giovedì 23 febbraio 2017

NUOVA STAGIONE ALVIN AILEY

ALVIN AILEY
AMERICAN DANCE THEATER





Groups Save 20% on Ailey II at NYU Skirball Center, March 29-April 2

Gather a group of ten or more friends, family, colleagues and join us for our downtown debut at NYU Skirball Center to save 20% on prime seating. NYU Skirball Center is conveniently located on Washington Square Park South close to restaurants, cafes, shopping and more. Make a day of it and explore the historic Greenwich Village neighborhood, all easily accessible by public transportation.

All New program
Mar 29 at 7:30pm, Mar 31 at 8:00pm, April 2 at 3:00pm and 7:30pm
Circular (2017) / Stream of Consciousness (2017) / Sketches of Flames (2017)

Contemporary Favorites program
Mar 30 at 7:30pm, April 1 at 2:00pm and 8:00pm
In & Out (2016) / Meika (2017) / Gêmeos (2016) / Something Tangible (2016)

For more information and assistance planning your group’s outing, please contact Maria Flotta at 212-405-9082 or email groupsales@alvinailey.org.

martedì 21 febbraio 2017

BUTTERFLY TRIONFA ALLA SCALA. GIOIELLI E BIJOUX NEL FOYER

9 Dicembre 2016  -L'evento mondano di questi giorni è sicuramente l'Opera della Scala di Milano che ha aperto con Madama Butterfly trasmessa in diretta su Rai Uno per allagarsi al grande pubblico televisivo che ha gradito.
L'Opera è stata un trionfo non solo per tutto il cast ma anche per l'allestimento non in stile giapponese ma seguendo la tradizione Giapponese fra Teatro No
 ("Il nō (能? lett. "abilità")[1] è una forma di teatro sorta in Giappone nel XIV secolo che presuppone una cultura abbastanza elevata per essere compreso, a differenza del kabuki che ne rappresenta la sua volgarizzazione. I testi del nō sono costruiti in modo da poter essere interpretati liberamente dallo spettatore, ciò è dovuto in parte alla peculiarità della lingua che presenta numerosi omofoni. È caratterizzato dalla lentezza, da una grazia spartana e dall'uso di maschere caratteristiche")
e cartoiline sal Sol Levante:: grandi vetrate che si aprivano ad incastro, peschi in fiore, gheishe in Kimono nel quale imperava il bianco insieme al bianco delle maschere tragiche con il mascara che colava a pianto delle figuranti a preannunbciare la tragedia della protagonista in Harakiri come una sorta di coro silenzioso delle Troiane nelle tragedie Greche. A conclusione tanti applausi che i titoli di coda della trasmissione hanno coperto finendo silenziosamente.

Il silenzio è oro. Sì purchè bianco perchè di oro giallo non c'era traccia alcuna nel Foyer perchè secondo tradizione l'oro giallo non accompagna mai le mise sfarzose le quali devono brillare insieme ai  diamanti e pietre preziose dalle quali sono bandite perle e bigiotteria. Invece quest'anno il foyer alla Scala era piuttosto sul dimesso con delle mises più da party che da Prima della Scala.
Fatta salva qualche eccezione di abiti lunghi con stole di raso o visone bianco ma senza tanti strascichi da Red Carpet Hollywoodiani, le mises erano quasi tutte corte con molto velluto nero e bordeaux, qualche tulle misto a pizzo in stile sirena, e udite udite anche tailleur con giro perle.
Niente oro giallo comunque come detto sopra ma tanti brillanti veri o svarowsky purchè luccicanti, con pietre preziose e qualche collana di bigiotteria a far cineseria.
Guardare per credere.
http://www.corriere.it/foto-gallery/moda/news/16_dicembre_07/madama-butterfly-look-prima-scala-43c9ed02-bc8b-1

Il pubblico era formato quasi esclusivamente da ricchi imprenditori con qualche nobile come l'ex Re Juan Carlos arrivato senza la consorte Sofia dalla quale da tempo è separato in Palazzo facendo vita indipendente per godersi la vita da pensionato di lusso con badanti compiacenti. Poche le presenze di attrici importanti, solo qualche soubrette della Tv e conduttrici di fama come Cristina Parodi la quale era tanto presa a fare i selfie con la sorella Benedetta da lasciarsi scappare lo scoop dell'intervista al Re di Spagna rubatole dall'inviata del Tg 5.
Meglio la fiera delle vanità dove la Paodi ci ha sguazzato alla grande con esperte del settore per fare taglia e cuci alle comparse del Fopyer perchè le protagoniste si sono sfilate elegantemente. Molto presente invece è stato Alfonso Signorini presentatosi in tabarro rosso fuego per catturare l'attenzione riuscendoci benissimo nel mettere in scena La Tragedia di Un Direttore Ridicolo, ben lungi da quel signore gentile educato che si era anonimamente mescolato nel Foyer del Teatro Regio di Parma alcuni anni fa  Scherzi del potere a CHI non ce l'ha. Signori si nasce e lui evidentemente lo nacque signorino.






giovedì 9 febbraio 2017

OMAGGIO A TENCO CON LO ZOO DI VETRO

E' stato piacevole rivedere Arturo Cirllo a Teatro Due di Parma, sabato 21 febbraio, dopo l'Avaro dello scorso anno che tanto aveva stupito non solo per la regia ma anche per l'allestimento scenografico e dei costumi.

Davvero geniale in una sequenza colorata di cubi in movimento ad incastro con un  il ritmo aggraziato del gioco di luci puntate di volta in volta sui protagonisti.


Quella danza di luci che abbiamo visto anche nello Zoo di Vetro con i fari  sul monologo o i dialoghi degli interpreti per poi diventare abbaglianti come le sfaccettature di un svarowsky aprendo la madia con i vecchi abiti degli antichi fasti della gioventù finendo poi a lume di candela di due candelabri in un gioco d'ombre alla Barry Lindom, il film di Stanley Kubrick.




Tante sono le citazioni in questa regia di Cirillo (dove è anche interprete) tratta da un'opera teatrale di Tennessee William nel quale si riprongono gli interpreti del film omonimo Un Tram Che si Chiama Desiderio dove illusione e cruda realta si contrappongono fino alla consumazione di uno stupro violento e conseguente follia.


Il mondo delle illusioni nello Zoo di Vetro pervade tutta una famiglia con una madre ansiosa e onnipresente nella vita dei figli che vorrebbe crescere a sua immagine e somiglianza facendoli invece fuggire dalla sua ombra: il figlio maschio primogenito per inseguire altre ombre che sono quelle del cinema nel quale si rifugia tutte le sere come una sorta di citazione della Rosa Purpurea del Cairo di Woody Allen, mentre la figlia un filo zoppa e timida in maniera patologica si immerge nel vecchio giradischi ad ascoltare canzoni piene di malinconia che in questo contesto teatrale sono quelle di Luigi Tenco con il tormentone “Mi sono innamorato di te, perchè non avevo niente da fare...”


Un niente da fare che è anche il leit motiv di questa famiglia piena di illusioni con la voglia di lavorar saltami addosso perchè troppo volgare e duro è far fatica, impegnandosi solo nel quotidiano  fatto di sole chiacchiere di intrattenimento “perchè una donna deve avere spirito per catturare”, regole da seguire, e sogni da rincorrere.
E qui un' altra citazione al film di Nanni Moretti che a domanda su cosa fai nella vita lei risponde “Parlo telefono vedo gente...”

Quella gente che comunque quando viene invitata in casa porta scompiglio mettendo tutti al loro posto, come una sorta di Giardino dei Cigliegi di memoria Cecov.
Infatti viene invitato a cena l'amico di lavoro del figlio: quest'ultimo è un impiegato senza pretese avendo ben altro per la testa perchè oltre al cinema sogna di arruolarsi in marina per viaggiare intorno al mondo, mentre l'amico che un tempo era il fico della scuola ora si muove con i piedi ben piantati a terra.



Lui  è lo Stanley di turno, quello Del Tram di Tennessee (Marlon Brando nel film), che dapprima gigioneggia con tutti per poi puntare alla figlia Laura per aprirla al mondo dopo che lei gli mostra il suo fatto di piccoli animaletti di svarovwsky che collezione da tanti anni. Lavorare mai!
Lui però il novello Stanley lo fa gentilmente, prima seducendola con il ballo nella quale la fa ancheggiare tra una zoppicata e l'altra per poi darle un bacio che gli fa capire di essere finito in una trappola inducendolo a salutare tutti con un scusate “ho la fidanzata che mi aspetta alla stazione di ritorno dalla visita a una vecchia zia”. Illuso pure lui, e in quello zoo di vetro diventa consapevole di essere cornuto.

Uscendo dalla porta scoppia la follia nella madre che si era illusa di aver trovato nel fuggitivo, mancato fidanzato della figlia, quella sorta di “Un Amico per La Casa” incarnato nella collana di serie Armony che lei vendeva in abbonamento alle amiche mentre il figlio Tom va a vagabondare per il mondo dopo essere stato licenziato perchè trovato a scrivere poesie sui cartoni da imballo.
Girovagando per le strade davanti a una vetrina sente la mano sulla spalla della sorella Laura che lo fa sbuffare dicendole di andare a spegnere le sue candele. E la citazione al film  Candelabre è molto attuale ma quella datata era sicuramente connessa alla Blanche (Vivien Leight) di Un Tram che si Chiama Desiderio in una sorta di messaggio tradotto come  cara sorella Attaccati al Tram o come nel Valzer delle Candele (sempre con Vivien Leight che da ballerina di fila vestita da cigno scade a prostituta) buttati dal Ponte di Waterloo.



 Lo Zoo di Vetro si presta a molte traduzioni con citazioni mirate ma innovate che van dagli autori di Cinema e Teatro passando dalle canzonette sul tango di Grace Jones  di Frantic di Roman Polansky ballata dalle coppiette nel vicolo dietro l'angolo mentre i protagonisti sgolosan dalla finestra, a quelle di Luigi Tenco ante Ciao Amore in una emozionante replica infinita della sorella destinata a diventar la zitella di famiglia
Il tutto in un'ora e mezza di spettcolo che ha raccolto applausi a non finire.
Questo è Teatro: un ensemble accattivante dove sono tutti ugualmente bravi, nessuno escluso, nemmeno chi zoppica e fa di tutto per sparire di scena.