma soprattutto a tutta Danza.
Visto che Roberto Bolle con la sua organizzazione esterna ha fatto il tutto esaurito per tre serate, Parma Danza parte all'attacco con un ricco programma, richiamando in scena anche Svetlana Zakharova più modesta nel cachet ma altrettanto brava per fare da articolo civetta dell'intera stagione.
Speriamo che comunque non si ripeta come l'anno scorso perchè molti hanno disertato gli spettacoli che in fondo non erano che saggi ginnjici a livello scolastico più adatto agli addetti ai lavori del settore che non agli spettatori del Teatro Regio amanti della Danza abituati agli antichi fasti.


Bisogna fare un distinguo tra Danza e e Danza come si fa con l'Amore e la ginnastica da camera. Da letto.
Le performances sono sempre le stesse ma quel che le distingue è il tocco che si chiama sentimento del cuore e dell'anima. La tecnica è importante e ad evidenziarla  puntigliosamente è sempre il Kamasutra che in questo settore eros è quello che ha fatto testo con a seguire tanti manuali sul genere come Farlo Impazzire massaggiandolo qui o là facendolo venire di brutto prima ancora di godere voi. Insomma il manuale che va dalla gheisha-amante alla bagashia in carriera.
Purtroppo e sottolineiamo purtroppo l'amore è un'altra cosa che solo pochi eletti hanno il piacere di provare senza fare comodamente i porci propri, dell'uno a discapito dell'altro.
L'amore è dono di sé della propria anima con lo scambio di confidenze, di affettuosità intime e dolci prima di arrivare al congiungimento dei corpi culminando nel reciproco piacere.

L'amore è sentimento che si può anche sublimare con l'arte raggiungendo la perfezione con una tecnica perfetta di un corpo in movimento in sincrono col battito del cuore facendo emozionare come si fa con la danza.
Perr questo il Balletto Classico non morirà mai perchè ogni volta emoziona sempre come se fosse la prima volta di una notte d'amore.


Il Balletto è intriso di storie romantiche e tragiche raccontate con il linguaggio del corpo della natura e degli animali a sprigionar quel fascino fatato delle favole come metafora della vita dove il fato si presenta puntualmente da padrone per concludere con un lieto fine o una tragedia straziante. Con la Danza classica si torna bambini ingenui pieni di stupore che uno spettacolo coreografico curato e luccicante dovrebbe soddisfare. Niente è paragonabile ai tutù inamidati o quelli impalpabili a nuvola delle ballerine con il luccicchìo degli svarowsky in testa, a decorare gli chignon sempre uguali sempre immutati nel tempo, da quando il Balletto Classico ha cominciato a furoreggiare nei palcoscenici di tutto il mondo.

Non c'è nulla che possa sostituire le scarpette a punta per far volteggiare i protagonisti facendoli balzare in volo come creature di una leggerezza eccezionale tanto da librar nell'aria per poi tornare a terra avvolgendosi nei corpi per esprimersi con la carnalità del loro amore. Spirito e materia volteggiano insieme a raffigurar quella perfezione dell'uomo che va di pario passo col divino.


Pari passo in assolo in pas de deux o divertissment, il volteggiar delle scarpette a punta in scena raffigurano i momenti della vita: con il volteggiar delle braccia per fare dei comandi, per fare abbracci o mimare il volo degli uccelli (come il Lago dei Cigni) per esprimere il desiderio di elevarsi socialmente (cigno Nero) o spiritualmente (Cigno Bianco) oppure per raffigurare momenti della vita tragica come nella Carmen di Bizeth che con la coreografia di Roland Petit abbiamo visto danzare in modo sublime da Roberto Bolle con Polina Semionova nel quale con il battito del tacco di lui e quello delle punte di lei sembravano scandissero i rintocchi della morte prima che Don Josè pugnalasse “la sua” Carmen.
Bellissimo spettacolo, indimenticato che dispiace dirlo Roberto Bolle non ha replicato con altrettanta sublime maestrìa nel suo Galà in questi giorni al Regio già comunque visto all'Arena di Verona.


Questo per dire che il Balletto Classico quando viene innovato necessita sempre sempre di una coreografia geniale (come si è visto con Bejart, l'Ater Balletto, Michael Barishnicov ed il fisicatissimo e colorato Alvin AlleyAmerican Dance senza tralasciare Carolyn Carlson Silvie Guilleme e tante vestali della danza contemporanea) per dare quel tocco in più che altrimenti la farebbe scadere in un pasticcio terrificante così come si è visto nella scorsa edizione con la sperimentazione dell'opera lirica trasformata in balletto.
Una tragedia nella tragedia che ha portato gli spettatori a disertare in massa gli spettacoli. Non ci resta che sperare in questa nuova edizione di Parma Danza 2016.

martedì 13 ottobre 2015

OTELLO, BUONA LA SECONDA

Che cosa sarebbe un'opera senza il Coro? Con Otello in seconda serata al Teatro Regio di Parma è stato magnifico. Bravi Bravi Bravi.
Un coro roboante ha aperto la scena con una scenografia minimal con al centro un grande faro a fuoco accesso insieme a quelli sparsi fra la folla ad accogliere il trionfatore Otello, Duce dell'Isola di Cipro.
I movimenti scenografici erano tutti incentrati tra la sala del Trono e quella della Camera da letto entrambe chiuse da tre grandi porte per accedere ai corridoi in vista tridimensionale.





Molto elegante l'effetto anche per la scelta dei colori scenografici a tinteggio giallo topazio che facevano pendant con quelli dei costumi tutti nelle nuances delle spezie mediorientali, dallo zafferano al curcuma dallo zenzero alla noce moscata dalla cannella al cumino, dal pepe rosa alle bacche viola del ginepro, passando fra i colori di terra e sabbia dove a splendere erano i bagliori saettanti della scimitarra del Moro di Venezia a segnare il colpo di fulmine con Desdemona e la vendetta di fulmini e saette nella morte di entrambi.









L'Opera, diretta dal masestro Daniele Callegari con la regia di Pier Luigi Pizzi, ha emozionato tantissimo anche per la bellissima interpretazione dei protagonisti: Otello impersonato da Rudy Park che ha dato con il suo fisico possente grande vigore al personaggio a voce estesa e corposa da far vibrare la cassa toracica degli spettatori, mentre Desdemona era incredibilmente dolce e soave con l'interpretazione della cantante Aurelia Florian che ha raggiunto il clou alla preghiera, quell'Ave Maria cavallo di battaglia di tante soprano che l'hanno preceduta e portata all'apice fra le romanze di Verdi.
Un banco di prova raggiunto e superato  brillantemente perchè insieme ad Otello ha duettato in sincrono mixando robusta potenza a delicata purezza di una madonna casta.


L'entusiasmo era alle stelle ed alla fine gli applausi sono stati scroscianti per tutti con un'ovazione speciale  per il protagonista assoluto Otello che per impeto e temperamento ricordava molto Mario Del Monaco quando si impuntava sulla scena per far uscire la voce al massimo.


Bello bellissimo spettacolo che alla seconda serata ha sicuramente dato il meglio visto i consensi non del tutto convinti della prima. Invece nella serata di domenica è stato un vero trionfo decretato da quasi dieci minuti di applausi incessanti anche per tutti i coprotagonisti.

Molto gradita l'apparizione del Coro con il Maestro Martino Faggiani e il gruppetto di bambini che l'hanno accompagnato, ritagliando appositamente una scena tutta per loro anche se una tragedia come Otello è sempre stata spettacolo per soli adulti.
Ma ci stavano sicuramente come giusta introduzione per innovare l'Opera senza stravolgerla con rivisitazioni fantasiosamente moderne ad effetto pasticcio di cigno di Busseto cucinato a freddo, che si sa di sapore obbriobrioso.

L'operazione di questa versione dell'Otello è stata incisiva perchè si avverte che dietro c'è una grande ricerca stilistica con molta attenzione per la tradizione  tra passato e futuro.
Perchè se l'Opera non deve morire, non sono certo gli stacchetti della Tv a riportarla in auge perchè magari è vista e morta lì mentre invece è giusto che per innculcar l'amore e la passione si vada a coinvolgere anche i bambini rendendoli protagonisti in scena.

Solo così l'Opera Lirica non sarà destinata a chiudere perchè ritenuta ormai obsoleta. Certo puntare agli spettatori non è una strategia illuminante perchè magari serve a battere cassa che non è da sottovalutare, ma io penso che quello che manchi invece siano i bambini da avviare al Conservatorio (e non ai talent tv) per diventare artisti “nostrani” a livello di questi nuovi acclamati protagonisti ingaggiati a Parma, quasi tutti stranieri.
Perchè solo così il Verdi Festival sarà un'eccellenza di Parma. Come lo è stata Renata Tebaldi l'unica soprano che ha portato Parma nel mondo. Inteso come Metropolitan dove a tutt'oggi è ancora ricordata per la sua voce d'Angelo e non per aver sfasciato camere di hotels.