mercoledì 10 febbraio 2016

LE NOZZE DI FIGARO

La stagione lirica al Teatro Regio di Parma ha aperto con l'opera buffa Le Nozze di Figaro di Wolfang Amadeus Mozart.
Allegro, andante, licenzioso ma non troppo, brioso assai fra complotti in camere da letto con damerini che entrano ed escono dai tavoli che si interscambiano per non incorrere nelle ire di qualche marito che fiuta il tranello perchè le corna in testa gli pesano davvero.
L'opera a suo tempo era stata molto osteggiata dall'Imperatore D'Austria perchè fomentava l'odio fra le classi sociali mettendo servi e padroni gli uni contro gli altri in continui battibecchi che sfociavano nel dramma il quale girava intorno ad un tema centrale molto discusso come il diritto alla prima notte con la sposina, per dar l'addio al celibato facendo portare al marito le corna con dignità poiché il frutto della sua amata era stato colto per primo dal suo padrone facendogli un grande onore.

Mancando di rispetto alla onoratissima serva innamorata del fidanzato il barbiere Figaro, è ovvio che l'onore al signor Conte venga calpestato anche se con molta grazia al ritmo delle musiche di Mozart.
Intorno al Conte d'Almaviva che freme per avere la servetta di sua moglie signora Contessa, ruotano diverse coppie cantando come se danzassero perchè seguono un ritmo vivacemente mosso nell'intercalare i personaggi in scena. Mozart non è certo Verdi che dalla farsa alla tragedia l'Opera si compie, perchè per il primo è tutto un crescendo fra suspence e colpi di scena per arrivare al lieto fine. L'ambientazione infatti è quella settecentesca poco prima della rivoluzione quando le masse proletarie si stavano risvegliando in tutta europa seguendo il là della Rivoluzione Francese ad abbattere l'Ancienne Regime e con esso tutti i sorprusi della classe nobile con lo Jus Primae Noctis in testa.


Alla fine è comunque il buon senso a trionfare, quello dei servi che dan lezione ai padroni facendosi valere con diplomazia e classe ricorrendo a piccole astuzie e tranelli nei quali tutti si muovono d'accordo ed in perfetto sincrono conquistando i padroni con la loro leggerezza dalla quale si sentono spiazzati. Questa opera sembra comunque un calderone pieno di elementi sui quali ridere o riflettere: il tema Figaro infatti è ripreso anche da Gioacchino Rossini con il Barbiere di Siviglia sempre tradotto in opera buffa mentre per lo Jus Primae Noctis sono stati girati molti films tra i quali uno con il titolo omonimo diretto da Pasquale Festa Campanile con Lando Buzzanca nel ruolo del “nobile”di un piccolo feudo, Ariberto da Ficulle sposato a una donna brutta Matilde nipote di un re, che lo fa invogliare a ripristinare questa legge barbara che tante vittime e dolori aveva seminato fra le classi povere così come è stato drammaticamente rappresentato con il film su William Wallace, Braveheart.

La curiosità è nella nota di costume perchè Mozart, compositore Viennese, pur muovendosi in un contesto libertino così come è stato il 700 prima e dopo la rivoluzione, la lotta di classe sia sviluppata ritornando ad un periodo medievale in un contrasto molto stridente tra quella realtà e la storia che invece ci è stata tramandata da autori come i veneziani Antonio Casanova e Carlo Goldoni, oppure con il francese Choderlo de Laclos per Le relazioni Pericolose  o Michel De Ville sceneggiatore e regista di Benjamin ovvero le Avventure di un Adolescente, nei quali i personaggi si  muovono licenziosamente in un ambiente libertino e libertario.
Questo per dire che l'Austria invece fosse ancora molto indietro rispetto alla Francia ed all'Italia. Lo conferma anche il fatto di Maria Antonietta che arrivando in Francia per andare sposa a Luigi sedicesimo rimanesse sorpresa e poi affascinata da tanto libertinaggio nei costumi che a Corte della sua regina-madre Maria Teresa D'Austria non si immaginavano neppure.


Le Nozze di Figaro sono divise in quattro atti, ridotti a due in questa Stagione Lirica del Teatro Regio con l'intento di snellire la rappresentazione mentre invece l'ha appesantita arrivando faticosamente alla fine accolta come una liberazione più che ovazione stante la fissità del quadro scenografico nel quale non è bastato smuoverlo facendo sfilare in platea alcuni protagonisti per dare un effetto happening perchè ha lasciato indifferenti. Un conto è far sfilare un comico, un protagonista di musical, un altro è un tenore od un soprano il cui bel canto è bello ascoltare sul palco come da tradizione.
La regia di Mario Martone molto vivace con le donne rivali che si accapigliano prendendosi per i capelli ha dato un ritmo esilarante a quello già  frizzante della musica di Mozart facendo dell'opera buffa una sorta di sceneggiata napoletana. Dispiace per chi non è andato a vedere gli interepreti tutti bravissimi tra i quali Roberto De Candia ed Eva Mei, Laura Giordano Simon Orfila (nel ruolo di Figaro). Coro del Teatro Regio diretto dal maestro Martino Foggiani in co-produzione con L'Orchestra Filarmonica Italiana con l'allestimento del Teatro di San Carlo di Napoli.
Come volevasi dimostrare: jamme jamme jamme ja, funiculì funicula'. Ue' ue'!


                 

LA SIGNORINA JULIE


La signorina Julie, ovvero l'aristocratica che seduce il servo alla faccia della cameriera sua fidanzata, è andato in scena a Teatro Due dal 9 al 13 gennaio 2016.
Il tema è stato trattato ampiamente da vari autori sia in letteratura che nello spettacolo cine e tv nei quali è stato tradotto in maniera elegante e patinata, ruvida e diretta o in commedia brillante.
Infatti  nel film di Woody Allen in To .Rome  With Love quando Ellen Page , combattuta a lasciarsi andare col fidanzato della sua migliore amica, cita appunto la “signorina Julie” calandosi perfettamente nei suoi panni dall'alto della sua mente colta ed elevata rispetto a quella dell'amica.


Anche in Tv l'argomento è stato ripreso da un serial molto seguito in stile peplum come Spartacus Sangue e Sabbia nel quale si assisteva alle vicissitudine dei Gladiatori a Capua presi di mira dalle ricche matrone per il loro sollazzo in coppia o in ammucchiata. Una di queste era arrivata a prendersi una schiava perchè con la sua gelida manina le preparasse la cosina per essere montata dal suo fidanzato-gladiatore sul quale la padrona aveva messo gli occhi.
Alla faccia delle lacrime che la schiava poi versava in privato davanti a lui dovendo fare in presenza della padrona buon viso a cattivo gioco.
Insomma un gioco erotico molto crudele perchè colpiva la sfera dei sentimenti di un amore pulito e forte come quello dei due schiavi. Prendersi gioco dei sentimenti è sempre molto pericoloso più di quanto lo faccia il fuoco della passione che una volta spento lascia l'amaro in bocca ai protagonisti che comunque possono riprendere  le loro strade mentre se l'amore vero viene ferito le conseguenze possono essere devastanti portando molto spesso alla pazzia come quando l'anima è spezzata in due. Tutto dipende dall'intensità che non sempre la ragione può stemperare non riuscendo a prevalere. Questa è la vita con tutte le sue complessità.


Tornando alla Signorina Julie la complessità è semplificata dalla presenza della serva-fidanzata-umiliata e ferita che trionfa nel dare l'esempio di vita esemplare e lineare  spiazzando i due amanti clandestini nello spegnere definitivamente il loro fuoco di paglia con una battuta: “Perchè fare una vita di sacrifici e di rigore per essere all'altezza di una dama di serie A) quando questa fa di tutto per essere una puttana?”.
Il complesso di inferiorità sfuma in un attimo quando diventa conscia della sua superiorità morale.  E qui la lezione della cameriera è illuminante perchè l'importante è stare al proprio posto nel quale, in questo contesto, diventa di serie A come punto di riferimento dei due amanti  che invece non sanno più che fare avendo sovvertito  con un colpo di testa l'ordine di una casa nel quale la linea di confine fra servi e padroni era ben delineata anche se il potere vero lo detenevano i proletari.


La signorina Julie invece è conscia della loro superiorità della quale ingenuamente voleva farne parte sentendosi in realtà umile e semplice non avendo capito invece l'importanza nel difendere il suo status di nobile privilegiata. Ma decadente. Infatti è caduta lasciandosi andare ad una passione aiutata da fiumi di alcol e birra in una notte di mezza estate dove risvegliandosi si ritrovava nuda e cruda senza un soldo in tasca non restandole altro che mettersi a rubare al padre su buon consiglio del servo seduttore ambizioso e rampichino, perchè lei senza soldi non valeva nulla.

Con l'arrivo del padrone della casa, il signor conte, grazie al sangue freddo della serva tutto torna al loro posto con un segreto nel loro cuore tutto da dimenticare. Così si spera perchè l'arma del ricatto ce l'ha in pugno la signorina Julie mentre si allontana con un rasoio in mano minacciando il suicidio per riaccendere lo scandalo soffocato sotto la cenere dalla mente di una serva.
Insomma zitti e mosca e tutti al loro posto dentro i ranghi ma con la signorina Julie senza la cresta.
Solo perchè si era lasciata andare ad un'insana passione! Per una volta l'arroganza l'ha fatta da padrona come piccola scintilla di sete di vita. Bevuta abbondantemente stante le cassette vuote di birra che i due amanti hanno lasciato vuote.
Sul palco una bellissima Sara Putignano incarnava Julie mentre il ruolo dei due servi era rispettivamente per Jean, Raffaele Esposito, e per Kristin, Ilaria Fallini. La regia era di Walter Le Moli con le variazioni composte ed eseguite da Chiara Girlando sull'opera dell'autore August Strinberg.