lunedì 28 novembre 2016

DA BROADWAY IL RE LEONE


Il musical sta ritrovando l'antico vigore ai tempi del cinema degli anni 50.
Attori e attrici dovevano necessariamente passare da questa prova imparando a cantare e ballare fin da giovanissimi. Sul palco dei musical si sono esibiti attori e attrici che hanno dato il volto ai personaggi mentre la voce era doppiata da cantanti professionisti.
Negli anni 70 emergevano Julie Andrews perchè cantava dal vivo nel mitico Mary Pappins, o Barbra Streisand in Funny Girl  mentre Audrey Hepburn in My Fair Lady era stata doppiata in italiano da Tina Cenci.
Il musical cinematografico è stato seguito dal pubblico fino a pochi decenni fa e quando stava per tramontare definitivamente  risorgeva grazie al successo della Febbre del Sabato Sera rinnovato e pimpante con Grease che apriva al musical delle canzonette rock con il ritmo di Bob Fosse e Rob Marshall  ad accompagnare film d'epoca da Cabaret a Chicago passando per Moulin Rouge senza dimenticare Nine e da ultimo Les Miserables.



Alla fine degli anni 90 il musical si diffondeva anche a Teatro che apriva con Notre Dame de Paris sulle musiche di Riccardo Cocciante per poi diffondersi sempre più con tante altre produzioni che hanno sempre fatto il tutto esaurito nei teatri italiani insieme a quelli di tutto il mondo con Broadway in testa. Il quale sta mettendo in produzione un grandissimo numero di musical in remake di successi cinematografici ispirati a film italiani come La Ciociara,  oppure ispirati ai cartoon di Disney dalle favole delle principesse alle storie degli animali della foresta come il Re Leone.
E proprio quest'ultimo sta raccogliendo grandi consensi a Broadway per la scenografia stupefacente di grande impatto anche per le canzoni afro cantate da neri i quali si sa che in questo campo sia come voce che come danza contemporanea hanno raggiunto l'apice della tecnica mista a fortissima sensualità.
Ma quello che rende unico questo musical sono i costumi e la sceneggiatura.
Gli animali della savana africana sono portati in vita sul palco: leoni, antilopi, iene, giraffe e tanti altri appariranno proprio davanti ai tuoi occhi. Accompagnati da musiche vincitrici di Oscar come Can you feel the love tonight, questo musical mantiene la promessa di essere una vera e propria forma di intrattenimento. Julie Taymor ha avuto un ruolo cruciale nello sviluppo del musical lavorando alle musiche e ai testi, ai costumi, alle maschere e alla realizzazione dei burattini, così come nel ruolo di regista. Il suo lavoro ha contribuito a definire il successo cinematografico di Broadway.






domenica 30 ottobre 2016

ALVIN AILEY AMERICAN DANCE THEATER NUOVO TOUR DA NOVEMBRE

Parma Danza è un appuntamento sempre molto atteso avendo riscosso un grandissimo successo fin dalle prime stagioni.
Fra tutte le performances quelle che mi sono rimaste impresse per originalità non avendole mai viste prima di allora sono il Balletto della Cina in una sorta di parata militare alla Tien.an-Men in mix con le parate della Grande Armata Russa danzata sulle note dei canti popolari cinesi fra sventolio di bandiere e fucili spianati dei maschi alternati al roteare delle maniche a farfalla delle ballerine in classico cinese e in divisa da soldatresse.























Uno spettacolo piroettante fra coreografie a tuoni e fulmini e saette con uno scroscio di acqua stupefacente. Bellissimo spettacolo che la seconda performance, arrivata alcuni anni dopo, con Lanterne Rosse non ha saputo ripetere.









L'altro è stato quello di Alvin Aley American Dance Theater molto colorato e folcroristico con ballerini tutti di colore che hanno scaldato il cuore fra soul blues e jazz in danze tradizionali con riferimenti alla schiavitù e alla raccolta di cotone e contemporanee molto ritmate e sensuali. Sarebbe molto interessante poterlo rivedere a Parma. Ad ogni modo il prossimo tour di questo corpo di ballo è fissato per il
Nov 30-Dec 31 at New York City Center. 

IL TROVATORE AI MINIMI COSTI

 Alla prima del Trovatore al Teatro Regio di Parma Sabato 21 ottobre 2016 molti fischi all'allestimento e applausi al cast.
Giustamente perchè nel libretto si legge a chiare lettere: Scena prima “Atrio del Palazzo dell'Aliateria; porta da un Lato che mette agli appartamento del Conte Luna.
Parte seconda: un dirupo abituro sulla falda di un monte della Biscaglia; nel fondo, arde un grande fuoco.Scena Seconda: Giardini del Palazzo sulla destra marmorea scalinata che mette agli appartamenti..”
Niente di tutto questo: scenografie lugubri minimalissime con qualche panca a scalinata e fasci di luce alternati a fari e ventilatore con aria che butta foglietti svolazzanti sul palco ad effetto foglie morte o vampata di fuoco nel secondo tempo (come nei teatrini scolastici quando le fiamme si fanno volare con sottili foglietti e la luce rossa alla base). Ma tant'è! E foco fu cantato alla perfezione da salvare tutta l'opera.
Di quella pira l’orrendo foco
tutte le fibre m’arse, avvampò!
Empi, spegnetela, o ch’io fra poco

col sangue vostro la spegnerò!

Siamo quasi alla fine quando la tragedia si sta consumando con i protagonisti che si accingono a modificare la posizione delle panche a scalinata dalle cui fessure escono fuori dei personaggi come una sorta di zombi.
Qualche fiaccola accesa qua e là e vestiti total-black per le donne alcune anche total-velate all'inizio scena. Il Burqa ci mancava all'opera alternato ad abiti monacali bianco e nero.
Gli uomini in cappotto grigio militare della Stella Rossa Bolscevica con sciarpe rosse a cappio e il coro alla fine per gli applausi  uscito elegante in bianco e nero: bianco con papalina in testa per le donne e tuniche scure per gli uomini come se fosse il coro del Nabucco in versione Shoah (in scena nelle stagioni liriche passate).


Così gli applausi finali si sono mescolati ai fischi con qualche commento in sala uno dei quali abbastanza pesante: Parmigiani Cretini.

Questa sera con il Trovatore si è capito perchè sono arrivati  i soldi al Festival Verdi: qualcuno ha avuto pietà dopo aver visto le prove generali mercoledì scorso.
Affermare che sono già nel piatto è troppo presto per dirlo ma non per prenderlo a   fatto compiuto come quando si vende la pelle dell'orso prima ancora di averlo ucciso.
Ma tant'è! Tanto per cominciare con il Verdi Off si è già cominciato a spendere, al Ponte Nord in una location tutta da valorizzare in nome dei festeggiamenti Verdiani, con una cena “elegante” solo per pochi intimi (circa 200)  mentre i Parmigiani sono stati a guardare a bocca aperta in strada davanti alle finestre del Teatro Regio per sentire le prove dei cantanti prima di entrare in scena. Perchè volevate  entrare anche voi al Teatro Regio? I loggionisti bastano e avanzano. Al Farnese per la Giovanna D'Arco sono spariti.
Verdi si festeggia anche senza di loro. Verdi Off  come idea geniale di eleganza e lusso mentre il Trovatore di Giuseppe Verdi incarta e porta a casa fischi e buu per un allestimento ai minimi costi in attesa che i soldi arrivino a palate. Se arrivano.Evabbè: a morire e pagare si fa sempre in tempo. Zum-pappa-zum-pappa-zum-pappa...


GIOVANNA D'ARCO AL FARNESE

 Che idea bizzarra rappresentare l'opera Giovanna D'Arco al Teatro Farnese, ma anche in replica Sabato 15 Ottobre era tutto esaurito.
Troppo bella e affascinante la cornice nella quale si respira cultura dal primo quadro all'ultimo della Galleria Nazionale per poi restare a bocca aperta quando si entra in questo meraviglioso teatro cinquecentesco tutto in legno con una grande gradinata e le arcate, i matronei come venivano chiamato allora,  intorno al palcoscenico.
Il quale era a forma di cerchio posizionato a destra con l'orchestra a sinistra ed il coro sparso fra le gradinate in basso alle arcate a colonnina.

Se il Teatro in sé fa già da eccellente scenografia ricorrere al digitale è stata un'idea brillante  sorprendendo fin dalle prime luci che si sono innalzate (digitalmente) a suon di musica per delineare lo scenario naturale facendo scintillio.
 Che idea bizzarra e il pubblico ha applaudito incantato insieme all'entrata dei protagonisti in un accenno di spogliarello in pista, in mancanza delle quinte, di Giovanna D'Arco nel traformarsi da contadinella a guerriera.
Niente retroscena ma tutto alla luce del digitale che si è sbizzarrito in caleidoscopico aprendo e chiudendo tutte le icone della Galleria che facevano capolino fra le arcate per poi soffermarsi in una immagine Gif di giovane fanciulla che apriva e chiudeva gli occhi a mandorla la quale  sollecitava una riflessione sul dubbio che la Pulzella d'Orleans fosse una santa o una pazza.

Certo che fosse afflitta dalla sindrome down ci mancava  e così al Farnese abbiamo avuto una risposta alla domanda: ma la Giovanna d'Arco era come la bambinetta-simildown a fascia in testa dello spot Ikea (sponsor occulto?) anche se a costruire il Farnese molto probabilmente è stato usato il legname dei Boschi di Corniglio?Ahi ahi ahi. Chi di legname ferisce di legname perisce proprio come la frana di Corniglio nel parmense.
Infatti Giovanna D'Arco si è trascinata fino all'ultima sequenza senza un minimo sussulto perchè troppo monorde nell'unico colore del bianco a spiccare dal contesto antico. Come a dire che al Farnese sia stata data una manata di bianco per togliergli la polvere secolare. Difficile non notarla ma per stupire facendo opera innovatrice ci voleva una sfilata total withe in una cornice digitale?
Dopo che Bolle è andato in Tv a ballare con la Raffaele tutto è concesso anche per i teatri d'opera ma il Farnese non è nato come tempio della Lirica ma della prosa quindi più adatto ai testi di Molière che non a quello di Verdi. Un'operazione bizzarra che sembra più che altro abbia voluto far rivivere un Museo quasi dimenticato dagli Itinerari turistici composto esclusivamente da gite degli anziani che non vedono l'ora di andare a mangiare i tortelli piuttosto che a fare puntatine ai Musei (tra l'altro non sempre aperti per mancanza di personale).

Una scena poco piacevole che comunque dispiace sempre vedere in queste occasioni (così come in Pilotta dietro al palco transennato ) è stata la lunga fila degli spettatori fra la Galleria dei quadri, davanti ad una porticina come se dietro ci fosse l'opera pittorica più preziosa da andare a scoprire facendo restare basiti dopo aver chiesto: “Cosa c'è qui dietro di tanto interessante?” La toilette. Dong!!!
Al Teatro Regio quel che è del Regio, diciamolo perchè un Teatro ha bisogno dei camerini per gli attori e le toilettes possibilmente non in bellavista fra le antichità. E sopratutto l'acustica al Regio non lascia a desiderare avvolgendo anche lo sguardo dello spettatore fino all'ultima fila della platea e dei palchi dove sono gli spettatori a far la differenza (di prezzo) ma non l'opera perchè arriva a tutti indistintamente. A vedere Giovanna D'Arco occorreva il binoccolo ma non si usa più e il digitale quando si usa riproduce la scena in grande invece di andare come in questa tragedia per conto suo in una sorta di spettacolo nello spettacolo facendo distrarre gli spettatori dall'opera. Che invece raggiunge sempre l'apoteosi con gli allestimenti della tradizione. Nel loro Tempio della musica operistica perchè altrimenti lìOpera si traduce in un puro e semplice concerto.

Ad ogni modo, applausi per tutti dalla prima fila all'ultima. Certo sarebbe stato interessante se ci fosse stato anche il loggione, a far la differenza insieme al folclore tra l'altro citato puntualmente dalle guide turistiche davanti al Regio come parte importante della storia di Parma dove più che il Ranuci potè  Maria Luigia. La duchesà ad Perma.

DON CARLO NEI GIARDINI DI MARMO


Quando il bel canto si associa a una grande coreografia lo spettacolo diventa fantastico anche se il look è cimiteriale.


Ma il lutto si addice a una tragedia come il Don Carlo rappresentato al Teatro Regio ad aprire il Festival Verdi 2016 con grande partecipazione ed affluenza di pubblico entusiasta fin dalla prima scena con un fondale di marmo come pietra sepolclare dei resti di Don Carlos Imperatore con il quale decolla l'opera di Giuseppe Verdi per dipanare una storia tragica di intrecci amorosi, tradimenti frustranti, passioni represse, frantindimenti gelosie vendette perpretrate dal Re di Spagna Filippo (Michele Pertusi) avvalendosi del contributo del Grande Inquisitore per essere assolto dall'omicidio eventuale del figlio Don Carlo (Josè Bros) come dissidente ma in realtà temuto quale innamorato della sua consorte, la Regina Elisabetta di Valois (Maria Josè Siri)


 La quale ricambia un sentimento puro verso il figliastro perchè a lui era già stata a suo tempo  promessa in sposa dal di lui padre prima che questi se ne invaghisse pretendola per sé.


Tradimenti incrociati di padre in figlio e giuramenti di devozione da parte di amici fraterni (Don Rodrigo in primis Vladimir Stoyanov)) e serve fedeli verso il capo indiscusso riconosciuto nel primogenito, sono l'occasione per comporre duetti fra tenore e baritono, soprano e mezzo soprano come in un classico delle opere di Verdi nelle quali il Coro del Teatro Regio di Parma diretto dal Maestro Martino Foggiani con l'Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini di Parma diretta da Daniel Oren è parte integrante e qualche volta anche primeggiante perchè l'apparizione in scena  con la musica e le voci roboanti fanno vibrare gli spettatori coinvolgendoli a livello fisico oltre che cerebrale specie quando il fondale di marmo a muro ad incastro si è aperto per fare entrare la plebe che si è riversata sul palco come una fiumana ad innalzare le armi per fare resistenza o per assistere alla  terribile processione dei torturati alla gogna

Una scena di grande impatto horror  diventato stupefaciente con i bagliori delle fiamme che in sottofondo (foto di Roberto Ricci) si innalzavano al cielo. Un cielo blu che appariva sereno fra muri di siepi ad evocare i giardini di Fontainbleu innalzate per fare da cornice ai duetti tra gli sposi o i due innamorati suscitando gran pena per la loro unione impossibile.
E sopratutto innocente perchè mai consumata e proprio per questo destinata a tenere sempre viva quella scintilla accesa al primo sguardo, non a faccia a faccia ma quando lei lo vede raffigurato nel ritratto che lui le dona. Strano amore che comunque infiamma di gelosia lo sposo legittimo il quale non ha pace fino a quando non li scopre a dirsi addio per sempre. E per sempre sia perchè il Re irrompe fra i due urlando vendetta per entrambi: un urlo lacerante che fa squarciare la pietra tombale per far apparire una sorta di fantasma del vecchio Imperatore Carlos V per portare con sé il nipote nella tomba lasciando annichiliti tutti quanti pro bono pacis.
Grandi applausi per tutti i protagonisti e l'autore dell'allestimento il regista Cesare Lievi con la collaborazione di Maurizio Balò per scene e costumi e Andrea Borelli per le luci che hanno raggiunto il clou in una pioggia di bolle di sapone illuminate come fossero stelle cadenti.. Un esnsemble di rigore e fantasia che ha reso magico lo spettacolo.

mercoledì 26 ottobre 2016

SUNSET BOULEVARD a Broadway con Glenn Close

Per la seconda volta consecutiva, dopo il grande successo a Londra, torna a Broadway Glenn Close nei panni di Norma la protagonista di Viale del Tramonto che in questi giorni è sbarcato a Hollywood.T

"The rumors were true and Andrew Lloyd Webber will equal Rodgers and Hammerstein's record when he has four shows running concurrently on Broadway early next year. Glenn Close is set to reprise her Tony-winning performance in the composer's Tony-winning Sunset Boulevard at the Palace Theatre from February 2, 2017. Directed by Lonny Price, tickets are now available for the English National Opera's rapturously received revival, which will have an orchestra of 40 and play a limited 16-week engagement. Opening night is scheduled for February 9.

Personaggi e interpreti :
Norma Desmond
Joe Gills
Max Von Mayerling
Betty Schaefer
Artie Green
Cecil B. De Mille


Il ruolo di Norma Desmond 
era stato interpretato con grande successo da Gloria Swanson al Cinema con due registi importanti come Erich von Stroheim nei panni del maggiordomo (ex marito) Max von Mayerling e Cecil B.De Mille in quello di sè stesso.


Glenn Close ormai lavora a pieno ritmo a Teatro, ultimo baluardo delle grandi attrici che non trovano più ruoli su misura sul grande schermo avendo già dato ampiamente come strega anche in giovane età come
indimenticata interprete di
Attrazione Fatale
La carica dei 101
Le relazioni pericolose.
Dopo una prova brillante ne' Il Grande Freddo, ha trionfato come fica-fredda nei panni di un legale di un assassino del quale si era innamorata con il film Doppio Taglio.
Infatti con un  taglio è stata in seguito penalizzata assai nel ruolo maschile di Albert Nobbs, e persino come vittima in Il Mistero Von Bulow, entrata in coma per una iniezione fatale del marito medico, nei flash back calzava un ruolo di donna terribile.

Per non parlare di La Casa degli Spiriti dove per sopravvivere si doveva innamorare di Meryl Streep per poi morire e rinascere come fantasma. Insomma non c'era pace al cinema per cui ha preferito calcare la scena dei teatri più prestigiosi del mondo da Londra a Brodway in musical.
L'Italia non mancherà di importare tale opera con un allestimento imbastito in quattro e quatr'otto come di solito fa ultimamente con tutti i musical perchè i cantanti cantano in Play Back facendo perdere il coinvolgimento emozionale dello spettacolo dal vivo.



domenica 9 ottobre 2016

ROBERTO BOLLE LA SUA DANZA LIBERA FRA TV E TEATRO

                     
         
Comincia alla grande Roberto Bolle facendo parodia con Virginia Raffaele di Carla Fracci e poi un balletto con la ballerina vera che gradisce l'omaggio passando ad una scena di Giulietta e Romeo con la prima ballerina dell'Alvin Theater di New York.

Il duetto di danza moderna non convince: Roberto Bolle e AnnaTsygankova non sono all'altezza del solista americano in un leit motiv a ritmo molto sensuale e sexy che andava danzato su queste note muovendosi sinuosamente invece che rigidamente a tecnica perfetta ma non di effetto sexy.
Non so chi abbia fatto questa coreografia ma sicuramente non è un americano o un Francese. Non ci siamo. E fuori uno.
Non sembre i ballerini grandi nel classico lo sono altrettanto con il moderno.La Tsygankova per esempio è stata strepitosa nel Don Chisciotte.
Meglio allora il duetto con Jovanotti più scanzonato e maschio.

Michela Ramazzotti e la Cortellesi fanno pena. Se l'intento di Bolle è far amare la danza da tutti con questo trio strampalato l'operazione è impossibile.
Alla compagnia si sggiunge Pandolfino per cogliere l'occasione di presentare il loro ultimo film di quelle due. Sì perchè Michela ormai viaggia sempre in coppia al femminile nel quale ha il ruolo della piccola. Fighetta in amore con la madama di turno. Non ci siamo. E fuori due tranne Elio che con il swing se la cava bene.
Il duetto con Alicia Amatrian (nella foto in Tour) invece è strepitoso: la coppia è bellissima e la sensualità evidentemente dipende tutto dalla ballerina che oltre ad essere tecnicamente perfetta nelle movenze aggiunge quel filo di sex appeal a rendere la performance accattivante da grande applauso.
Ecco che la coppia Bolle e Nicoletta Magni prima ballerina della Scala riprende con un ritmo swing già visto nel Gala di Roberto adn Friends un ritmo che è molto congeniale a questa ballerina  spiritosa  aggraziata e leggiadra più farfallina che femme fatale come Alicia.

Bolle non ha problemi è sempre sè stesso. Molto prince sia in classico che moderno.Bellissimo e possente ma dolce anche dal vivo
Immancabile l'appuntamento con Il Lago dei Cigni, lui è in calzamaglia color carne trasparente praicamente a nudo con perizona a vista pacco.Un classico per Bolle. Il pacco dico.
Che dire dellA DANZA In Tv? Piace sicuramnte ma manca la magia del Teatro dal vivo, con le coreografie seguite in religioso silenzio dal pubblico attento mentre in Tv è intervallato da presenze di conduttrici che non sono pertinenti con uno spettacolo di danza per cui lo distraggono anche se nulla si vuol togliere alla bellezza e simpatia di Luisa Ranieri e tutti gli altri ospiti.Piace invece la voce in sottofondo che recita i versi ad accompagnare l'inizio delle scene perchè non distrae dallo spettacolo accettuandone invece l'interesse. C'era bisogno di un cheek-to-cheek con la Ranieri? No. Ma Robbertoooo! Grida lei di gioia come fece la Sofia agli Oscar. E ci credo.
Ora è in scena il duetto al maschile già visto nel Tour Gala 2016  con le coreografie di Roland Petit che è quello che io avevo preferito in assoluto perchè Bolle si esprime al meglio anche a livello sentimentale.
Insomma c'è al massimo.

venerdì 30 settembre 2016

OTTOBRE FESTIVAL PARMA 2016

 TEATRO REGIO PARMA                                                                           E BUSSETO


venerdì 16 settembre 2016

NOTRE DAME DE PARIS


(Osservazioni dal PalaCassa di Parma nell’aprile 2003 DI Notre Dame de Paris in spettacolo Live)

Sullo sfondo un grande muro composto da cubi che si aprono e si chiudono in una scenografia caleidoscopica che accompagna le canzoni ed i balletti in un susseguirsi di acrobazie altallenanti e saltellati.
Tutti giovanissimi, i ballerini formano anche il coro delle canzoni dei protagonisti: “il gobbo” Quasimodo (Giò Di Tonno); Frollo Arcidiaco di Notre Dame; Febo capitano delle Guardie, Gringoire, poeta e Clpin capo degli emarginati.

Ed infine lei, la protagonista femminile Lola Ponce una delle voci più melodiose sentite negli ultimi anni.






“Zingara, zingara, zingaraaaaaa!” grida muovendo sinuosamente il corpo come un’odalisca.Regina di una Corte dei Miracoli: stranieri, clandestini, esclusi, uomini e donne che vivono all’ombra della Cattedrale, perseguitati ed emarginati.

Il niente che conta niente, capitanati da Clopin la cui voce possente esprime tutta la rabbia dei pezzenti.
Zingara, pagana e straniera, Esmeralda va incontro al suo destino di strega ammaliatrice che ha fatto innamorare l’arcidiacono ed il cappellano delle guardie, suo carnefice, nonché il gobbo suo amore disperato che si lascerà morire per lei.
Lei, che sarà impiccata con tutti gli emarginati messi alla gogna che gridano a tutta forza “Libertà”,


 mentre “DUE TORRI” gigantesche sinmbolo della Cattedrale, archetipo della Grande Madre come una sorte di Grande Mela newyorkese, che tutti avvolge protettiva sotto le sue ali, danzano roteanti in circolo fino a sparire.
Questo inquietante scenario fa da cornice a una storia di quattro secoli or sono.
E ora, nel 2000? Uguale.
Una curiosità:Notre Dame de Paris è apparsa in scena per la prima volta nel 1998 a Parigi, tre anni prima del fatidico 11 settembre con l'attacco alle torri gemelle.
Un evento tragico che ha segnato il mondo cambiandolo per sempre, così come lo è stato con l'opera di Cocciante che ha dato una svolta a questo genere di spettacolo imponendosi su tutti quelli a seguire fino ad oggi facendo risorgere il genere musical che sembrava ormai in declino.
Un musical geniale e pieno di passione come tutta la musica e le canzoni dell'autore Riccardo Cocciante.

       

mercoledì 27 luglio 2016

BEJART BALLET LAUSANNE APRE PARMA ESTATE 2016




Dai primi passi che si muovono sul palco nel cortile della Pilotta a fare da cornice all'evento Parma Estate 2016,  si capisce subito la differenza fra le coreografie di Béjart e tutte le altre del balletto contemporaneo.
Quì ci troviamo di fronte alla Danza quella pura fatta di leggiadrìa grazia ed eleganza: i movimenti sono sinuosi delicati e sensuali che fanno pensare a quel versetto del Rinascimento di Lorenzo de' Medici “Quant' è bella giovinezza he si fugge tuttavia chi vuol esser lieto sia di doman non c'è certezza. Magnificat!
Con Suite Barocco infatti si viene catapultati in una lode rinascimentale a tutta festa nella quali si tuffano i fanciulli al canto degli uccellini mixato agli acuti dei cantori in sottofondo in un ritmo piroettante dinamico saltellante allegro immerso in una felicità da sogno impossibile da vivere nella realtà.


I danzatori si muovono in assolo, in gruppo con movimenti in sincrono scanditi dai gorgheggi impregnati di sensualità gioiosa che mette il frizzo a tutti gli spettatori. Fanciulle in fiore, giovinetti imberbi girotondi e salti in alto fanno un affresco rinascimentale che si immagina immerso in una natura perchè in origine la coreografia era stata creata da Bejart per accompagnare una sfilata di Versace ai Giardini di Boboli di Firenze, quando la moda del made in Italy si stava imponendo in tutto il mondo.
Le performance continuano con Etude pour Dame aux Camelia in un assolo struggente e romantico ad accompagnare l'agonia di Margherite Gautier di Dumas tradotto in Violetta nella Traviata di Giuseppe Verdi.

Molto curioso e pittoresco il balletto Bhakti dedicato agli dei Shakti e Shiva traducendo la danza  indiana in movenze occidentali pur mantenendo intatta la mimica esotica delle braccia e gambe rigidamente piegate su un corpo che invece svita sensualmente al ritmo indiano tradizionale: Tac tac tachetac-tacchita-chetacchetì..
A seguire Improptu le coreografie si compongono secondo l'arte di Béjart, sinuosamente elegante e raffinata con i giovani danzatori che fanno figure classiche del balletto contemporaneo. Infine l'attesissimo Bolero che anche se ormai conosciutissimo da tutti avvince sempre come la prima volta con il suo ritmo incalzante in un rituale di amore e morte con la vittima che danza sul tavolo eccitando tutti i danzatori intorno che voracemente si vorrebbero cibare di lui o di lei: mors tua vita mia a scandire il ciclo  della vita degli animali prede e predatori. Questa sensualità vorace e cannibalesca contrasta con la finezza spirituale  di tutte le altre coreografie di Béjart Ballet Lausanne a delineare la personalità di un artista fuori dal comune che ha lasciato una ricca eredità sulla quale danzare di rendita, e fra questi un suo allievo seguace come il direttore artistico Gil Roman che ha firmato questa performance traducendo fedelmente lo spirito del maestro.
Applausi entusiastici alla fine con tanti bum bum cadenzati con i piedi perchè il ritmo del Bolero risuonava ancora nella testa.



GIULIETTA E ROMEO A SARAJEVO


Giulietta e Romeo è stata tradotta in tanti contesti, basta che ci siano due giovani che si amano con parenti e affini che li contestano che scatta subito il mito quando l'amore trionfa con la morte dei due.
Chissà quanti giovani innamorati sono morti sotto le macerie del Bataclan, o di qualche attentato terrorista perpetrato in qualche parte del mondo che sono poi passati innosservati senza alcun clamore.
La storia di Giulietta e Romeo è ancora viva ai giorni nostri perchè gli amanti di Verona sono rimasti vittime della sfortuna anche per le comunicazioni inefficienti. Forse ai tempi dei telefonini la tragedia non si sarebbe consumata ma tradotta in semplice fuitina, con Giulietta che rimane incinta per cui Montecchi e Capuleti sono costretti ad accettare il matrimonio riparatore già celebrato in gran segreto.

La storia di Shakespeare è avvincente perchè c'è tutto un contesto e un'ambientazione che fanno da contorno all'amore puro di due giovani adolescenti che intenerisce i cuori anche più duri perchè scelgono di morire per riunirsi nell'eternità.
Giulietta e Romeo scelgono ed è per questa loro libertà che sono immortali  affascinando tante generazioni di giovani.
Ma la Compagnia Junior Balletto di Toscana ha messo in scena l'ennesima versione di Giulietta e Romeo rivisitata in un contesto religioso: lei musulmana e lui serbo che vivono un amore contrastato dalle famiglie in difesa delle proprie tradizioni culturali e religiose.
Giulietta è sempre in bilico tra velo e non velo che vorrebbe togliersi definitivamente per vivere all'occidentale con il suo Romeo che per primo la spoglia di tutti i veli che coprono una giovane fanciulla musulmana: la veste il velo sulla testa e la verginità. Niente e così sia. Neanche fosse una delle casalinghe del nord est che per prime hanno posato in calendario senza velo afidando il cattolicissimo Veneto. Ma un conto è la religione cristiana che tutto perdona, un altro è quella musulmana sempre pronta alla vendetta per mano della Jihad.

Così i due giovani in fuga da Sarajevo sono freddati da un cecchino senza che abbiano scelto di morire. E se il cecchino ha mirato giusto è il balletto che fa cilecca perchè toglie tutto il pathos alla tragedia Shakespeariana con la morte dei due amanti che è solo un fatto casuale.
Per tradurre Giulietta e Romeo in salsa musulmana ci voleva uno sforzo in più e per fare del balletto una performances memorabile ce ne voleva un'altro rappresentato da un minimo di scenografia onde evitare il saggio ginnico di danza contemporanea.
I ballerini sono tutti molto bravi e la performance che rimane impressa è la scena d'amore di Giulietta e Romeo, eseguita  con le nudità arrotolate nel lenzuolo in un vedo-non-vedo molto erotico ma elegante come se fosse avvolta in un pudore verginale del quale riesce a liberarsi solo ad atto compiuto, sì ma d'amore e di morte così come le lenzuola evocano come una sorte di sudario. Un flash molto azzeccato che è riuscito ad elevare tutto il balletto  a un livello ricercato e originale grazie alla direzione artistica di Cristina Bozzolini.

Lo spettacolo è stato molto applaudito ed apprezzato perchè effettivamente eseguito con tecnica perfetta sorprendente per tanti ragazzi giovani. Tutto molto bello tranne la traduzione che non ha centrato lo spirito di amore puro e sensuale dei due amanti nella tragedia soli contro tutti, focalizzando  il tema in un contesto di guerra di religioni che di vittime ne ha fatte milioni, anche tutti insieme in soluzione finale.
Romeo e Giulietta sono gli amanti di Verona quelli immortali. Il resto è solo un tentativo di imitazione a “risonanza magnetica” spesso a sproposito e riuscito male per cui si ribadisce il concetto espresso lo scorso anno con le opere tradotte in balletto che hanno deluso perchè non attinenti né all'opera, anche se cantata in sottofondo, né al balletto classico in un pasticcio che voleva solo essere di grande effetto.
Il balletto Junior di Toscana ha chiuso l'evento Parma Danza 2016 che nel complesso è stato soddisfacente per tutti spaziando dal classico al contemporaneo con perfornances di buon livello.

ROBERTO BOLLE AND FRIENDS IN TOUR 2016



Roberto Bolle continua a raccogliere grandi consensi e successi perchè è il più bel ballerino sulla scena della danza classica coniugando perfettamentre la bellezza scultorea di un danzatore di colore alla tecnica di grande slancio di un Rudolf Neureyev il più grande di tutti i tempi.

Lui è sicuramente il più bello. Per questo ad ogni apparizione fa fremere le platee che alla fine esultano con un tripudio di fiori lanciati a scena aperta dai palchi. Wow wow wow il pubblico va sempre in delirio e lui ringrazia con una mano sul cuore.
E un occhio al portafoglio questa va detto perchè ormai si affida a delle produzioni che ne curano il tour raccogliendo  sponsor così come si fa con le star del rock internazionali in un pragmatismo molto americano della scuola American Ballet Theatre di Nev York  mixato ad arte di classico rigore di quella del Teatro alla Scala di Milano.


Asse Milano New York è sinonimo di grande energia creativa e produttiva ad offrire un prodotto d'eccellenza. E Roberto Bolle ce lo offre sempre più ricco e nuovo raggiungendo come in questa ultima edizione del Viaggio Nella Bellezza il clou per gli effetti speciali tecnologicamente accattivanti e la scelta di grandi artisti di prim'ordine ad affiancarlo nelle sue performances.
Le quali restano quelle di maggior richiamo anche perchè lui è quello che maggiormente ha acquisito più esperienza negli anni come ballerino avendo iniziato giovanissimo e ora in età matura.
La maturità lo ha forgiato dando anima a quella statua greca degli esordi, sempre perfetta in ogni performances ma più fredda e distaccata come se si fosse concentrato nella tecnica perfetta piuttosto che in quella umana.
Molto importante è stato sicuramente l'incontro con Ronald Petit perchè in questo spettacolo lo ripropone a curare la coreografia tratta da Prost, ou les intermittences du Coeur nel quale Bolle si è manifestato in tutta la sua intensità danzando in coppia con Timofej Andrjashenko (dal Teatro alla Scala).


Il duetto è stato il migliore in assoluto nel quale Roberto Bolle ha finalmente liberato tutto il suo eros compresso in una sorta di corteggiamento arrogante verso un giovane vittima (consenziente) del suo fascino di maschio dominante che si è tolto la maschera del principe delle favole. Il pubblico ha apprezzato particolarmente questa esibizione rispondendo con entusiasmo.


Infatti nel duetto Romeo e Giulietta con la dolce e soave Melissa Hamilton il suo pas de deux è stato più didattico, molto tecnico e puntigliosamente vicino al romantico Romeo ma emozionalmente poco partecipativo perchè ha lasciato il pubblico abbastanza indifferente anche se il Romeo e Giulietta era il più atteso.
Ma Roberto Bolle ha sorpreso come al solito nell'assolo aprendo lo spettacolo con un fondale in digitale sul quale si moltiplicavano le sue immagini-docu con le quali lui duettava in sincrono in una sorta di percorso della sua carriera. Questa tecnica l'avevamo già vista anni fa in trodotta da Michael Barishnicov il ballerino classico russo naturalizzato in America che per la prima volta abbiamo visto danzare mixando il classico al contemporaneo in calzoni giacca e camicia alternando le scarpe classiche a quelle sportive.
Anche Roberto si è cimentato in questa versione con Swing danzando scanzonato in calzoni e camicia bianca sulle musiche di Dean Martin insieme a Nicoletta Manni. Effetto stupefacente vedere Bolle in questo ballo americano ironico con una coreografia dinamica a ritmo rock di grande energia e comunicativa.


Bello bravissimo elegante ecclettico Roberto Bolle ha veramente entusiasmato anche con le performances di tutti gli altri suoi amici come Matthew Golding, Xander Parish (in un curioso assolo Ballet 101 ritmato da una voce in sottofondo a suggergli i passi) Dimitry Semionov Anna Tsygannkova (in Don Chisciotte con M.Golding) ed Elena Vostrotina nell'immancabile classico della Morte del Cigno.


Applausi scroscianti a tutti i ballerini sulla scena e in digitale sul fondale dove sono apparsi contemporaneamente in primo piano per sorrisi baci e abbracci in un Happy End all'americana. Un classico.

SVETLANA ZAKHAROVA OSSESSIONE CIGNO


Swan Lake Swan Lake Swan Lake. Il cigno è l'ossessione di ogni ballerina classica che volteggia sulle punte, possibilmente volando come nel finale di Billy Elliot, in alto come solo un uccello potrebbe fare.
Su questo punto la danza contemporanea ci ha lavorato sopra giocando sul fatto che il cigno è asessuato ovvero il maschio e la femmina che si fondono per incarnare una creatura molto vicina al divino.  Gesù nella Pietra filosofale rappresenta l'Androgine, ovvero la perfezione incarnata, intesa come sacrificio umano per volere del Padre Dio Onnipotente in un connubio sacrale di amore e morte. Perfetto.
Così il cigno è simbolo di perfezione animale che viene sdoppiato nel balletto classico nel trionfo dell'eros perchè a morire è l'amore del cigno bianco. Amore e morte. Perfetto.
Infatti la perfezione non è di questa terra per cui volendo cercare di volare senza le piume di un cigno, ma con le sole punte, si rischia di fare il salto della quaglia. In cucina si sa è abbinata sempre con il riso e Grand Marnier in un connubio delizioso e di rara delicatezza. Perfetto.
Non basta la statura alta per fare la ballerina eccelsa e nemmeno il tutto esaurito con un pubblico che accorre ricordando la ballerina fulgida che fu portando in scena la sua morte del Cigno. Una visione divina perchè solo il corpo longilineo e snodato di Svetlana Zakharova aveva saputo interpretare il cigno nell'ultimo respiro, con quel reclinare del capo che si chiudeva in sé facendo le ultime battute d'ali per poi spegnersi piano piano fino a formare tra il tutu' e le piume un batuffolo senza vita come un fiocco  che si perde nella neve. Perfetta in un connubio fra tecnica impeccabile e recitazione sublime che commuoveva il pubblico mandandolo in delirio.
Indimenticata Svetlana che si è riproposta con Amore accompagnata da musiche classiche importanti come Chaijckovsky per Francesca da Rimini, Bach per Rain Before It Falls e Mozart per Strokes Through The Tail e le coreografie rispettivamente di Yuri Possokhev, Patrick De Bana e Marguerite Donlon. Un trittico di danza contemporanea eseguito sulle ali coreografiche del classico  SwanLake  in un mixage di vari balletti.

Infatti in Francesca da Rimini tra lei e Paolo il terzo incluso sembra l'Uccello di fuoco che molesta la coppia di amanti fino a quando non li ucciderà con un accenno delle Rinni dei classici Greci che vengono a prelevare l'assassino (citazione anche dal film Ghost) mentre nel secondo Rain Before It  Falls Svetlana Zakharova seduta su una sorta di banco di scuola insegna a tenere schiena e testa dritta sul collo e non reclinata come quella di un cigno (la sua deformazione professionale). Nel terzo balletto Strokes Thrugh The Tail la citazione al Swan Lake di Matthew Bourne è quella più accattivante perchè piena di ironia beffarda anche se molto distaccata e ascettica da parte di Svetlana Zakharova per non perdere quell'aura divina di vestale della danza classica anche in un contesto di parodia del cigno maschio a rimarcare che solo le ballerine femmine possono essere prime donne della scena del Swan Lake.
Discorsi complicati che il pubblico non recepisce chiedendosi perchè Svetlana abbia smesso di rappresentare il Lago dei Cigni accontentandosi di farsi vedere su You Tube.


Allestire un balletto classico con scenografie e costumi è sempre molto costoso per cui si ricorre a questi Galà come una sorta di escamotage per continuare ad esserci e per non far morire il balletto classico il quale sta attraversando una fase di Canto del Cigno.


Solo così si spiega Amore  di Svetlana Zakharova in una sorta di messaggio subliminale nel nobile tentativo di riportare la danza conmporanea sulle basi del balletto classico. Impossible mission perchè ormai la danza contemporanea è tutta un'altra musica, molto più ritmata e a tambur o batteria battente, basata sulla ginnastica atletica da palestra, piuttosto che esercizi alla sbarra per cui il tentativo non convince del tutto. Se con Revelation aveva preso un'altra strada fuori dal classico doveva avere il coraggio di continuare a sperimentare su quella linea senza continuare in quella ossessiva di Swan Lake ad effetto più modesto e in una sorta di nostalgia canaglia, condivisa anche dal pubblico immedesimatosi nel commovente revival.  Perfettamente.

lunedì 23 maggio 2016

ATERBALLETTO. SPICCA IL DUO UNISEX


Puntualmente la Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto si è presentata a Parma Danza 2016 con una coreografia divisa in tre parti a cura della direzione artistica di Cristina Bozzolini.


La prima parte con Lego è un abbraccio corale nel quale cercare sé stessi nelle relazioni familiari e di gruppo costruite non tanto con la rete ma con i mattoni messi insieme  uno ad uno come tanti tasselli superando gli ostacoli incontratri per strada.
La danza è un saggio ginnico eseguito a scatti tra cubi che calano dall'alto o a quadrato a perimetro illuminato ai quali gli atleti si attaccano per eseguire le loro performance di gruppo, a coppie o in assolo.


Il secondo pezzo è 14'20” (il tempo della performance) spicca fra tutte per il duo unisex ad eseguire una coreografia astratta così come deve essere considerato il tempo secondo il pensiero di molti filolsofi.
Siamo ben lontani dalla messa in scena dell'AterBalletto di un paio di anni fa che ha suscitato grande entusiasmo con le coreografie accompagnate dalla musica di Ligabue nelle quali con “Certe Notti” si danzava il Sesso perchè in questo quadretto a duo non c'è nulla di carnale anche se i corpi di lui e lei sono entrambi in pantaloni e a torso nudo. Come una coppia unisex rappresentano una nuova filosofia di vita  a livello platonico piuttosto che di accoppiamento nel quale i due sessi non si differenziano ma sono elettivamente uguali anche se di diversa conformazione fisica (piccola  ed aggraziata quella della donna e più muscolosa quella del maschio) come le lancette di un orologio che scandisce due soli momenti della nostra vita, quando si nasce e quando si muore. La performance coinvolge il duo in un ascettico abbraccio da complicità amichevole senza alcuna implicazione sessuale perchè nell'istante in cui nasciamo e in quello della morte siamo tutti uguali.




Il terzo pezzo è Bliss con la musica di Keith Jarrett a riproporre il tema delle generazioni libere senza tetto né legge che hanno preceduto quella contemporanea la quale ha assimilato quella filolsofia di sentirsi liberi sublimando nel creare ed esprimere le proprie emozioni senza paura, anche di piangere da parte del sesso forte, ma in un abbraccio di fratellanza universale.
Molta partecipazione da parte della platera che ha applaudito entusiasta i danzatori perchè dall'Aterballetto provengono i migliori della scuola di Danza contemporanea, la prima in Italia ad essere fondata  e ad essersi imposta a livello Nazionale e non solo.




KATAKLO'. ATHLETIC DANCE CALDEIDOSCOPICA

 Tutto esaurito Sabato Sera per lo spettacolo Kataklo' il terzo dell'evento Parma Danza 2016 con la regia e la supervisione artistica di Giulia Staccioli.
Il segreto di questo successo è sicuramente dato dalla scelta delle musiche, a ritmo battente e molto cadenzato, molto importante nella danza contemporanea per accompagnare le performance innalzando ad arte la ginnastica ritmica. In questo caso molto sportiva perchè la tecnica è quella acrobatica di sport estremi o circensi.
Infatti Kataklo' è un verbo Greco a significare la libertà di movimento in tutte le sue forme anche quelle di contorcimento e piegamento frutto di un lungo lavoro che raggiunge la perfezione se iniziato fin da piccoli.

Lo spettacolo apre con una musica molto ritmata quasi ossessiva, da discoteca per intenderci, accompagnata dallo schioccare delle dita come nei musical anni 50 con West Side Story in primis quando le bande si fronteggiano per dare man bassa fra di loro.
I ballerini sono allineati muovendosi in sincrono per poi spargersi rompendo le fila ed iniziare il loro singolo percorso dapprima facendo capolino dai drappeggi nei quali sono avvolti per dare corpo a forme mobili per poi destreggiarsi arrampicandosi sulle funi nelle quali si attorcigliano come una sorta di lape-dance estrema per poi continuare su un' altalena nella quale prendere posto in tre facendo triangolo scomodo e trasgressivo per poi finire con salti acrobatici formando trapezio ad incastro umano con i ballerini uno sopra l'altro in equilibrio che sembrerebbe precario da impossible-mission ma che la tecnica affinata nell'allenamento rende stabile e sicuro.

La performance è divisa in due parti curata nelle coreografie da un ex ballerino di Kataklo', Paolo Benedetti, ed è composta da tanti quadretti che come tasselli formano un mosaico. Da qui il titolo Puzzle che si forma con tutti questi effetti coreografici in movimento a disegno colorato da sembrare un caleidoscopio così come si ammirano nelle parate dei grandi eventi sportivi in apertura delle Olimpiadi nei quali la Compagnia Kataklo' si è messa in luce facendosi conoscere in tutto il mondo, partendo dalle Olimpiadi di Sidney, i Giochi Olimpici di Torino 2006 per dire alcuni fino ad arrivare al Capodanno di Honk Kong e le Olimpiadi della cultura di Pechino. Parate che suscitano sempre molto entusiasmo, lo stesso che ha contagiato la regista Staccioli per far nascere un'Accademia con l'intento di formare  giovani talenti all'avviamento professionale dell'Athletic Dance Theatre quali ginnasti con attitudine artistiche e danzatori con quelle atletiche.

Passione danza e creatività acrobatica sono un connubio esplosivo scoppiato in questo tripudio di corpi in libertà tattico-artistico scattanti e dinamici e poi incastrati fra di loro in un abbraccio simbiotico fluttuante e modulante in bilico estremo creando suspence e urlo finale ad emanare adrenalina in tutto il teatro che ha risposto alla fine con tanti wow wow soprattutto quando i ballerini sono scesi dal palco fino alla prima fila prestandosi ai selfie che ormai sono di rito. Applausi scroscianti per la bellissima serata.




lunedì 2 maggio 2016

FOOL FOR LOVE (Pazzo d'Amore)


L'amore più folle è sicuramente quello dell'incesto che per la nostra cultura rimane un tabù anche  se nei tempi passati tra consanguinei ci si poteva sposare, purchè fossero discendenti di secondo grado come fratelli e cugini.
Cleopatra d'Egitto per esempio era salita al trono come sposa del fratello Tolomeo che lei aveva fatto decapitare per mano di Pompeo; anche tra i classici della Grecia l'incesto dell'edipo Re ci viene tramandato giustamente come una tragedia.
Sì perchè gli effetti di queste accoppiate sono sempre devastanti per chi le consuma anche solo a livello di intenzioni come narra la storia di Anna Bolena, caduta in disgrazia presso il marito Enrico, che per restare incinta aveva invitato il fratello nel suo letto senza poi riuscire a consumare stante la forte repulsione del suo familiare, sangue del suo sangue.
I legami di sangue sono già forti e non hanno bisogno dell'accoppiamento sessuale che invece serve solo a spezzarli lacerando l'anima.


Fool For Love (Pazzo d'Amore) in scena alla Fondazione Teatro due dal 6 al 10 di aprile, racconta l'incesto di due fratelli stemperato dal fatto che la loro torbida attrazione sia dovuta al fatto di essere fratelli ignari di esserlo.
Colpa del padre che viveva due menage familiari, uno regolare con la nascita del figlio Eddi e un altro clandestino con quella della figlia May. Moglie e amante erano all'oscuro della relazione ed i figli soffrivano per le continue assenze di questo padre perchè vigliaccamente si divideva fra l'una e l'altra famiglia. La prima volta che casualmente si sono tutti incontrati i due ragazzi si sono subito innamorati scambiando il loro legame di fratellastri come anime gemelle facendo accendere la scintilla della passione, che bruciava in fretta perchè basata sull'illusione fermo restando il torbido legame che li univa senza poter fare più a meno l'uno dell'altra. Ma lei avrebbe voluto continuare come sorella, lui invece no, lui voleva continuare ad amarla perchè dentro gli era rimasto l'odore di lei senza mutandine nel quale ardeva infilare ancora la sua testa così come faceva in quel momento nel riabbracciarla dopo mesi di separazione. Lei invece giocava di fioretto, prima assaggiandolo con lingua in bocca, poi cavalcandolo oscenamente per poi ritirasi facendo la sdegnosa come fosse di fronte a un caso umano irrisolvibile.


Difficile uscire da questa spirale nel quale stavano per essere risucchiati ma ad aprirli alla realtà comparivano in scena il vecchio padre (Roberto Abbati) morto a fare il moralista insieme a due pretendenti di entrambi (uno dei quali, Martin, Ivan Zerbinati) che mettevano alle strette i due fratelli. I quali uscivano di scena prendendo due strade diverse: uno muovendosi in senso inverso a quell'amante che lo stava aspettando suonando il clacson sulla strada e l'altra mettendosi in testa un piumino d'oca per ricominciare una vita distaccandosi dalla sua realtà.
Una realtà troppo pesante per entrambi che segnerà per sempre la loro vita futura di infelici perchè irrisolta.
La pièce è molto americana perchè l'autore della sceneggiatura è Sam Shepard regista e scrittore conosciuto al grande pubblico internazionale più come attore (il dramma è stato tradotto anche in film da lui stesso interpretato con Kim Basinger) e marito di Jessica Lange con la quale ha formato per diversi anni coppia intellettual-country essendosi ritirati a vivere in campagna.
A parte la tematica che comunque è universale, è il modo di recitare che distingue le opere degli sceneggiatori Americani da quelli Europei perchè i primi sono dei contemporanei che si esprimono con un linguaggio crudo senza filtri o metafore e mentalmente masturbati.
Sam Shepard aveva scritto questa sceneggiatura nei primi anni 80 e anche se mancava della classe di un O'Neil per esempio o di una raffinatezza di dialogo di un Arthur Miller di Dopo La Caduta, aveva comunque colpito facendolo assurgere a uno dei più grandi drammaturghi d'America premiato anche con la Palma d'Oro di Caness ed il Premio Pulitzer.


Di conseguenza la recitazione ha l'imprinting tutto americano che in questo dramma Pazzo D'Amore (Fool For Love titolo originale) è un filino esasperata con personaggi di maniera: May (Linda Caridi) assomiglia a Marilyn nella sua follia di svampitella part time e tragica di base che tra un bacio galeotto e un sorso di tequila fa volteggiare l'abito a ruota come fosse sopra il metrò nel film Quando la Moglie è in Vacanza con gambe nude al vento e mutandine open air.
Lui  (Raffaele Esposito) invece rappresenta il vagabondo folle, tontolone e divertente part time ma di fondo grande sporcaccione, che pare ispirato a Burt Lancaster nella Rosa Tatuata  Non male come trovata comunque perchè la pièce si segue con interesse fino all'ultima battuta perchè entrambi sono giovani  belli e accattivanti tenendo la scena sensualmente con vigore carnale e leggerezza crazy.
Applausi per tutti e in particolare alla regia di Fulvio Pepe.



LA BELLA ADDORMENTATA E LA BELLE

Una delle favole più suggestive del balletto classico è sicuramente La Bella Addormentata che al Teatro Regio è andata in scena Venerdì e Sabato con il Balletto dell'Opera di Kiev rigorosamente all'insegna della tradizione Ucraina di scuola Russia.

http://www.numeridanse.tv/en/video/1849_la-belle


A Parma Danza del 2006 avevamo assistito invece ad una originale e intelligente rilettura di questa favola del balletto classico di Petipa-Caikoyskij, ed è La Belle proposta da Les Ballets de Montecarlo (da non confondere con i Trokadero) firmata dal coreografo-direttore Jean Christophe Maillot. Per la Compagnia monegasca sotto la Presidenza della Principessa Caroline, allora di Hannover, il coreografo aveva concepito un balletto per riscoprire in chiave contemporanea il mito della fanciulla dormiente risalendo alle simbologie della crescita e alla metafora del divenire adulti della fiaba di Perrault. Il tutto in un'affascinante cornice scenica nel quale La Belle era stata imprigionata in un'enorme bolla di vetro a significare il letto di bambagia nel quale molte fanciulle sono immerse per sognare la vita piuttosto che per viverla. Al che provvederà il solito Principe che con un bacio la risveglierà aprendola al suo mondo. Tutto maschilista nel quale  lei vivrà di luce riflessa.
Un Balletto che aveva riscosso grande successo per l'allestimento dinamico e snello che aveva catalizzato l'attenzione fino alla fine dove quasi dispiaceva tornare a casa.


Non così per il Balletto dell'Opera di Kiev nel quale anche se ha fatto il pieno nella prima serata e quasi il tutto esaurito anche nella seconda, si è arrivati alla fine esausti da non poterne più di mascherine, principessine, damine e divertissment di corte fiabesca in un luccicchio di swarovsky abbaglianti.perchè l'importante è esagerare. Tutti, dalle fantesse alle fatine, dalle damine alle regine passando per la principessa tu-mi-stufi Bella Addormentata, avevano la loro coroncina in testa di Svarowsky a sottolinear lo sfarzo dei costumi (coloratissimi) e delle scenografie (fondali fiabeschi Disneyani) del Balletto Classico dell'Opera di Kiev che la Compagnia porta avanti da decenni immutata nel tempo, come si fa con le Commedie di Broadway: quando un'opera piace la si ripete all'infinito.
La Bella Addormentata poteva piacere di più se fosse stata snellita un filo perchè tre ore e mezza di balletto con le sforbiciate delle ballerine in punta, del fruscio dei tutù e delle figure piroettanti al ritmo della musica comparse tutte in scena una per una fino ad esaurimento scorte, ha fatto un po' perdere la pazienza a qualche spettatore visto sbadigliare in sincrono con il sonno della principessa Aurora.
La quale curiosamente era in color Cipria, il colore che ha trionfato agli Oscar 2016 dalla vincitrice  Brie Larson quando si è presentata al Party della serata a fine premiazioni. Rosa cipria e swarovsky è un connubio delicato e di alto grado di femminilità in polvere di maquillage nel quale le donne si sentono completamente a loro agio.


Gli unici a non luccicare sono stati gli arcieri e alfieri di Corte che hanno mantenuto la loro linea dinamica maschia al di là di ogni formula fisica da piumini di cipria di Rudolfiana memoria. Si salvi chi può!
Bene, il balletto si è salvato grazie alla tradizione seguita con la musica di Caickoyskij e le coreografie di Petipa eseguite con una tecnica perfetta  di precisione e di incastro delle varie figurine in un va e vieni in stile matriosca come avessero le ruote ai piedi  mettendo le ali a quelle  dei protagonisti per farli librar nell'aria emergendo in tutta la loro vitalità  scenica e classica secondo i canoni del balletto russo che predilige taglie minute. Senza innovazioni fantasiose e fuori tema Il Balletto dell'Opera di Kiev con questa Bella Addormentata ha raggiunto una tale perfezione nella tecnica da annoverarlo fra gli scolastici della danza classica. Nei quali si studia per imparare a memoria ogni passo ed eseguirlo mettendoci tutta l'anima. Perchè questa è danza classica mentre la bellezza è nell'occhio di chi la guarda.

giovedì 17 marzo 2016

FRANZ SCHUBERT IN PIANOFORTE AL TEATRO REGIO



Non c'è niente di più bello di una melodia danzata sulle note di un pianoforte al ritmo di un autore come Franz Schubert: allegro ma non troppo, andante, molto moderato ma sostenuto,  scherzo allegretto in trio o vivace con delicatezza. Le mani fatate erano quelle di Alexander Lonquich che Venerdì 16 marzo ha eseguito in concerto brani dell'autore tedesco.
Sonate con diverse tonalità ispirate a quelle di Mozart e Beethoveen passando dalle note a tasto battente in ritmo solenne o marziale per poi passare alla delicatezza delle melodie delle dita fluttuanti e a mani intrecciate. D'obbligo il religioso silenzio per raccogliere il suono di ogni nota a dare felicità all'anima che pare va distanziarsi dal corpo per danzare una musica solenne e celestiale.

 Non per niente Schubert è anche l'autore di quell'Ave Maria che tutti conosciamo e che ogni volta ci emoziona.
Le sonate di questi autori tedeschi (tra i quali anche Shumann e Sebastian Bach) si differenziano da quelle del francesizzato Frederic Chopin (polacco d'origine) le cui melodie sono invece tutto un crescendo dal dolce al  delicato vivace andantino moderato o sostenuto, quasi mai mai allegretto perchè  impregnate di un romanticismo decadente che ti avvince malinconicamente in modo struggente ad interpretare un'epoca come l'800 con l'amore vissuto con gli ardori dell'anima sublimati platonicamente e sfociati nelle affinità elettive fra due persone che si sentivano spiritualmente unite in un'esaltazione di quell'amor cortese iniziato con le saghe celtiche nel mito dei poeti cantori e suonatori.

Ma con tutti questi autori la musica del pianoforte è sempre magica e coinvolgente specie se a suonarla è un grande maestro come quello in scena, Alexander Lonquich, applaudito da una platea con tanto entusiasmo: sostenuto e andante.

sabato 5 marzo 2016

LES BALLETS TROCkADERO DE MONTECARLO


I Trockadero hanno aperto la stagione Parma Danza 2016.
Li avevamo già visti anni fa e rispetto a quella esibizione che aveva strappato tante risate  questa volta hanno davvero entusiasmato perchè le performances sono state strepitose svolte con una tecnica perfetta.
Appuntamento immancabile con il Lago dei Cigni sempre molto ironico il balletto ha spaziato tra Esmeralda e Don Chisciotte liberamente rivisitati per dare risalto ai personaggi femminili dei “travestiti” che sprizzavano energia muscolare esplosa con acrobazie di grande slancio che sopperiva alla mancanza di grazia delle ballerine classiche.


Senza grazia dunque ma con tecnica perfetta che ha rasentato la perfezione nella morte del cigno mimando perfettamente le movenze animaleche di un uccello a discapito di tutto il pathos dell'anima di Odile-Odette.
Perchè il cigno è un uccello, maschio, così come si sta diffondendo da diversi anni nel balletto (tradotto anche in film Billy Elliot)



che ha trovato la sua apoteosi con il Tour Matthews Bourne nel quale i cigni sono tutti maschi in amore e in baruffe.

                     

Lo spettacolo è stato molto apprezzato dal pubblico specialmente nel finale quando tutti insieme hanno salutato danzando abbracciati ed in sincrono raccogliendo giustamente applausi e tanti wow!

Parma Danza continua confermando gli appuntamenti con Compagnie Regionali come L'Ater Balletto e Compagnia Jun ior Balletto di Toscana  nonché Teatro San Carlo e con compagnie Internazionali come Il Balletto dell'Opera di Kiev con Svetlana Zakharova come Guest Star.


IL BUGIARDO. COMMEDIA DELL'ARTE TRAGICOMICA


Dopo il grande successo della Locandieraa  con la regia di Walter Le Moli in minuetto a costume d'epoca, torna Carlo Goldoni alla Fondazione Teatro Due in co-produzioine con il Popular Shakespeare Kompany con il Bugiardo per la regia di Valerio Binasco, innovato ai giorni nostri ma con le solite maschere :  Pantalone e Ballanzone, Colombina, Rosaura, Brighella e Arlecchino  che fanno da contorno al protagonista  Bugiardo nell'asse Venezia-Napoli dove la commedia dell'arte si traduce nell'arte di arrangiarsi rubando qua e là giusto per esserci. Canta Napoli!
Infatti il protagonista abbandonato dal padre quando aveva dieci anni è cresciuto a Napoli imparando l'arte di Pulcinella, (non la maschera ma il burattino archetipo di vitalità, un antieroe ribelle e irriverente alle prese con le contrarietà del quotidiano e i nemici più improbabili perchè bacchettoni creduloni e sciocchi) mettendo la pulce nell'orecchio di chiunque gli passi sottomano per manipolarlo facendone strumento del suo piacere in un mix fra il Don Giovanni ed il Petrucchio de La Bisbetica Domata passando dal Cyrano in conto alla rovescia.

Infatti lui, Il Bugiardo sig.Lelio Balanzone, si presenta mettendo la sua faccia ma come cavaliere bello e cortese che si destreggia abilmente in maniera truffaldina per conquistare due sorelle da tempo in attesa di maritarsi-bene perchè la maggior non si era mai decisa.
Con la complicità di una serenata che lui ruba al vero autore innamorato segretamente della maggiore Rosaura, il Bugiardo intorta tutti ivi comprese le due ochette in bellavista sul balcone le quali rientrate in casa litigano per contendersi la sua mano in quanto lui si è presentato come  nobile Marchese ricco e generoso.
Ben presto le balle di questa sorta di Don Giovanni che ha sedotto e seduce tutte senza mai averne accontentata una vengono scoperte riducendolo a capro espiatorio di una società perbenista e avida ma piena di malessere nella quale non si salvano nemmeno i servi Arlecchino e Colombina  perchè, bugiardo il primo e perbenista la seconda, assomigliano rispettivamente a Lelio e alle due sorelle  pese Rosaura e Beatrice. Quest'ultime rappresentano le piccolo borghesi contemporanee (anni 50), smaniose sotto le gonne ma ancora in condizione di assoluta soggezione al padre al quale acconsentono di trovar loro un marito con giudizio senza coinvolgimento della passione che le porterebbe al sicuro fallimento.

Fatti due conti infatti si rifugiano entrambe fra le braccia di professionisti in grado di dar loro lustro e decoro nella società lasciando intendere comunque che Il Bugiardo scacciato in malo modo  non tornerà a rinfocolar le loro case fredde e agiate. Perchè un conto è chiacchierare un altro è passare ai fatti dei quali loro si accontentano di sparlare. facendosi  i ...'azz d'altri. Così va il mondo  a misura di piccolo Paese.
 Per questo Il Bugiardo Lelio (Maurizio Lastrico) bello e solare con tanto di codino a capello riccio, collanina da vu' cumprà al collo, alto e dinoccolato quanto basta a renderlo accattivante e a dominar la scena, è il personaggio che attira più simpatie e consensi in quanto emarginato in una società imbiancata a sepolcro che lui per primo rifiuta finendo giustamente per venire rifiutato.


Ma che importa perchè proprio grazie a lui gli applausi sono scroscianti come irresistibile mattatore (visto anche in tv fra i comici di Zelig)
                   http://www.video.mediaset.it/video/zelig/storici/379246/maurizio-lastrico.html



 di una performance azzeccatissima insieme a tutto l'ensemble che coralmente si muove intorno in un  rimbalzo esilarante di botta e risposta che strappa tante risate spontanee e sincere a tutta la platea. Bellissimo spettacolo che ha entusiasmato dalla prima battuta fino all'ultima senza mai perdere un verso perchè questa performance di poesia si tratta con tanto di licenza fra le rime che non sono baciate dal sole “L-elio” ma da una Luna piena che capeggia nella notte fonda. Bugiarda come in tutti i sonetti di William Shakespeare ai quali si sono ispirati Carlo Goldoni ed il regista Valerio Binasco della Popular Shakespeare Kompany in un felice connubio in tragicomica commedia  molto applaudita.

COME NE VENIMMO FUORI. DALLA CACCA


Sabina Guzzanti è stata mattatrice, in una sorta di molologo di una stronza, folle e delirante all'Auditorium Paganini, un teatro che l'acustica non aiuta moltissimo a recepire bene le parole che  in questo spettacolo erano proferite da Sabina a mitraglietta facendo sfuggire importanti battute al folto pubblico
Il quale è rimasto in religioso silenzio per non perdere il filo rotto soltanto da una fila di spettatrici che ridevano continuamente. Bastava una parola: pizzeria. Ah ah ah, idoelogia...ah ah ah! Siamo tutti ...ah ah ah! nella merda (ed era qui che ci sarebbe stata la risata, ma ormai era già fatta).
Forse conoscevano il testo a memoria o forse no. Sabina ha tenuto il palco con un lungo monologo incessante e piroettante a ritmo frenetico (alternando la recita dal vivo a brani in stile rapper con microfono aiutata dal play-back) decisamente istrerico in una sorta di opera buffa proponendosi come la bella di Siviglia che tutti la vogliono ma nessuno la piglia. La battuta. Se non fosse stata... per la claque?


A pensar male si fa peccato e comunque ci aveva già pensato abbondantemente la Guzzanti a raccontare un secolo di “merdolanum” dal quale lei emergeva con una visione a posteriori, perchè partiva dal 2041 correndo l'anno a retro fin dagli albori della nascita dell'ideologia liberale dopo la rivoluzione del 700 francese, che si espandeva a macchia di leopardo. A tal sproposito citava il premio dell'economia Nobel Freedman come capostipite di un'amministrazione canaglia che andava da Margaret Tatcher ad Angela Merkel, passando da Emma Marcegaglia.  La solidarietà tra donne specie quelle superiori di potere non è nelle sue corde essendosi auto-assurta a vestale dell'ideologia ad personam neo-liberista dura e pura super partes. Parte extremista  in contrapposizione a Matteo Renzi che con la sinistra vira a destra.
Alzi la mano chi sia stato escluso. Per fortuna sua, perchè la Guzzanti andava giù molto duro facendo l' imitazione di Silvio Berlusconi che, dopo aver ingoiato una pasticca come Gary Oldman in Leon, si trasformava da Presidente del Consiglio con l'accento meneghino a Capo mafioso con l'accento siciliano intercalando le parole con un minchiono a destra e a manca. Mancava solo un passo, quello che dalla farsa portasse alla tragedia per dare un tocco di lirismo ai versi gutturali della Guzzanti ad elevar in alto la performance.



Ed ecco allora che in sottofondo si udiva il canto della Maria Callas in Casta Diva mentre la Sabina-vestale dell'ideologia faziosa continuava nelle sue elucubrazioni immersa ieraticamente come in una sorta di masturbazioni mentali simil vergin-fica-economy dove era solo lei a godere nell'ascoltar i suoi versi di un piacere sadico e perverso che si libravan in liberal-cazzeggio a “dido” roteante puntato in alto.
Un due tre...stalla. La sinfonia era spietata e dissacrante ma fino ad un certo punto. Infatti dalla mischia tra il sacro ed il profano salvava il Papa dicendo che finalmente Uno facesse  il cristiano, portandoci alla mente il nostro Francesco. Il quale effettivanente per questa sua riscoperta cattolica-gesuita riceve il plauso da tutto il mondo Sabina inclusa che in questo caso era nella parte come icona con tanto di corona simil spine a tutto gel extra strong.


Stroncando quì e là ce ne aveva per tutti senza esclusione di colpi attribuendo ai ricchi di potere che tengono le fila delle borse e quant'altro tutte le colpe del mare di merda in cui siamo (eravamo) affondati e dalla quale "Ce ne dobbiam tirare fuori".
Purtroppo non diceva come, perchè  di fare opposizione son capaci tutti chi più, come lei, chi meno come la massa di pecoroni in cui lei ci ha identificati, mentre trovare la soluzione per un problema così grande bisogna essere geni. Mica affabulatori stronzi. Come ne Venimmo Fuori è infatti il titolo del monologo con il quale è uscita  la Guzzanti in questa performance per  indottrinare ulteriormente i suoi fans televisivi, visto che dai palinsesti della Tv è stata sospesa  per scarsità di ascolti.

mercoledì 10 febbraio 2016

LE NOZZE DI FIGARO

La stagione lirica al Teatro Regio di Parma ha aperto con l'opera buffa Le Nozze di Figaro di Wolfang Amadeus Mozart.
Allegro, andante, licenzioso ma non troppo, brioso assai fra complotti in camere da letto con damerini che entrano ed escono dai tavoli che si interscambiano per non incorrere nelle ire di qualche marito che fiuta il tranello perchè le corna in testa gli pesano davvero.
L'opera a suo tempo era stata molto osteggiata dall'Imperatore D'Austria perchè fomentava l'odio fra le classi sociali mettendo servi e padroni gli uni contro gli altri in continui battibecchi che sfociavano nel dramma il quale girava intorno ad un tema centrale molto discusso come il diritto alla prima notte con la sposina, per dar l'addio al celibato facendo portare al marito le corna con dignità poiché il frutto della sua amata era stato colto per primo dal suo padrone facendogli un grande onore.

Mancando di rispetto alla onoratissima serva innamorata del fidanzato il barbiere Figaro, è ovvio che l'onore al signor Conte venga calpestato anche se con molta grazia al ritmo delle musiche di Mozart.
Intorno al Conte d'Almaviva che freme per avere la servetta di sua moglie signora Contessa, ruotano diverse coppie cantando come se danzassero perchè seguono un ritmo vivacemente mosso nell'intercalare i personaggi in scena. Mozart non è certo Verdi che dalla farsa alla tragedia l'Opera si compie, perchè per il primo è tutto un crescendo fra suspence e colpi di scena per arrivare al lieto fine. L'ambientazione infatti è quella settecentesca poco prima della rivoluzione quando le masse proletarie si stavano risvegliando in tutta europa seguendo il là della Rivoluzione Francese ad abbattere l'Ancienne Regime e con esso tutti i sorprusi della classe nobile con lo Jus Primae Noctis in testa.


Alla fine è comunque il buon senso a trionfare, quello dei servi che dan lezione ai padroni facendosi valere con diplomazia e classe ricorrendo a piccole astuzie e tranelli nei quali tutti si muovono d'accordo ed in perfetto sincrono conquistando i padroni con la loro leggerezza dalla quale si sentono spiazzati. Questa opera sembra comunque un calderone pieno di elementi sui quali ridere o riflettere: il tema Figaro infatti è ripreso anche da Gioacchino Rossini con il Barbiere di Siviglia sempre tradotto in opera buffa mentre per lo Jus Primae Noctis sono stati girati molti films tra i quali uno con il titolo omonimo diretto da Pasquale Festa Campanile con Lando Buzzanca nel ruolo del “nobile”di un piccolo feudo, Ariberto da Ficulle sposato a una donna brutta Matilde nipote di un re, che lo fa invogliare a ripristinare questa legge barbara che tante vittime e dolori aveva seminato fra le classi povere così come è stato drammaticamente rappresentato con il film su William Wallace, Braveheart.

La curiosità è nella nota di costume perchè Mozart, compositore Viennese, pur muovendosi in un contesto libertino così come è stato il 700 prima e dopo la rivoluzione, la lotta di classe sia sviluppata ritornando ad un periodo medievale in un contrasto molto stridente tra quella realtà e la storia che invece ci è stata tramandata da autori come i veneziani Antonio Casanova e Carlo Goldoni, oppure con il francese Choderlo de Laclos per Le relazioni Pericolose  o Michel De Ville sceneggiatore e regista di Benjamin ovvero le Avventure di un Adolescente, nei quali i personaggi si  muovono licenziosamente in un ambiente libertino e libertario.
Questo per dire che l'Austria invece fosse ancora molto indietro rispetto alla Francia ed all'Italia. Lo conferma anche il fatto di Maria Antonietta che arrivando in Francia per andare sposa a Luigi sedicesimo rimanesse sorpresa e poi affascinata da tanto libertinaggio nei costumi che a Corte della sua regina-madre Maria Teresa D'Austria non si immaginavano neppure.


Le Nozze di Figaro sono divise in quattro atti, ridotti a due in questa Stagione Lirica del Teatro Regio con l'intento di snellire la rappresentazione mentre invece l'ha appesantita arrivando faticosamente alla fine accolta come una liberazione più che ovazione stante la fissità del quadro scenografico nel quale non è bastato smuoverlo facendo sfilare in platea alcuni protagonisti per dare un effetto happening perchè ha lasciato indifferenti. Un conto è far sfilare un comico, un protagonista di musical, un altro è un tenore od un soprano il cui bel canto è bello ascoltare sul palco come da tradizione.
La regia di Mario Martone molto vivace con le donne rivali che si accapigliano prendendosi per i capelli ha dato un ritmo esilarante a quello già  frizzante della musica di Mozart facendo dell'opera buffa una sorta di sceneggiata napoletana. Dispiace per chi non è andato a vedere gli interepreti tutti bravissimi tra i quali Roberto De Candia ed Eva Mei, Laura Giordano Simon Orfila (nel ruolo di Figaro). Coro del Teatro Regio diretto dal maestro Martino Foggiani in co-produzione con L'Orchestra Filarmonica Italiana con l'allestimento del Teatro di San Carlo di Napoli.
Come volevasi dimostrare: jamme jamme jamme ja, funiculì funicula'. Ue' ue'!