giovedì 30 aprile 2015

FOLLEMENTE TRAVIATA DI ARTEMIS DANZA di Monica Casadei



Follie follie follie...La Traviata in versione folle è arrivata al Teatro Regio di Parma con la Compagnia Artemis Danza di Monica Casadei. Anzi, più che una Traviata tante Traviate sul filo delle eroine che van da Giuseppe Verdi con Traviata-Violetta ad Alessandro Dumas con Traviata-Marguerite, passando dalla cronaca di vita vera con Traviata-Marie Duplessis morta tisica a Montmartre e amante dello scrittore Dumas.

Perchè tante Traviate? Perchè Traviata rappresenta tutte le donne perdute, quelle che si affacciano alla vita in bianco pure e innocenti per poi innalzare i calici da un party all'altro e godere della bella vita. Rigorosamente in Rosso come l'abito a strascico che le ricopre, i gioielli svarowsky da principesse-mondane in testa e strascico da Red Carpet. Perchè le Traviate sono le dive che sfilano su quel tappeto rosso con il cuore insanguinato dal dolore. Il dolore che solo una vita di feste ed eccessi può dare specie quando si viene trattate loro pari come puttane impedendo non tanto di sposare, ma persino di amare un rampollo di casa nobile.

Altri tempi perchè ora principi e regnanti tendono a scegliere le loro fidanzate e anche spose tra le ragazze normali portandole a vivere quelle favole che solo ai bambini venivano raccontate in attesa di farglieli aprire sulle realtà delle classi sociali evitando Cenerentole e Biancaneve per non parlare di Belle Addormentate.
Oggi le ragazze sono sgamate come e forse più della Traviata con la differenza che a sputare sangue non si muore più.
Così quelle grida da soprano a casse in espansione suonano come isteriche con quel tormentone di Amami Alfredo urlato a braccia alzate e capello scarmigliato con le vesti strappate che farebbe scappare chiunque non solo lui Alfredo Alfredo, come aveva fatto Dustin Hoffman nel film omonimo di Pietro Germi.

Ad ogni modo Viva Verdi perchè nella prima parte le sue romanze si ascoltano con piacere guardando le movenze di danza in sincrono a voler raffigurare tutta la vasta gamma di sentimenti e di passioni dei personaggi che animano l'Opera Traviata anche se le romanze sono mishate senza un filo logico finendo poi alla fine nello scadere con grida disperate e ballerine a petto nudo (facendo partire un raffica di flash), in linea quasi scheletrica, che si contorcono penosamente evocando immagini di passata memoria. C'era bisogno di questa traduzione? No.(foto di Paolo Boanciani)
L'effetto iniziale è accattivante ma il finale poteva essere sublimato mantenendo la musica di Verdi originale senza ricorrere ad elaborazioni a drammaturgia musicali per rovinare un'Opera ed esaltare una Danza di puro esercizio ginnico. Troppo importante è la musica lirica per accoppiarsi alla ginnastica, un connubio che serve solo a sminuirla. E' come la musica Lirica che accompagna quello spot pubblicitario quando si va a comprare le patate al supermarket facendo anche una panoramica sui prodotti al banco.


Bravo comunque l'ensemble e molto rispetto per tutto il lavoro frutto di un buon allenamento ma la coreografia (regia, scene, luci e costumi di Monica Casadei e assistente alla Coreografia Elena Bertuzzi ) non è all'altezza di tanto sforzo fisico. 
Poco male, perchè ci sono anche tanti attori bravissimi che con la regia non sanno rendere tanto quanto il loro talento recitativo. Allora è meglio attenersi all'insegnamento facendo scuola di danza collaborando con le coreografie ad esperti del settore evitando così fondali di carta stagnola dorata ad effetto ditelo con un cioccolatino. Sì, amami Alfredo!





mercoledì 22 aprile 2015

CAROILYN CARLSON, LA DANZA DELLA NATURA



Dopo Tosca X, altro giro altra serata con Carolyn Carlson Company, Short Story, in un trittico molto raffinato e di rara eleganza visto nella serata di Sabato 18 aprile 2015 al Teatro Regio di Parma.


Ffinalmente un bellissimo spettacolo, molto breve ma incisivo in una sorta di danza della natura con Carolyn Carlson che danzava l’acqua mentre le sue due allieve danzavano il respiro e il vento ed il raggio di luce.
Dopo tutta la danza contemporanea finalmente un gioiellino. Perché comunque la danza contemporanea sa essere molto avvincente ed emozionante al di là delle performances ginniche che si vedono abitualmente che la riducono quasi sempre a saggio scolastico.
Dal Theatre National de Chaillot di Parigi Carolyn Carlson crea le sue coreografie originali che poi porta in giro per l'Europa approdando questa volta a Parma con due danzatrici nel ruolo di fate che giocano con gli elementi naturali della terra e degli astri.

Con Immersion la Carlson si ripropone come danzatrice  a riprodurre l'acqua in tutte le sue forme: con le onde del mare in primis lasciandosi cullare dalla marea con movenze mimiche roteando prima dolcemente poi a scatti sempre più veloci e saettanti fino ad arrivare allo scroscio di una pioggia purificatrice. Poi le gocce che scendono una ad una fino a far traboccare la ciotola nella quale immerge le sue mani per riprodurre il suono di un ruscello con l'acqua che scorre cristallina e limpida per poi finire dentro due ciotoline posate su un tavolo vicino come una sorta di coppe nelle quali bere e dissetarsi.
La coreografia è ben diversa dalla precedente versione d'Eau vista a Parma alcuni anni fa dove l'acqua invece era descritta come elemento inquietante (anticipando  come una sacerdotessa custode dei segreti della natura, lo Tsunami  di Haiti e dell'impianto atomico di Fukushima) che aveva ispirato la danzatrice dopo un soggiorno a Venezia e a Mestre descrivendo le acque paludose in riva e minacciose intorno alle piattaforme petrolifera al largo dell'Adriatico.


Con Wind Woman invece  l'interpretazione è di Céline Maufroid, che volteggia con leggiadria e grazia con tutto il corpo insieme al fluttuare dei capelli lunghi e setosi che getta all'indietro per scoprirere il volto ed ascoltare il respiro degli essere viventi che la circondano facendo mulinello come fosse presa da un vortice di vento che soffiandole sopra la fa vibrare mettendola in contatto con il respiro della sua anima.
Anima dolcissima ed eterea che vola come foglia al vento che la culla prima dolcemente con il soffio caldo di sirocco per poi strapazzarla con il sibilo della tramontana. Curiosamente questa allieva di Carolyn Carlson è forse quella che più ha ereditato il concetto di danza a corpo libero di Isadora Duncan della quale proprio Carlolyn Carlson è devota seguace.



Invece con Mandala interpretata da Sara Orselli l'allieva danzatrice si rpropone con le movenze più vicine alla mimica di Carolyn Carlson con il volteggiar delle braccia a scatti e le movenze del corpo che si snoda sinuoso a serpentina  come una sorta di molla sotto un raggio di luce il cui il bagliore, come quello di una bacchetta magica, la fa girare su sé stessa: un fascio di luce su una giovane donna la quale come ipnotizzata dal raggio e dal calore si attorciglia cercando di elevarsi dalla terra nella quale la natura umana striscia.
La luce poi via via si espande fino a farle sciogliere i capelli facendola danzare libera dal comando di quella bacchetta magica di luce,  ritornando  nell'ombra nell'ora del crepuscolo.
Spente le luci ed i suoni della natura di acqua ed aria le tre protagoniste di questa danza poetica e delicata si presentano insieme per gli applausi scroscianti ad onorar questa sacerdotessa di una danza libera ed ancestrale ad evocare i riti della pioggia, i fuscelli che si piegano al vento senza spezzarsi e chiamando a raccolta tutti gli esseri viventi che cercano di elevarsi a Dio chiedendo di illuminare il volto della sua luce e prenderne il soffio del respiro. Divine creature!

lunedì 20 aprile 2015

A TOSCA UN PIRIPIRI


Mi spiace ma io non ho assolutamente applaudito.
Una signora parla con la sua vicina che le dà ragione anche se lei si è unita agli applausi. Per forza di inerzia, per educazione perchè non si fischia per primi.
Tanti sono i motivi che portano ad applaudire anche se un solo grido si eleva sul palco ad accompagnare come leit motiv tutta la Tosca ballata: “Assassino assassino assassino...” ripetuto all'infinito.

E basta Siamo al Regio perdinci e non si può tradurre una tragedia nel tormentone, a riecheggiare per l'eternità, di Ferite a Morte. Basta tagliamoglielo al maschio una volta per tutte e che sia finita lì.
Tosca X non è piaciuta al pubblico che tra l'altro non è nemmeno accorso numeroso perchè molti palchi insieme a tante poltrone erano rimaste vuote.
Le romanze della Tosca danzate in chiave moderna erano scollegate fra di loro, come se non c'entrassero nulla: i danzatori potevano benissimo procedere anche senza la musica in quello che alla fin fine risultava essere un saggio scolastico con movenze ripetitive viste e riviste in tanti balletti di danza contemporanea. Amici di Maria de Filippi inclusi.

Non ci si può inventare coreografi geniali facendo un mix tra Opera Lirica e Danza moderna per dare una nuova chiave di lettura ad una tragedia già acclamata e conosciuta. Che altro resta da dire? Assassino assassino assassino. Infatti detto e ballato: lui morto lei ferita a morte Scarpia che non ha pietà a la vuole sua il coro che incalza correndo avanti e indietro per il palco in un su e giù ossessivo prima in fila poi rompendo le fila per far quadrato cerchio e ancora figure geometriche due a due tre a tre quattro a quattro, e poi in alto le mani, abbasso le mani scossa elettrica testa roteante busto eretto piegato e poi alzato corpi incrociati e così via sulle note di una Tosca lugubre fin dalla prima sequenza con l tormentone asssassino assassino assassino ripetuto all'infinito.

Finalmente era finita. Chiuso il sipario, la Compagnia Artemis Danza di Monica Casadei è riapparsa per gli applausi finali che sinceramente sono stati inviati ai ballerini perchè molto bravi. Il resto tutto da dimenticare sperando che con Traviata si possa dare un senso ad un non senso rendendo giustizia a tutta questa Compagnia di giro che va dal Teatro delle Briciole Briciole al Teatro Due per approdare al Teatro Regio di Parma  Mercoledì sera con Tosca X: Piripiri.....
        

venerdì 17 aprile 2015

IL REGIO A TUTTA DANZA. CONTEMPORANEA

Uno due tre quattro...In alto le braccia, e poi arquate. Gamba levata incrocio. Kaské. Criminal tango?

No. La danza contemporanea è rigidità assoluta. Così come l'abbiamo vista nel duetto Alessandra Ferri ed Herman Cornejo.
Lei non più giovanissima ma ancora agile e scattante nel fisico di una ragazza adolescente si muove in sincrono alle movenze di lui che nonostante il nome Latino di sangue caliente ha ben poco.
La tecnica è perfetta, fin troppo tanto che mancano le emozioni.
Le coreografie a livello ginnico non aiutano nemmeno alla fine quando lei si attacca in un bacio piroettante più da fenomeno circense che di danza classica.

Tolte le punte le esibizioni sono tutte rigorosamente a piedi nudi con salti acrobatici piroette e pas de deux perfettamente asimmetrici.
Piace la danza contemporanea? Insomma. Guardando gli spettatori in sala la domanda sorge spontanea perchè i visi non sono proprio attenti con molti spettatori intenti a manovrare lo smart per immortalare una sequenza e poter dire agli amici, io c'ero. Molto chic! Sì ma non c'è l'incanto della danza classica col balletto sulle punte del quale, c'è poco da dire, si sente la mancanza.
Un po' come l'Opera allestita secondo la tradizione degli antichi fasti.
Ma bisogna guardare avanti nel quale forse è impensabile un futuro ancora sulle punte perchè comporta grandi sacrifici che vanno oltre un allenamento da ginnasti.

Quest'anno il repertorio è molto vasto con Guest Star La Fondazione della Danza Aterballetto (con Sentieri Vertigo e Rain Dogs nonchè Don Quixote de La Mancha) che negli anni passati ha avuto molto successo con Certe Notti su musiche di Ligabue dove il connubio danza classica e hip hop si sposava felicemente.
Perchè il segreto di uno spettacolo avvincente di danza, contemporanea o classica, è sempre racchiuso nella musica che accompagna le movenze danzando con i ballerini.
Infatti l'idea geniale è proprio in questo Trio Concert Dance dove la coppia “maschio e femmina” in perfetto sincrono a rappresentare l'androgino (l'eterno ritorno di Odile e Odette) danza insieme alla musica a rendere divina la performance.

Le musiche sono di un lirismo raffinato esaltate al pianoforte da Bruce Levinston che vanno da Sebastian Bach, Frederic Chopin, Philip Glass, Gyorgi Ligeti, Mozart, Eric Sati e Domenico Scarlatti con i solisti dell'Opera Italiana al violino, viola e violoncello: un concerto con alcuni brani che hanno fatto da intermezzo galvanizzando la platea che ha ascoltato in religioso silenzio.
L'evento Parma Danza si spalma per tutto il mese di aprile fino al 9 maggio che chiude con il Lago dei Cigni, Balletto Classico  dell'Opera di Kiev tutto sulle punte a confrontarsi con il Canto del Cigno del Balletto di Roma con una rivisitazione alla  Matthew Bourne's Swuan Lake presentata agli Arcimboldi di Milano questa Primavera.

Grande attesa per Carolyn Carson che ritorna a Parma dopo lo spettacolo EAU e molta curiosità per Tosca e Traviata della Compagnia Artemis di Monica Casadei e l'Eoliene in Circo coreografico.
E grandi applausi per tutti perchè comunque vada, dietro ogni performance di danza c'è sempre un grande lavoro di ricerca per nuove forme di allestimento e molto allenamento fisico. L'importante come detto sopra è scegliere la musica a dare il ritmo per tenere il passo tra lirismo o sensualità carnale.

venerdì 10 aprile 2015

DANZA, A PIEDI NUDI O SULLE PUNTE? NO CON LE SCARPE


L'evento Danza suscita sempre grande entujsiasmo. A Parma è cominciata la stagione spalmata a tutto il mese di aprile fino alla prima settimana di maggio.

                   
https://www.youtube.com/watch?v=hEx9aZeqJhQ

 (tema di apertura di Parma Danza 2015 con Alessandra Ferri che inaugura il fesrival insieme a Herman Cornejo e Bruce Levingstone che esegue la musica al pianoforte in Trio ConcertDance 


Gli artisti sono tanti e di fama internazionale mentre gli spettacoli sono suddivisi in danza contemporanea e classica dove le performances sono eseguite a piedi nudi o sulle punte.
A rompere questa tradizione nel panorama della danza contemporanea ci sono soltanto due artisti che hanno osato facendo coppia agé con tutte le sfumature del grigio per raccontare la loro storia d'amore.
     

           MICHAEL BARYSHNIKOV E ANA LAGUNA, UN DUETTO CON LE SCARPE

Three Solos and Duet con Mikahil Baryshnikov e Ana Laguna in scena al Teatro Regio di Parma per l’evento Parma Danza Maggio 2009.
Chi dei due ha la dentiera? Nessuno dei due perché alla loro età sanno ancora mordere, alla grande: fisico snello, asciutto per entrambi, scattante e pieno di slanci come quello di due adolescenti che hanno fermato il tempo.
Quel tempo che Mikhail ripercorre trasmettendo immagini docu dei suoi esordi quando veniva filmato negli esercizi alla sbarra come ballerino di grandi promesse.
Perché già da allora, nel ragazzino un filo goffo ma sprizzante energia allo stato puro, si intuiva il talento del grande ballerino. Il più grande di tutti i tempi perché ha oltrepassato il confine del classico della igorosa scuola russa, per unirsi a quello contemporaneo americano, fondendo e rinascendo in tutta la sua originalità.
“Quando sono sbarcato a New York ero ingenuo” dice di sé Mikhail che comunque ha imparato presto la lezione della Grande Mela, fatta di lavoro duro accompagnato da un pizzico di cinismo e tanta fortuna dietro l’angolo. Sì, perché il ballerino che volava sul palco, con l’occhio glauco ed il capello biondo, non lasciava indifferente il pubblico femminile composto per la maggior parte da star plaudenti sensibili al richiamo del suo forte sex appeal. Che veniva sollecitato ad esprimere anche sullo schermo con la partecipazione a vari film ad introdurlo nel firmamento di Hollywood e delle suo quotazioni in borsa. Come la sua, veramente consistente da come evidenziavano le calazamaglie trasparenti con pacco in evidenza.

Tanto bastava per conquistare dive fashion di “gusti difficili” del calibro di Jessica Lange e Sara Jessica Parker. Ma non sono state loro a renderlo grande, bensì i suoi balletti che resteranno sempre nella memoria come performance del ballerino classico più aerodinamico che sia mai esistito.
Lo spettacolo è iniziato con un assolo Valse-Fantasie in cui fa sfoggio di talento mimico nell’interpretare un uomo poco prima di incontrare un vecchio amore mai dimenticato.
Davanti allo specchio ricorda nel sistemarsi i capelli ed il vestito, facendo quiei piccoli gesti quotidiani accompagnati alle emozioni che sono riaffiorate e che lo portano a saltare nell’altra dimensione dei classici tre metri sopra il cielo.
Un altro assolto in Years Later danza sullo sfondo dei suoi esercizi degli esordi, ai quali si aggiungono le sue immagini proiettate, una gigante e l’altra ad effetto ombra, mentre lui rimane in scena a dimostrare di non aver mai perso la sua dimensione di uomo normale, con i piedi per terra. Perché i voli pindarici fanno solo parte dello spettacolo e delle illusioni.
Ed infatti quello che stupisce è la sua performance di uomo, più che di ballerino in calzamaglia, perché come tale volteggia sul palco vestito normalmente con giacca e pantaloni: prima con le scarpe alternate a quelle da ginnastica e poi  a piedi nudi.
Infine ecco l’accoppiata con Ana Laguna, la ballerina di origini spagnole anche lei non più giovanissima, con fili d’argento fra i capelli cresciuti allo stato naturale: no problem, l’energia che sprigiona è ancora più forte e potente.

Prima in un assolo anche lei in cui esprime le emozioni pensando all’incontro con lui, Solo for Two, e poi Place in cui danzano insieme in una sorta di quadretto familiare dove il quotidiano rende un filo demenziali dipanato fra piccoli litigi, dispetti intorno al tavolo da cucina e riappacificazioni con fughe di lei sotto il tappeto, come una qualsiasi coppia normale.
E’ in scena il fascino indiscreto della normalità danzato nella terza età in cui oltre ai contrasti, si fanno conti e bilanci del vissuto.

Uno spettacolo singolare diverso da tutti quelli visti fino ad ora. Molto avvincente nonostante la contemporaneità. Sì, perché la danza moderna non sempre è compresa fino in fondo anche perché spesso risulta un filo noiosa riducendosi a veri e propri saggi di ginnastica con coreografie alienanti da catena di montaggio e musiche che sono un gnigo gnEgo a tambur battente. Ricordo una Compagnia di New York che aveva inscenato una coreografia con sottofondo una goccia d’acqua martellante fino alla fine: da urlo, come una sorta di tortura da Guantanamo.
Non è questo il caso perché i quadri coreografici anche se ridotti all’essenziale nelle scenografie sono arricchiti da una bellissima musica che accompagna le movenze dei ballerini: E di questa felice scelta della colonna sonora, va sicuramente il merito all’ esperienza Hollywoodiana di Baryshnikov che comunque non è indicata nel libretto.
L’entusiasmo del pubblico ha sommerso di applausi i due interpreti con un’invasione di ragazzine verso il palco armate di telefonini, nonostante i divieti delle operatrici di sala. Molto piacevole davvero.

LA DODICESIMA NOTTE E BONNUIT TRISTESSE


 Che cosa deve fare una ragazza naufraga in un'isola? La famosa?

 No. Ai tempi di William Shakespeare non poteva che vestirsi da maschio: paggetto in cerca di una sistemazione.
La trova alla Corte di un Duca il quale la incarica di far da tramite portando messaggi d'amore a una Contessa che lo rifiuta adducendo di essere in lutto del fratello defunto. Appena visto il paggio, però la Contessa si infiamma facendo lei stessa delle avances al bellissimo “ragazzo/a” che le si presenta in tutta la sua glabra giovinezza.
Potrebbe sembrare la solita commedia degli equivoci in un viavai di personaggi che sembrano quelli che non sono a dar vivacità a un'opera Shakesperiana come La Dodicesima Notte presentato dalla Fondazione Teatro Due il 24 e 25 marzo, invece la commedia si suddivide in due, con le liaison amorose da una parte e dall'altra le tresche buffonesche di una corte che gira intorno alla Contessa sperando di farla capitolare, con maggiordomo in primis preso di mira dallo zio ubriacone della contessa insieme all'astuta dama di compagnia, con a seguir il solito cretino di campagna: un coro diretto dal buffone di corte che non può mancare con le sue battute piene di ironia più beffarde che comiche.

Ci sono tutti gli elementi per rappresentare allegramente situazioni equivoche e piccanti che invece i versi di William Shaskespeare non permettono tanto sono profondi e pieni di allusioni da mettere lo spettatore in stato di  grande concentrazione che nemmeno un'orchestrina di accompagnamento riesce a distrarre perchè accompagna l'azione di ogni personaggio rendendolo ancora più accattivante nella sua performance.

L'introduzione dell'orchestrina l'avevamo già vista nella scorsa stagione come colonna sonora di Molto Rumore per Nulla e non si fa per dire perchè il rumore era accentuato da brani musicali d'epoca anni 40-50 (Boogy Boogy ecc.) accollati alle scenette di una commedia ambientata in quel periodo.

Il risultato era una sorta di assemblaggio ad effetto copia e incolla in un rumore assordante che per innovare Shakespeare si era ispirato alle varie commedie cinematografiche  di quel genere, da quelle Hollywoodiane come New York a quelle Italiane come Polvere di Stelle.


A fare scuola innovativa non era ancora uscito Birdman il film che ha dato la scossa giusta al teatro per  spianare la strada del prossimo futuro.
La musica è il cibo della vita, recita Il Duca nella Dodicesima Notte e dunque l'orchestrina ha una sua funzione. Basta che funzioni.
In Bridman per esempio ha funzionato alla grande: l'orchestrina era il suono di una batteria che dava un ritmo jazz ad un back stage di un'opera teatrale.

Così pure Nella Dodecesima Notte dove batteria si alterna alle percussioni fondendosi anche insieme per lasciare il sax a fare da solista in. un ritmo incalzante che accompagna i versetti di Shakespeare  recitati
a ritmo cadenzato come fosse un minuetto: adagio, allegretto, passaggio di battuta al partner e mossa finale con inchino in un botta e risposta di rara grazia ed eleganza nel rappresentare la vena malinconica alternata a qualche colpo di coda (quella della dama di compagnia insieme al plot dei cortigiani) per dare un tocco di farsa: la classica mossa Napoletana che dà il frizzo finale alla canzone melodica e di cuore

La scuola è quella di Carlo Cecchi, che ha lavorato molto con Eduardo De Filippo del quale si sente l'impronta napoletana, con la compagnia di attori Remo Stella, Giuliano Scarpinato Rino Marino Eugenio CostantiniDavide Giordano Rino Marino Federico Brugnone Barbara Ronchi Daniela Piperno Vincenzo Ferrara Loris Fabviani e Dario Lubatti. Musiche di Nicola Piovani, scena Sergio Tramonti, costumi Nanà Cecchi disegno Luci Paolo Manti.
La Commedia finisce a lieto fine con la comparsa di un fratello gemello del paggetto-ragazza ad impalmare legalmente la Contessa mentre il paggio-ragazza si sposa con il Duca suo datore di lavoro.
Giustamente ogni coppia si è formata etero perchè ai tempi di William Shakespeare non era in vigore il matrimonio gay, per cui non si sa se vissero felici e contenti rimanendo in sospeso l'equivoco di fondo.
Infatti la Contessa si innamora di un  paggio effeminato, mentre il Duca sposa il paggio del quale provava attrazione fisica.

Un'idea di innovazione della Dodicesima Notte potrebbe essere anche quella di fare alla fine un matrimonio omosex. Ma andiamo troppo oltre.
Per il momento le innovazioni teatrali si muovono sul piano delle scenografie e dei costumi puntando all'essenziale, giocando con le luci per il tocco tecnologico e inserendo  musica in sottofondo per vivacizzare le movenze dei performer. Un po' come si fa al circo per creare un filo di suspence con la batteria fino alla mossa acrobatica finale con applauso al fenomeno. Tutto quanto fa spettacolo ed il Teatro si sta adeguando come se si arrampicasse sulle funi per uscire dalla nicchia, cercando di trovare vie nuove con messaggi d'attualità dentro opere tradizionali pur restando fedeli al testo (così come visto in Cassandra di Elisabetta Pozzi).
Operazione riuscitissima anche in questa Dodicesima Notte dove i versetti sono recitati come in una commedia del Teatro di Eduardo De Filippo che non a caso ha ispirato anche grandi protagonisti del Teatro Shakespeariano DOC come sir Laurence Olivier e la sua seconda moglie  Joan Plowning con la quale ha fatto felice sodalizio artistico oltre che felice matrimonio dopo quelli disastrosi con la star di Via Col Vento Vivien Leigth morta giovane, alcolista  depressiva. Bonne Nuit Tristesse.
                       

ELISIR D'AMORE ACCENDE IL REGIO


E allegria con Elisir D'Amore! L'Opera di Gaetano Dinizzetti è stata trasmessa con varie repliche ad aprire la stagione Lirica del Teatro Regio a Parma allestita tutta in una sorta di Via Col Vento volando in Mongolfiera.
Le scene bucoliche infatti giravano tutte intorno alla Grande Quercia in stile Tara con la protagonista sempre in cappellino e vestito rosa a sbuffo dall'inizio alla fine che, come una novella Rossella, si destreggiava fra vari pretendenti alle prese chi con i fumi dell'alcol o chi arrivando  in divisa da Carabiniere in sella a una biciletta piuttosto che a cavallo.

Luci di scena abbaglianti in sottofondo mettevano in ombra i figuranti ad effetto figurine cinesi, per poi passare a fasci di luci rosse per raffigurare un tramonto, e sbizzarrirsi in una vasta gamma di tanti altri colori intercambiati come si fa negli studi televisivi, introdotti da Fabio Fazio in primis. Così da Via Col Vento a Che tempo che fa il passo è stato breve come quello che si fa con il salto della quaglia passando da L'Elisir d'Amore di Dinizzetti al Buongiorno Elisir condotto da Michele Mirabella su Rai 3.
La calata di una mongolfiera, ad effetto musical Mago di Oz, al centro della scena ha completato l'opera con un tutto esaurito sia per la prima che per le repliche anche se più che l'Opera potè l'Operetta.




Perchè questo Elsir d'Amore è un'opera minore diciamolo. Carina e allegra finche si vuole, molto piacevole a vedersi, ma nulla a che fare con le gloriose opere di Verdi. Non solo Verdi giustamente, e spazio anche a musical e canzonette con prosa, manifestazioni sportive e televisive perchè Tutto quanto fa Spettacolo.
L'importante è far cassetta. Dove non arriva lo Stato con le sovvenzioni non può che prevalere l'arte dell'arranggiarsi. Alla napoletana come detto sopra. Se si continua di questo passo invece di portare la Lirica del Regio nel mondo, la si porterà a Porta a Porta a ricordare che è ancora vivo.


Battute a parte, gli interpreti sono stati tutti applauditi insieme ad orchestra e coro.
Prima dell'inizio si è osservato un minuto di silenzio per il disasrto dell'Airbus della Lufthansa dove hanno perso la vita la mezzosoprano Maria Radner ed il baritono Oleg Bryak che il mondo della musica ha voluto onorare.
Tanti applausi per tutti: Jessica Nuccio Celso Albelo Julian Kim Roberto De Candia
Eleonora Contucci sotto la regia di Marcello Grigorov Scene e Costumi Nica Magnani Maestro Concertatore Francesco Ciluffo Maestro del Coro Martino Faggiani Orchestra Regionale dell'Emilia Reomagna e Coro del Teatro Regio. Luci Andrea Borelli.