domenica 23 novembre 2014

ORNELLA VANONI ULTIMO TOUR. UN FILO DI TRUCCO UN FILO DI TACCO



Il primo amore non si scorda mai. Se poi questo è anche un genio allora ti lascia anche l'imprinting. Ornella Vanoni nasce come creatura di Giorgio Strheler e nell'ultimo Tour in scena al Teatro Regio di Parma Domenica scorsa, lei si conferma una Lady, cantando e recitando canzoni con tanta poesia.
Non quella di Gino Paoli (Senza Fine infatti non l'ha concessa nemmeno con il bis) ma quella che le ha insegnato Strheler al Piccolo Teatro, ovvero canzoni di vita vissuta.
Un Filo di Trucco un Filo di Tacco diceva la sua mamma. Invece no.
Ad una certa età è arrivato il momento di togliere la maschera ed apparire al naturale: senza trucco e senza scarpe, con un filo di pancetta e shampoo fatto in casa in tutta fretta.
L'effetto è quello minimalista, essenziale del Piccolo Teatro di Milano. L'Imprinting che ha segnato il suo percorso.
Arrivata ad una certa età, può concedersi di tutto, anche ritornar bambina, come vezzo e animale come una sorta di ritorno alle canzoni della mala dei suoi esordi. “E' tempo di Intervallo. Andiamo a far pipi'” dice per fare uno stacchetto tra prima parte e seconda.
Una caduta in basso servita a raccontar un aneddoto di quando in casa di un amico con giardino si assentò un attimo per fare la pipì sull'erba con  libidine liberatoria.
Molto fisica, molto sensuale, molto in tono con la voce ancora molto possente e padrona della scena, ad una certa età Ornella Vanoni si concede al pubblico seguendo un filo di discorso che va da quello delle intime emozioni nelle relazioni con il maschio, al quale si è sentita avvolta come destino, come vocazione e per...necessità, a quelle che impegnano nel sociale immedesimandosi di volta in volta in personaggi emarginati con problematiche tragiche.
“Che non sono le mie.” sottolinea Ornella, “Io sono stata fortunata perchè sempre protetta”.
Il pubblico è galvanizzato dalla sua voce ancora piena di energia che scaturisce dall'anima di una persona che ha vissuto in pieno la sua vita, lasciandosi vivere con l'amore, lasciandosi morire con la solitudine.
Dalla quale comunque è guarita risorgendo fra le ceneri come un'araba fenice (curiosamente Senza Fine ha fatto da colonna sonora all'omonimo film) per ritornare al gusto della vita. Che voler di più dalla vita? Un Lucano? No, tanti amici con i quali godere in compagnia.
Ad una certa età si comincia a capire il senso di “chi trova un amico trova un tesoro”, perchè nessuno più ti fa le coccole, nessuno più ti canta la ninna nanna.
Ecco allora che, compiuto destino e vocazione, entra in scena la necessità...di tanti amici, del calore del pubblico. Con il quale Ornella si concede il vezzo di tornar bambina: dispettosa, facendo pipì in terra invece che sul vaso; seducente rivelando gli ingredienti per fare un dolce da mangiare.
Perchè la seduzione si può imparare, a differenza del fascino invece che è innato. E dunque spiazzante. Il fascino non ha età e non si impara. Poche persone ne sono dotate.

Così parlò la Vanoni che in quanto a seduzione ha molto da insegnare. Perchè, come dice lei, Giorgio Strheler le ha insegnato tutto tutto. Anche troppo, ivi compreso il tradimento (con l'allora povero ma bello Renato Salvatori con il quale Ornella ebbe un flirt) mal digerito dal maestro.
Ma ormai è troppo tardi per rimorsi e rimpianti: l'ultimo Tour e poi il ritorno a casa. A Milano.
La serata si è dilungata fin quasi a mezzanotte e va ricordato che era stata promossa dal Lions Club Tre Valli di Langhirano con il ricavato devoluto per l'addestramento di cani guida per non vedenti.
Ad aprire lo spettacolo le ballerine della scuola di danza Arp Dance con delle performances molto gradite dal pubblico, presentate dal volto di una Tv locale.


mercoledì 12 novembre 2014

IL VOLO PIU' ALTO

Quando la trasgressione viene sublimata con l'arte tutto è concesso.
Anche quello di prendersi sul serio nel fare il cigno classico del lago in quanto l'animale  è maschio e femmina, anche se la tradizione su musica Tchajcovsky l'ha sempre rappresentato da protagonista femmina.
Da tempo nella musica classica i ballerini maschi cercano di contendere il ruolo di “prima ballerina” sulle punte alle partner mettendo dapprima in evidenza il pacco fra calzamaglie strizzate e poi facendo qualche comparsata come con Trokadero di Montecarlo danzando en travesti. Da morir dal ridere perchè tra il serio ed il faceto il cigno è diventato maschio con Odile e Odette che girano intorno al ballerino cigno princip-alo. La cazzata è servita? Matthew Bourne non la pensa così perchè mette in scena il suo Swan Lake raccogliendo da anni consensi e trionfi con vari Tour ultimo dei quali arrivato fino a Milano al Teatro Arcimboldi.

Il pubblico italiano ormai è pronto per questo tipo di spettacolo che comunque in Italia rimane di nicchia a livello sperimentale stante i commenti dei soliti abituées della Scala arrivati a Parma per il Verdi Festival ai quali a domanda hanno risposto: “Il Cigno dei maschi? Ah sì il Trokadero di Montecarlo che non mancheremo di andare a vedere a Piacenza”. Me gusta sì, ma en travesti. Che cacao meravigliao!
Con queste premesse sarà curioso vedere l'esito dello spettacolo di Matthew Bourne che su you tube è comunque già stato ampiamente scaricato sulla scia della scena finale di quel Billy Elliot di passata memoria dove Adam Cooper (interprete anche nel Lago di Matthew Bourne nel 1995) spicca un volo acrobatico. Da uccello maschio. Così è e così dovrebbe essere.
La realtà è comunque un' altra almeno finchè non ci saranno regolamentazioni a livello civile dei matrimoni gay o delle coppie dico, perchè a spiccare il volo del cigno ballerino nei Templi della Musica saranno sempre le prime ballerine.
Femmine, a girare intorno al princip-alo dopo essere state  nel contempo introdotte dall'uccello di fuoco.
Introduzion fatale che le porterà a danzare notte e giorno fino all'ultimo batter d'ali di cigno. In Black and White.  


 https://www.youtube.com/watch?v=C5BSyJ_vlHo#t=60

Le versioni di Swan Lake non si contano più così come quelle di Giulietta e Romeo con i quali sui sonetti di William Shakespeare si sono sbizzarriti tanti autori. Nell'arte tutto è concesso e non ci dovrebbero essere censure  concedendo pari opportunità.
Invece il messaggio chiaro e forte lo abbiamo ricevuto dal Teatro alla Scala che in fatto di balletto classico può sicuramente impartir lezioni autorevoli facendo dei propri allievi sicure promesse del settore.
Gli allievi dell'Accademia del Teatro alla Scala di Milano hanno chiuso il Verdi Festival 2014 del Teatro Regio di Parma con una esibizione che ha incantato sia per il livello tecnico che quello di ensemble giovane e pieno di energia. Sì, ma nel modo classico come da tradizione su brani di Tchajcovsky con Serenade, Roland Petit con Gymtopedie.  e Giuseppe Verdi con Le Quattro Stagioni Da I Vespri Siciliani.
Una lezione di grande classe che ha voluto non solo piacevolmente intrattenere ma dare nel contempo un messaggio sul futuro della danza sulle punte. Infatti alla fine del divertissement quando le coppie  si sfilavano dal palco per andare dietro le quinte, le ballerine si libravano nell'aria in volo mentre i partner le affiancavano a passo svelto (come in natura)
.
 Come a dire che se un Teatro di opere classiche, come Lirica e balletto, non vuol morire deve portare avanti la tradizione secondo i canoni consolidati nel tempo tralasciando sperimentazioni e messaggi di politiche sociali (vedasi per esempio Ferite a Morte) per altre sedi, ovvero per teatri più consoni magari anche sovvenzionato dallo Stato.
Le aperture invece andrebbero fatte verso tutte le fasce di spettatori consentendo a tutti indistintamente di presenziare. Agli spettacoli, mica alle prove generali.

Giovedì 13 novembre 2014

ahttp://video.corriere.it/torna-lago-cigni-ironia-reali-inglesi/b97ccbd6-6b30-11e4-8c60-d3608edf065a



                                                         



martedì 4 novembre 2014

OMAGGIO A RAINA KABAIVANSKA

Grande concerto ieri sera al Teatro Regio di Parma per il buon Compleanno a Raina Kabaivanska che compirà 80 anni ai primi di dicembre.
Sotto il segno del Sagittario, segno di grande vitalità e slancio.
Un folto pubblico era ad applaudirla e fra i tanti un gruppo di milanesi anziani seduti accanto a me dove aveva preso posto anche una signora spagnola.
Erano tutti fans della Kabaivanska ma non solo perché il mio vicino mi diceva che puntualmente vengono al teatro Regio anche per le opere di Verdi.

Nel gruppo c’erano anche alcuni giovani motlo impettiti come pinguini in stile Posh che si distinguevano anche perché fra il pubblico non c’erano giovani parmigiani.
Sempre impettiti facevano bacin bacetto alla signora spagnola accanto a me chiedendole se l’avrebbero rivista nel foyer all’intervallo.
“Assolutamente sì” assicurava lei sorridendo estasiata per poi lanciarsi accanto a loro ad occupare una poltrona rimasta vuota.
Doveva essere una personalità importante perché un signore nel salutarla le rammentava di aver conservato quella lettera della Regina (Sofia presumo) che le aveva inviato.
Questo per definire il “gruppo” dei milanesi che avevo vicino uno dei quali si rivolgeva a me chiedendo se fossi bulgara.

Largo ai giovani dunque e così si è aperto il Concerto con una serie di romanze di vari autori interpretati da giovani cantanti, alcuni dei quali visti nella  Forza del Destino, ad apertura del Verdi Festival 2014 ascoltato in religioso silenzio in due tempi.
Il concerto è andato avanti con grande soddisfazione di tutto il pubblico specie della claque milanese che ha applaudito con un ovazione anche l’Ave Maria dell’Otello della soprano festeggiata.

La quale ha iniziato con voce  tremolante per poi lanciarsi negli acuti con voce sicura e tonante fino a concludere con un filo flebile.
Ora la domanda è: si può cantare fino a tarda età?
Si se il pubblico la reclama e le riserva anche un'ovazione in omaggio alla grande artista passata e tanto amata.
“Ho dato il 200 per cento ed ho ricevuto il 200 per cento” ha detto grata la Kabaivaska.
Quante persone od artisti potrebbero dire altrettanto?
Allora felicitazioni per Raina Kabaivanska che giunta al termine di una lunga vita può permettersi di ringraziarla dei doni ricevuti.