lunedì 29 dicembre 2014

ENRICO BRIGNANO E LA SUA EVOLUSHOW


La sai L'Ultima? Ne è passato di tempo da quando Enrico Brignano raccontava barzellette in Tv, emergendo fra tutti i concorrenti. 
Era nato il comico sempre più richiesto per rallegrar qualche format con i suoi monologhi esilaranti.
Un conto è comunque una scenetta un altro è uno show di tre ore  anche se  lui è bravissimo a sostenere. Il pubblico un filino meno.
Sabato 6 Dicembre al Teatro Regio di Parma con Enrico Brignano in Evolushow qualche palpebra pesante ha colpito lo spettatore risvegliato dalle risate del solito gruppetto che sembrava ridere con l'applausometro: battuta, risata, battuta, risata, battuta...E giù a battere le mani.

Certi comici così come molti attori vengono meglio in Tv. Lo sostiene anche Brignano raccontando aneddoti sui suoi fan che lo assalgono per un selfie o un autografo ma di fronte al suo diniego lo mandano a fan...perchè “er mejo in Tv”.
Inutile ripeterlo se non c'è intorno una storia accattivante come il Rugantino (con il quale ha avuto un grande successo), non si può riempire uno show con un monologo di tanti sketch.

Facce ride'...Si vabbè per qualche minuto. Infatti quando passa a fare il serioso si comincia a sbadigliare.
Difficile la vita di un comico. Lo era persino per Toto' che a tutt'oggi dei suoi innumerevoli spettacoli e film sono rimasti alla memoria solo piccole scenette diventate un cult come Geppi Gè, La marionetta pinocchio, il viaggio in Treno con il Senatore e le valigie, e così via.
Se Totò era della squadra napoletana, il discorso vale anche per quella romanesca con Gigi Proietti in testa molto apprezzato come attore mentre da comico è rimasto alla memoria con Tu Non Me' Rompe er ca'...
Curioso che du romani de' Roma spopolino in Tv con uno spot del Caffè.In Tazzina mentre in cialde regna incontrastato George Clooney: Kimbo per Proietti, Lavazza per Brignano e Nespresso per George.
Il chicco di caffè in Italia va più forte che in Brasile per cui la Moka sarà uno dei regali di Natale più gettonato, visto che ormai siamo in clima natalizio, insieme alla lingerie da infilare rigorosamente dopo una ceretta a tabula rasa.

Ecco dunque che lo show apre  con la storia dell'evoluzione dell'uomo quando era pieno di peli fino ai giorni nostri completamente depilato.
Scenografia e coreografie sono ispirate a Odissea 2001 con Brignano al centro fra le scimmie intorno al monolite per fare scenette dai tempi del Jurassico in stile Wilma Dammi la Clava, fino allo sbarco sulla luna,dove si cammina al rallenty.
Se i peli sono protagonisti della prima parte si recita sul filo del rasoio Proraso perchè a farlo da padrone è il tormentone che noia che barba con  Crema Nivea e Gilette.
Le battute sono sempre molto grevi come solo i cinepattoni sanno fare, specie quando Brignano si racconta in un incontro con una bellissima ragazza che dopo una cena abbondante saliti in camera d'Hotel lei lo invita a prenderla da dietro mettendolo in grande imbarazzo per tutta l'aria che si trovava dentro, pensando di farla uscire educatamente mentre la faceva parlare. Insomma un po' così. Ma si sa che le battute salaci fanno ridere ed infatti il pubblico risponde con entusiasmo al pensiero del peto silenzioso lanciato a busto inclinato prima dell'introduzione della ragazza. Da dietro.

Una dietrologia infinita per raccontar l'evoluzione dell'uomo nelle sue abluzione mattutine da solo o in menage coniugale od extra,  per arrivare col progresso nelle applicazioni della vita quotidiana: sì ma tutte quelle contenute nei telefonini e smart.
Ok finalmente lo show è giusto. Giusto il tempo di tre ore per vedere l'Evoluzione secondo Enrico Brignano che si concede il vezzo di portare in scena un neonato vero (anche qui applausi scroscianti come da copione) per indicare il sé da bambino, prima di diventare il comico che è.
Il quale dovrebbe applicarsi invece in uno spettacolo corale, essendo maturato molto come attore, piuttosto che come capo-comico di uno show di raccontini tra il serio ed il faceto.
Un tour de force per lui e anche per il pubblico che comunque  “delle barzellette” dai tempi di La Sai L'Ultima, ha già fatto il pieno con un Capo-Comico impegnato in uno show a portare l'Italia in Involution.

CERCANSI SCENOGRAFI


Grande affluenza di pubblico sabato sera al Teatro Regio di Parma per vedere lo Schiaccianoci con la Compagnia del Ballet of Moscow che ha richiamato grandi e piccini.
Infatti il Balletto si presta molto per accendere la fantasia dei bambini poiché la storia è ambientata in un mondo di giocattoli alla vigilia di Natale, fra bambole e pupazzi meccanici e animaletti dispettosi e invadenti come solo i topolini possono essere perchè rodono dappertutto.
La favola è rimasta comunque inanimata non tanto per la danza svolta
a regola di scuola russa sempre tecnicamente perfetta quanto per la scenografia troppo appiattita.
Una grave mancanza per un balletto classico specie quello dello Schiaccianoci dove gli effetti speciali e le ambientazioni tridimensionali devono avere un effetto stupefaciente per la gioia di tutti. Grandi e piccini.

Così dalla prima inquadratura con alberello finto disegnato sul fondale e due pupazzi messi a fare da décor ha subito dato l'imprinting dilettantistico a tutto lo spettacolo che è proseguito mesto come un saggio di danza fine anno scolastico per tutto il primo atto fino ad arrivare al clou con la danza della fata dei confetti, dopo la danza delle ore, che ha fatto da maestra a tutto l'ensemble
Proprio come nei saggi scolastici quando infine l'insegnante esce per fare la sua performance da professionista insieme agli allievi primeggiando facilmente su tutti quanti.
Alcune ballerine erano un filo fuori peso con paillettes e brillantini sparsi a gogo' ma con petto forte da future matriosche mentre la prima ballerina era filiforme ed evanescente ma con il diadema di svarowsky secondo i canoni del classico balletto in Bolshoji docet.
Non è il caso di dilungarsi sui costumi perchè sembravano pescati dai negozi di carnevale per insistere sul quadro scenografico che ha dato il massimo facendo una calata simil sipario in tulle con disegnati fiocchi di neve per dare senso dello Schiaccianoci per la Neve.
Nemmeno le fiabe per bambini, quelle della Pippa o di Madonna, sono cadute tanto in bassa classe elementare nell'illustrare fiabe o racconti  animalier per cui allora diventerebbe più giusto fare una raccolta di fiabe con i disegni dei bambini che almeno avrebbe un senso più educativo perchè nell'era digitale con smart e quant'altro i bambini si abituano a fare solo selfie perdendo la manualità col disegno per creare in fantasia.

Di questo passo le scenografie spariranno completamente per essere sostituite con immagini ed effetti elettronici in megaschermo in stile  musical. Questo sarà il futuro verso il quale si sta avviando anche il teatro della Lirica e Danza adeguandosi per attirare un pubblico giovane anche se ci sono ancora tanti oppositori a difendere la tradizione.
A memoria per esempio la passata rappresentazione dello Schiaccianoci sul palco del Teatro Regio (dalla Scala di Milano) era di gran lunga molto più accattivante perchè la scenografia era molto curata nei particolari importanti come la cameretta della bambina corredata di tanti giochi e la finestrella con i fiocchi di neve che scendevano copiosi con l'alberello di pino vero a creare la tipica atmosfera di raccoglimento e festa familiare  natalizia che appartiene alla cultura europea, Russia compresa di fine 800, ai tempi di Chaijckowsky.
Il quale ci ha regalato le musiche più suggestive e romantiche del balletto.
Lo spettacolo è stato comunque molto applaudito apprezzando il lavoro dei giovani ballerini impegnati ad esportare la tradizione del balletto russo che comunque, qui lo dice lo ripeto, con un'altra cornice scenografica avrebbe fatto scintille.

Per dover di cronaca è importante evidenziare che il Teatro Regio sta cadendo a pezzi: lo si può vedere dalle tapezzerie nei palchi che sono smangiucchiate o traballanti. Il Sipario è di un rosso molto scuro avendo perso la brillantezza del velluto originale con la passamaneria dorata appassita.
Non sarebbe male un piccolo restauro per riportarlo agli antichi fasti: là dove non potè più l'opera splendente che almeno possa la cornice, quella che va oltre il foyer.

                     IL DIVERTISSMENT NEL PALCO

Sabato sera è stato molto divertente l'intrattenimento nel palco avendo chiacchierato a lungo fra persone di età matura.
Tutti professionisti che si sono messi a commentare anche se era la prima volta che venivano a teatro. C'è anche chi non sa che cosa sia.
Perchè lavorano sodo e la sera vanno a letto presto. Questa è l'Italia che lavora.
Infatti il discorso si è incentrato nella politica con commenti sul governo locale e nazionale che qui ripropongo:

"L'immobilismo di questo sindaco lascia senza parole. Forse perchè è giovane e non ha esperienza. Ma anche con le amministrazioni non si stava meglio.
La città sta peggiorando sempre più e non si sa come ne uscirà. Guarda questo bellissimo Teatro con che tapezzerie strappate. E il sipario rosso ha la passamanerie appassita. Dai tempi di Maria Luigia. Eppure è un bellissimo gioiello. Mi ricordo che mia nonna quando ero ragazzina, raccontava che la sua famiglia pur non avendo nemmeno da mangiare non si perdeva una spettacolo in loggione nel quale portava tutti con le noccioline da sgranocchiare perchè  non avevano pane.
C'era una grande tradizione che adesso continua solo per fare le interviste in Tv.

Il cuore di Parma non pulsa più. Guarda la Ghiaia come è stata snaturata. Hanno cacciato via delle famiglie che stavano lì da generazioni. Per fare cosa poi? Anche col metrò bastava che avessero potenziato i mezzi. La mattina con le scuole perchè non mettono un bus in più invece di far ammassare gli studenti come sardine. Non è possibile.
Del Governo Nazionale poi non ne parliamo. 
Renzi ha rottamano Bersani e tutti gli anziani dando un pessimo esempio ai nostri giovani che si sentono ormai autorizzati a comandare su tutto con un arroganza incivile.
Poi ci lamentiamo se i giovani crescono male. Certo prima di tutto ci sono le famiglie ma anche se li educano poi ci sono gli esempi del Governo che sono il punto di riferimento perchè la scuola ha le mani legate. Non è come una volta che agli insegnanti era concessa autorità e deferenza.
Si parla tanto di riforme ma per il momento non è cambiato nulla. Speriamo bene".
La speranza è sempre l'ultima a morire. Epperò. Un bel divertissment per dirla in gergo del balletto!

E a proposito di Teatro e Politica proprio oggi si parla del Sindaco Alemanno indagato per mafia e legami in affari loschi dell'amministrazione.
Viene alla memoria lo scontro fra Carla Fracci e lo stesso Sindaco che lo aveva sbeffeggiato apostrofandolo come "Farabutto. Tu stai rovinando il Teatro dell'Opera di Roma".

https://www.youtube.com/watch?v=dk7N3hPm6Sg


E non solo. Anche con il Teatro Regio di Parma la Politica ha fatto e sta facendo con i Verdi il suo danno.
Danno... Alemanno. Sembra quasi La forza di un Destino. Infausto e... Beffardo!
Una tragedia da Opere di Verdi. Oltre al danno anche la beffa

domenica 23 novembre 2014

ORNELLA VANONI ULTIMO TOUR. UN FILO DI TRUCCO UN FILO DI TACCO



Il primo amore non si scorda mai. Se poi questo è anche un genio allora ti lascia anche l'imprinting. Ornella Vanoni nasce come creatura di Giorgio Strheler e nell'ultimo Tour in scena al Teatro Regio di Parma Domenica scorsa, lei si conferma una Lady, cantando e recitando canzoni con tanta poesia.
Non quella di Gino Paoli (Senza Fine infatti non l'ha concessa nemmeno con il bis) ma quella che le ha insegnato Strheler al Piccolo Teatro, ovvero canzoni di vita vissuta.
Un Filo di Trucco un Filo di Tacco diceva la sua mamma. Invece no.
Ad una certa età è arrivato il momento di togliere la maschera ed apparire al naturale: senza trucco e senza scarpe, con un filo di pancetta e shampoo fatto in casa in tutta fretta.
L'effetto è quello minimalista, essenziale del Piccolo Teatro di Milano. L'Imprinting che ha segnato il suo percorso.
Arrivata ad una certa età, può concedersi di tutto, anche ritornar bambina, come vezzo e animale come una sorta di ritorno alle canzoni della mala dei suoi esordi. “E' tempo di Intervallo. Andiamo a far pipi'” dice per fare uno stacchetto tra prima parte e seconda.
Una caduta in basso servita a raccontar un aneddoto di quando in casa di un amico con giardino si assentò un attimo per fare la pipì sull'erba con  libidine liberatoria.
Molto fisica, molto sensuale, molto in tono con la voce ancora molto possente e padrona della scena, ad una certa età Ornella Vanoni si concede al pubblico seguendo un filo di discorso che va da quello delle intime emozioni nelle relazioni con il maschio, al quale si è sentita avvolta come destino, come vocazione e per...necessità, a quelle che impegnano nel sociale immedesimandosi di volta in volta in personaggi emarginati con problematiche tragiche.
“Che non sono le mie.” sottolinea Ornella, “Io sono stata fortunata perchè sempre protetta”.
Il pubblico è galvanizzato dalla sua voce ancora piena di energia che scaturisce dall'anima di una persona che ha vissuto in pieno la sua vita, lasciandosi vivere con l'amore, lasciandosi morire con la solitudine.
Dalla quale comunque è guarita risorgendo fra le ceneri come un'araba fenice (curiosamente Senza Fine ha fatto da colonna sonora all'omonimo film) per ritornare al gusto della vita. Che voler di più dalla vita? Un Lucano? No, tanti amici con i quali godere in compagnia.
Ad una certa età si comincia a capire il senso di “chi trova un amico trova un tesoro”, perchè nessuno più ti fa le coccole, nessuno più ti canta la ninna nanna.
Ecco allora che, compiuto destino e vocazione, entra in scena la necessità...di tanti amici, del calore del pubblico. Con il quale Ornella si concede il vezzo di tornar bambina: dispettosa, facendo pipì in terra invece che sul vaso; seducente rivelando gli ingredienti per fare un dolce da mangiare.
Perchè la seduzione si può imparare, a differenza del fascino invece che è innato. E dunque spiazzante. Il fascino non ha età e non si impara. Poche persone ne sono dotate.

Così parlò la Vanoni che in quanto a seduzione ha molto da insegnare. Perchè, come dice lei, Giorgio Strheler le ha insegnato tutto tutto. Anche troppo, ivi compreso il tradimento (con l'allora povero ma bello Renato Salvatori con il quale Ornella ebbe un flirt) mal digerito dal maestro.
Ma ormai è troppo tardi per rimorsi e rimpianti: l'ultimo Tour e poi il ritorno a casa. A Milano.
La serata si è dilungata fin quasi a mezzanotte e va ricordato che era stata promossa dal Lions Club Tre Valli di Langhirano con il ricavato devoluto per l'addestramento di cani guida per non vedenti.
Ad aprire lo spettacolo le ballerine della scuola di danza Arp Dance con delle performances molto gradite dal pubblico, presentate dal volto di una Tv locale.


mercoledì 12 novembre 2014

IL VOLO PIU' ALTO

Quando la trasgressione viene sublimata con l'arte tutto è concesso.
Anche quello di prendersi sul serio nel fare il cigno classico del lago in quanto l'animale  è maschio e femmina, anche se la tradizione su musica Tchajcovsky l'ha sempre rappresentato da protagonista femmina.
Da tempo nella musica classica i ballerini maschi cercano di contendere il ruolo di “prima ballerina” sulle punte alle partner mettendo dapprima in evidenza il pacco fra calzamaglie strizzate e poi facendo qualche comparsata come con Trokadero di Montecarlo danzando en travesti. Da morir dal ridere perchè tra il serio ed il faceto il cigno è diventato maschio con Odile e Odette che girano intorno al ballerino cigno princip-alo. La cazzata è servita? Matthew Bourne non la pensa così perchè mette in scena il suo Swan Lake raccogliendo da anni consensi e trionfi con vari Tour ultimo dei quali arrivato fino a Milano al Teatro Arcimboldi.

Il pubblico italiano ormai è pronto per questo tipo di spettacolo che comunque in Italia rimane di nicchia a livello sperimentale stante i commenti dei soliti abituées della Scala arrivati a Parma per il Verdi Festival ai quali a domanda hanno risposto: “Il Cigno dei maschi? Ah sì il Trokadero di Montecarlo che non mancheremo di andare a vedere a Piacenza”. Me gusta sì, ma en travesti. Che cacao meravigliao!
Con queste premesse sarà curioso vedere l'esito dello spettacolo di Matthew Bourne che su you tube è comunque già stato ampiamente scaricato sulla scia della scena finale di quel Billy Elliot di passata memoria dove Adam Cooper (interprete anche nel Lago di Matthew Bourne nel 1995) spicca un volo acrobatico. Da uccello maschio. Così è e così dovrebbe essere.
La realtà è comunque un' altra almeno finchè non ci saranno regolamentazioni a livello civile dei matrimoni gay o delle coppie dico, perchè a spiccare il volo del cigno ballerino nei Templi della Musica saranno sempre le prime ballerine.
Femmine, a girare intorno al princip-alo dopo essere state  nel contempo introdotte dall'uccello di fuoco.
Introduzion fatale che le porterà a danzare notte e giorno fino all'ultimo batter d'ali di cigno. In Black and White.  


 https://www.youtube.com/watch?v=C5BSyJ_vlHo#t=60

Le versioni di Swan Lake non si contano più così come quelle di Giulietta e Romeo con i quali sui sonetti di William Shakespeare si sono sbizzarriti tanti autori. Nell'arte tutto è concesso e non ci dovrebbero essere censure  concedendo pari opportunità.
Invece il messaggio chiaro e forte lo abbiamo ricevuto dal Teatro alla Scala che in fatto di balletto classico può sicuramente impartir lezioni autorevoli facendo dei propri allievi sicure promesse del settore.
Gli allievi dell'Accademia del Teatro alla Scala di Milano hanno chiuso il Verdi Festival 2014 del Teatro Regio di Parma con una esibizione che ha incantato sia per il livello tecnico che quello di ensemble giovane e pieno di energia. Sì, ma nel modo classico come da tradizione su brani di Tchajcovsky con Serenade, Roland Petit con Gymtopedie.  e Giuseppe Verdi con Le Quattro Stagioni Da I Vespri Siciliani.
Una lezione di grande classe che ha voluto non solo piacevolmente intrattenere ma dare nel contempo un messaggio sul futuro della danza sulle punte. Infatti alla fine del divertissement quando le coppie  si sfilavano dal palco per andare dietro le quinte, le ballerine si libravano nell'aria in volo mentre i partner le affiancavano a passo svelto (come in natura)
.
 Come a dire che se un Teatro di opere classiche, come Lirica e balletto, non vuol morire deve portare avanti la tradizione secondo i canoni consolidati nel tempo tralasciando sperimentazioni e messaggi di politiche sociali (vedasi per esempio Ferite a Morte) per altre sedi, ovvero per teatri più consoni magari anche sovvenzionato dallo Stato.
Le aperture invece andrebbero fatte verso tutte le fasce di spettatori consentendo a tutti indistintamente di presenziare. Agli spettacoli, mica alle prove generali.

Giovedì 13 novembre 2014

ahttp://video.corriere.it/torna-lago-cigni-ironia-reali-inglesi/b97ccbd6-6b30-11e4-8c60-d3608edf065a



                                                         



martedì 4 novembre 2014

OMAGGIO A RAINA KABAIVANSKA

Grande concerto ieri sera al Teatro Regio di Parma per il buon Compleanno a Raina Kabaivanska che compirà 80 anni ai primi di dicembre.
Sotto il segno del Sagittario, segno di grande vitalità e slancio.
Un folto pubblico era ad applaudirla e fra i tanti un gruppo di milanesi anziani seduti accanto a me dove aveva preso posto anche una signora spagnola.
Erano tutti fans della Kabaivanska ma non solo perché il mio vicino mi diceva che puntualmente vengono al teatro Regio anche per le opere di Verdi.

Nel gruppo c’erano anche alcuni giovani motlo impettiti come pinguini in stile Posh che si distinguevano anche perché fra il pubblico non c’erano giovani parmigiani.
Sempre impettiti facevano bacin bacetto alla signora spagnola accanto a me chiedendole se l’avrebbero rivista nel foyer all’intervallo.
“Assolutamente sì” assicurava lei sorridendo estasiata per poi lanciarsi accanto a loro ad occupare una poltrona rimasta vuota.
Doveva essere una personalità importante perché un signore nel salutarla le rammentava di aver conservato quella lettera della Regina (Sofia presumo) che le aveva inviato.
Questo per definire il “gruppo” dei milanesi che avevo vicino uno dei quali si rivolgeva a me chiedendo se fossi bulgara.

Largo ai giovani dunque e così si è aperto il Concerto con una serie di romanze di vari autori interpretati da giovani cantanti, alcuni dei quali visti nella  Forza del Destino, ad apertura del Verdi Festival 2014 ascoltato in religioso silenzio in due tempi.
Il concerto è andato avanti con grande soddisfazione di tutto il pubblico specie della claque milanese che ha applaudito con un ovazione anche l’Ave Maria dell’Otello della soprano festeggiata.

La quale ha iniziato con voce  tremolante per poi lanciarsi negli acuti con voce sicura e tonante fino a concludere con un filo flebile.
Ora la domanda è: si può cantare fino a tarda età?
Si se il pubblico la reclama e le riserva anche un'ovazione in omaggio alla grande artista passata e tanto amata.
“Ho dato il 200 per cento ed ho ricevuto il 200 per cento” ha detto grata la Kabaivaska.
Quante persone od artisti potrebbero dire altrettanto?
Allora felicitazioni per Raina Kabaivanska che giunta al termine di una lunga vita può permettersi di ringraziarla dei doni ricevuti. 

venerdì 10 ottobre 2014

LA FORZA DEL DESTINO TORNA AL TEATRO REGIO PER IL VERDI FESTIVAL 2014


Dopo un paio d'anni è tornato al Teatro Regio di Parma con il Verdi Festival 2014 La Forza del Destino, già rappresentata nella stagione lirica del 2011.
Sarà che siamo in autunno, saranno le foglie morte, sarà pure il viale del tramonto ma questa Forza del Destino ha messo addosso una tristezza infinita come se segnasse la fine di un evento annunciato, quello del Verdi Festival già segnalato a rischio chiusura. Infatti a celebrare Verdi a Parma in cartellone c'è soltanto questa opera con tanti eventi collaterali che non attireranno certo turisti.
Sarebbe come dire allestir delle bancarelle davanti al Santuario quando si sa che vanno tutti a venerare il santo o la Vergine e non per acquistare souveniurs o visitare mostre o rassegne cine. Suvvia.

Ci si domanda perchè mai la scelta sia caduta su questa opera cupa che già di suo, fin dai tempi in cui Verdi la rappresentava, si è portata dietro un alone di sventura.
Parma se le va a cercare? No perchè in concomitanza poco prima dell'apertura è morto il sindaco Elvio Ubaldi, un evento funesto che ha portato nella tomba gli antichi fasti del Teatro Regio chiudendo così l'epoca ubaldiana con tutti “gli eventi collaterali” ad effetto cicala ma di una Città in Amore perchè ha chiuso gli occhi sulla scia di debiti che hanno messo in ginocchio Parma.
“La cigale ayant chanté Tout l'été, Se trouva fort dépourvue Quand la bise fut venue …”
Ad ogni modo La Forza del Destino è andata in scena raccogliendo un gran successo: applausi per tutti ma soprattutto per il giovane maestro direttore d'Orchestra Filarmonica Toscanini Jader Bignamini che non ha deluso le attese di un'overture da brivido.

Tararà...tararà...tararà-rarara...Cominciamo bene perchè da lì a breve, dopo uno sparo nel buio con il protagonista-padre di Eleonora che si butta sul proiettole, inzia la tragedia degli equivoci perchè lui è creduto morto, mentre in realtà è ancora vivo, facendo rifugiare la figlia in un convento per cantare la romanza clou dell'Opera, quella Vergine degli Angeli che manda sempre in visibilio il pubblico.

                      https://www.youtube.com/watch?v=7LYd2X2WCuI


Plaudente anche questa volta perchè eseguita a puntino anche dalla sopranoVirginia Tola che avrebbe avuto il benestare della fu Elena Formica, unica melomane, curiosamente deceduta due anni dopo l'entusiastica recensione della versione del 2011, fra tante “cicale”  rimaste ad animar il foyer.
Ma lo spettacolo deve continuare anche se La Forza del Destino è opera infausta già di suo.
E allora perchè caricarla di altri simbolismi portatori di sfortuna? La sfilata dei monaci per esempio è un delirio lugubre di figure con in mano la falce della morte ed i volti coperti da un telo come fossero lebbrosi. I costumi sono chiaramente copiati dal musical Giulietta e Romeo di Piazzale della Pace, mentre la scenografia con pareti a muro ad incastrar una croce luminosa è riciclata, sempre la stessa già vista in altre opere come una sorte di Lego dove non c'è spazio per allestimenti di balli di corte, o di aie contadine a far da cornice ad approcci amorosi giocosi o lussuriosi. Niente.

Ma lo spettacolo continua inesorabilmente con la sfilata di costumi che nella loro mestizia anticipano l'ondata di fango colata in questi giorni su Genova e Parma perchè i protagonisti sembrano tutti degli alluvionati in casa con vesti grige a spruzzatine color fango verso gli orli.
Questo per quanto riguarda la classe emergente perchè fra quella dei poveri, nel Coro del Teatro Regio diretto la maestro Salvo Sgrò , subentra lo strazio per un pugno di straccioni. E questo ci potrebbe anche stare visto che sono a chiedere la carità ma perchè rapar le donne a zero con una sorta di papalina nera in testa come fossero piene di pidocchi. Le donne sì e gli uomini barbuti no? Perchè questa discriminazione che comunque si annullava facendoli muovere tutti insieme come tanti zombi al rallenty?
Tante domande che nemmeno la zingara Preziosilla (Chiara Amarù) poteva risolvere perchè impegnata ad incitar per andar in guerra piuttosto che a leggere le carte.

Rataplan...rataplan...rataplan... rullano i tamburi insieme alla voce di questa grande mezzosoprano Chiara Amarù che spicca fra tutti non solo per il vestito rosso ma anche per la voce autorevole e di spessore a ravvivar finalmente lo spettacolo che a breve giungerà alla fine con la morte di Leonora, mentre  un pugnale entra simbolicamente nella roccia come una sorta di spada Excalibur a trafiggerla. Anche meno!
Infatti a colpirla è stato il fratello che voleva vendicare il padre creduto morto ma ancora vivo.
Sventura, sventura, sventura.., no questa è un'altra opera ma Leonora cade ugualmente esanime.(Nella foto con Michele Pertusi si vede come è stata trasformata, penalizzandola in maniera incomprensibile)
La Forza del Destino finisce con le note del tararà, tararà, tararà-rarara...
Niente zum pa-pa-, zum pa-pa. E nemmeno l'ombra di bambini in scena. Meno male perchè se Verdi Festival è sul Viale del Tramonto, che almeno si salvino loro. Più che la zuppa o il pan bagnato, potran le merendine del Mulino bianco che i bambini si tireranno dietro con le briciole a
Imparo L'Opera: “l'unico evento collaterale” che potrà portare avanti la tradizione operistica a Parma. Alla fine, applausi scroscianti per tutti gli artisti in scena con molto rispetto e ammirazione per il loro bel canto. Fantastico.

       

giovedì 9 ottobre 2014

SWAN LAKE AL MASCHILE

IN TOUR  A MILANO TEATRO ARCIMBOLDI




                                                            https://www.youtube.com/watch?v=C5BSyJ_vlHo#t=60


giovedì 11 settembre 2014

ROMEO E GIULIETTA AMA E CAMBIA IL MONDO


ROMEO E GIULIETTA AMA E CAMBIA IL MONDO con Davide Merlini e Giulia Luzi  interpreti deliziosi nell'opera musicale di David Zard.
Romeo e Giulietta ovvero gli amanti d'eccellenza con la A maiuscola.


A come Amici... Amanti e poi sposi nella Tomba dell'Amore.



A come Amici di Maria De Filippi.





https://www.youtube.com/watch?v=KmKQ_xP4i7A&list=RDKmKQ_xP4i7A#t=46

Difficile pensare a un Romeo e Giulietta in squadra con i Bianchi e con i Blu, ma con questo musical allestito in Pilotta a Parma (in scena fino al 7 settembre) non è stata una impossible mission anche se le due squadre avevano i colori del rosso e blu.
Chiudendo gli occhi non per sognare, si potevano immaginare Alessandra Amoroso Emma Marrone Marco Carta o Valerio Scanu nei panni dei due amanti di Verona in una tragedia da Shakespeare in Rock.
Rock Economy visto i costi dell'allestimento con incassi record in riscontro per fare un musical ispirato a tutte le opere dello schermo cine da quello di Zeffirelli con Olivia Hussey a quello con Leonardo di Caprio e Claire Dance passando e ripassando per Shakespeare in Love con Gwyneth Paltrow e West Side Story con Natalie Wood.
“Maria Maria Maria,,,” Difficile pensare a una Giulietta come Maria la Sanguinaria dopo aver amato sugli schermi le tante attrici che l'hanno interpretata.
Così come è difficile pensare a Giulietta come a una leonessa, né tanto meno una pantera. Inutile pensare a Giulietta come all'incarnazione dell'amore a tutto spirito in una sorte di Giulietta degli Spiriti o la Giulietta come una macchina che sfreccia sicura per essere montata e guidata. Da Uma Thurman poi...Suvvia.
Giulietta in coppia lesbo ci mancava prima dell'ultima versione teatrale con Giulietta in una ragazza di colore.
Giulietta è Giulietta, una ragazzina italiana dolce e ingenua vittima sacrificale di una faida familiare perchè votata al sacrificio pur di non perdere la sua integrità rappresentata dall'anima gemella. La storia infatti è quella di Giulietta e del suo Romeo. Come finiscono i sonetti di William Shakespeare per stendere un velo pietoso su questi sfortunati amanti.
Di un'epoca passata, antica, senza telefonini  feste allucinanti personaggi di contorno che si sforzano per sembrare folli. Il genio della follia è solo dentro a questi due amanti uniti nell'anima nel corpo nella mente e nel cuore che li fa rivivere nell'eternità. Per sempre, oltre l'ultimo respiro.
Qualche lacrimuccia, magari di nascosto, è sempre di rigore ma gli applausi sono stati fragorosi ancora più roboanti delle casse supersoniche ad amplificare i canti in assolo o in gruppo nei quali si sono alternate ben distinte le voci dei due protagonisti e quella di Mercuzio, della Balia, delle due Madri e del padre Capuleti mentre le squadre li hanno accompagnati in una danza coreografica che si è sbizzarrita fra hip hop break dance rock da video clip e ginnastica ritmica con salti in alto capriole a ruota marcette e ancheggiamenti accompagnate da gestualità a scatti in sincrono come una sorta di catena di montaggio. Mancava solo il passo indietro alla Michael Jackson per prendere  spunto da quel tocco di genialità di Jacko che avrebbe completato artisticamente un ensamble atletico ginnico all'americana.
La scenografia spettacolare ha raggiunto il massimo cambiando in continuazione le ambientazioni con giochi di luce tra pareti scorrevoli e proiezioni in 3D. Una gioia per gli occhi.
L'abbraccio del pubblico a fine musical è stato caloroso con gli attori sul palco che hanno invitato tutti per un happening di canti e danze, dopo aver ringraziato sponsor (Fondazione Teatro Regio, Barilla, Comune) ai quali si sono uniti tanti spettatori.
“La Giulietta è mia nipote” sento sussurrare un vecchio signore ad un gruppo di persone “e quei due ragazzi là in fondo erano addetti ai lavori di Amici di Maria De Filippi: una è ballerina e l'altro un coreografo”
Visto che dicevo? L'imprint è quello di Maria la Sanguinaria anche se di Inglese si resparava ben poco se non qualche sonetto.
Infatti Giulietta e Romeo sono di Shakespeare. Perchè si cerca sempre di rubargli la scena?




Il Nulla porta al Nulla? Assolutamente no, anche se lo afferma Romeo quando nella piazzetta, prima di andare alla festa mascherata dei Capuleti e conoscere Giulietta, cerca di calmare il folle Mercuzio che straparlando perde l'orientamento e la coscienza di sè.
"La Mab (fata) va cavalcando la notte pei cervelli degli amanti e allora questi sognano l'amoore...
Quando le vergini giacciono con la pancia all'aria, lei le preme perchè imparino a "portare" facendole donne pronte da caricareeee.....!"



E Romeo: "Basta Mercuzio, stai parlando del nulla."
"Sì di sogni che sono figli di un cervello pigro, fatti solo di vana fantasia che sono resistenti come l'aria, più inconsistenti del vento, che ora scherza col grembo gelido del settentrione, ed ora all'improvviso in fretta e furia, se ne va sbuffando e volge il volto alle stillanti rugiade del sud." Il dialogo è tratto dal film Romeo e Giulietta di William Shakespeare del regista Franco Zeffirelli. Girato nel 1968 con la 16enne Olivia Hussey (cilena) e Leonard Whitting di anni 17.Il film più bello di tutti i tempi, secondo me.
Purtroppo il buon Mercuzio a forza di parlare sopra le righe finisce per caricare i Montecchi contro i Capuleti,rimanendo ucciso, con Romeo che lo vendicherà uccidendo il suo assassino Tebaldo, portandosi dietro tutta la tragedia che conosciamo. E che proprio a causa del "nulla" nelle elucubrazioni di Mercuzio è diventata immortale.
Per non parlare del film Shakespeare in Love, tutto inventato con una pittoresca descrizione del teatro cinquecencentesco dove Shakespaeare è raccontato come uno sceneggiatore moderno (di Giulietta e Romeo in questa caso specifico) con scambi tra realtà e finzione "che porta a un prodotto finale vivavicissimo ma gloriosamente inutile". Il film ha però vinto l'Oscar consegnato anche a Gwyneth Paltrow nel ruolo di Viola (in scena con Giulietta) e Jude Dench in quello di Elisabetta regina. Joseph Fiennes  era l'interprete maschile.


venerdì 25 luglio 2014

VERDI FESTIVAL SOTTO ATTACCO, ATTO SECONDO


 Due sovrintendenti (uno manageriale e l'altro artistico) del Regio non sono riusciti a farlo decollare facendo affossare il Festival Verdi.
Bastava eliminarlo senza renderlo ridicolo con una sola opera in cartellone e tanti eventi collaterali a fare coro. Sì col trombone.
Una stagione lirica importante dovrebbe bastare alla quale inserire obbligatoriamente opere di Verdi fra le altre di vari autori.
Il buon senso suggerirebbe così. Giuseppe Verdi è stato celebrato abbastanza al Regio per cui si potrebbero allestire tournée in tutto il mondo così come fanno i Teatri di Brodway (v. Alvin Ailey American Dance Theater) o quelli del Bolshoji, il Teatro alla Scala, quello di Londra o di Montecarlo.
Il problema è che il Teatro Regio non produce le opere di Verdi perchè non c'è una scuola per i giovani cantanti specializzati su questo autore non c'è più un'Orchestra del Teatro Regio con un Direttore a dirigere come il maestro Foggiani con il Coro.
Infatti di tutto l'ambaradan del Teatro Regio l'unico ad avere un'identità ben definita di Parma e Teatro Regio è proprio il Coro che in tante Opere di Verdi è sempre molto importante.
L'Orchestra Toscanini che resti al Toscanini.
Insomma il Teatro dovrebbe avere una sua identità ben precisa curando costumi e scenografie oltre ad "allevar" cantanti al Conservatorio (un tempo glorioso) per poi pensare ad esportare senza necessariamente dover sempre puntare sul turismo visto che i turisti di passaggio a Parma non trovano ospitalità adeguata con la chiusura dei Bar e Ristoranti tipici alla domenica!
Il problema sono i costi troppo elevati dei sovrintendenti che vengono da altre città pensando di risanare il bilancio senza tener conto delle tradizioni del territorio e dell'ambiente. Che andrebbero rispettati.
La sera del 16 luglio per esempio su Rai 5 c'era un'opera lirica, La Traviata, con ambientazione rinnovata e corretta in senso moderno. Purtroppo nella forma ma non nel linguaggio.
La soprano Patrizia Ciofi cantava in giarrettiera nera (in una versione al Regio di Torino faceva addirittura il verso a Marilyn Monroe quando cantava Diamond) facendo perdere l'aura drammatica che le vesti “barocche” delle opere tradizionali invece supportano.
La scena che doveva essere drammatica risultava ridicola con lei mezza nuda e lui in doppio petto che dialogavano più o meno così: “Quando voi mi diceste che mi amavate m'infiammaste il core e me' meschina cedetti alle vostre lusinghe”. “Orsù tacete: in cor mio quell'attimo v'ho tenuto...”
Al giorno d'oggi non si parla così per cui andrebbero corretti anche i testi. Impresa ancor più ardua della riforma della Costituzione!
 La comica dell'opera in questione era un po' come la Marini (chew tra l'altro aveva firmato una serie di intimo da letto denominato proprio Diamond) con il film Bambola che nel finale drammatico nel quale lei piangeva a dirotto sull'amante morto il regista Bigas Luna si posava sul suo cul facendo arrabbiare la Valeriona nel sentirsi penalizzata e incompresa, anche se il lato b) come metafora ci poteva stare, comunque. Ma Bigas Luna era un regista bizzarro che la Marini (interprete) non poteva capire. Infatti non l'ha capito nemmeno la critica che si è scatenata prendendola in torta trascinando anche il pubblico.
Purtroppo se uno lavora per il pubblico deve anche farsi capire: dalla critica in primis e dal pubblico dopo. Non sempre i due coincidono ma questo non è importante a meno che non ci sia un deficit da sanare. Ad ogni modo penso che il Teatro Regio dovrebbe orientarsi sul fattore tradizione ed export.non tralasciando il fatto che se anche compri due devi pagarli come uno. Invece ora c'è il rischio che ricomprino Meli il quale vorrà il doppio... dei due che han lasciato!
Battute a parte è stato interessante ascoltare che per rilanciare il Regio bisogna orientarsi sulla sperimentazione lavorando in sinergia con l'Università che già ha il suo daffare per cercare fondi per la Ricerca in genere. Ma cerca qui e cerca là qualche sponsor finirà per convincersi che le Opere di Verdi al Teatro Regio si possano allestire in chiave moderna, magari con l'Otello bianco e Jago nero così tanto per fare     una rivisitazione rivoluzionaria giusta per instaurare discussioni (come per le Lavandaie del Macbeth che avevano scatenato l'ira dei Loggionisti facendoli riemergere dal torpore nel quale da tempo sono immersi) sperando così di attirare l'attenzione più di quanto faccia un'opera curata nel suo allestimento.
E non dico con la meticolosità di un Luchino Visconti o Franco Zeffirelli ma almeno cercare di fare tentativi per emularli nell'impegno. E nella ricerca. Perchè loro in tal settore si impegnavano personalmente mettendoci giustamente la loro firma.
Altrimenti si rischia di arrivare al voto collettivo come si faceva nelle Università dopo la Rivoluzione del '68 che ha creato una generazione di somari. Purtroppo padri e dirigenti delle generazioni dei quarant'enni di oggi!
Questo è quanto ma chi fa chiacchiere non fa certo frittelle per cui occorre non perdere altro tempo mettendosi all'Opera perchè il Festival  Verdi possa restare a Parma. Basta cercare i fondi. E allora che la caccia cominci. Andiamo avanti in barba alla Patrizia Maestri (che forse le scappa da ridere. Eh eh eh).

venerdì 18 luglio 2014

VERDI FESTIVAL IN TILT




Quando si dice con due non ne fai uno giusto!
Due sovrintendenti del Regio non sono riusciti a farlo decollare facendo affossare il Festival Verdi.
Bastava eliminarlo senza renderlo ridicolo con una sola opera in cartellone e tanti eventi collaterali a fare coro. Sì col trombone.
Una stagione lirica importante dovrebbe bastare alla quale inserire obbligatoriamente opere di Verdi fra le altre di vari autori.
Il buon senso suggerirebbe così. Giuseppe Verdi è stato celebrato abbastanza al Regio per cui si potrebbero allestire tournée in tutto il mondo così come fanno i Teatri di Brodway (v. Alvin Theater Dance) o quelli del Bolshoji, il Teatro alla Scala, quello di Londra o di Montecarlo.
Il problema è che il Teatro Regio non produce le opere di Verdi perchè non c'è una scuola per i giovani cantanti specializzati su questo autore non c'è più un'Orchestra del Teatro Regio con un Direttore a dirigere come il maestro Foggiani con il Coro.
Infatti di tutto l'ambaradan del Teatro Regio l'unico ad avere un'identità ben definita di Parma e Teatro Regio è proprio il Coro che in tante Opere di Verdi è sempre molto importante.
L'Orchestra Toscanini che resti al Toscanini.
Insomma il Teatro dovrebbe avere una sua identità ben precisa curando costume e scenografie oltre ad "allevar" cantanti al Conservatorio (un tempo glorioso) per poi pensare ad esportare senza necessariamente dover sempre puntare sul turismo.
Il problema sono i costi troppo elevati dei sovrintendenti che vengono da altre città pensando di risanare il bilancio senza tener conto delle tradizioni del territorio. Che andrebbe rispettato con le sue tradizioni.
Ieri sera per esempio (16 luglio) a Rai 5 c'era un'opera lirica con ambientazione rinnovata e corretta in senso moderno. La soprano cantava in giarrettiera nera facendo perdere l'aura drammatica che le vesti barocche invece supportano. Era un po' come la Marini con il film Bambola che nel finale drammatico nel quale lei piangeva a dirotto sull'amante morto il regista Bigas Luna si posava sul suo cul facendo arrabbiare la Valeriona nel sentirsi penalizzata.
Il lato b) come metafora non è male comunque. Bigas Luna era un regista bizzarro che la Marini non poteva capire.
Il lato b) come metafora non è male comunque. Bigas Luna era un regista bizzarro che la Marini non poteva capire.
Infatti non l'ha capito la critica che si è scatenata prendendola in torta trascinando anche il pubblico.
Purtroppo se uno lavora per il pubblico deve anche farsi capire: dalla critica in primis e dal pubblico dopo.
Non sempre i due coincidono ma questo non è importante a meno che non ci sia un deficit da sanare.
Ad ogni modo penso che il Teatro Regio dovrebbe orientarsi sul fattore tradizione ed export.non tralasciando il fatto che se anche compri due devi pagarli come uno.
 Invece c'è il rischio che ricomprino Meli il quale vorrà il doppio... dei due che han lasciato!



martedì 3 giugno 2014

GISELLE UNA DANZA D'AUTORE



     Ancora Giselle a Parma Danza 2014, la settimana scorsa, con la storia rivisitata dalla Compagnia Junior Balletto di Toscana tutta danzata a piedi nudi sul palco.
Una performance accattivante, molto sensuale che la musica classica del Balletto Giselle in sottofondo ha esaltato rendendola sublime.
Di Giselle non c’era quasi traccia perché ambientata in un College fra allievi e professori ad intrecciar relazioni pericolose.
Un transfert classico fra i banchi di scuola dove il docente con la piccola allieva ci marcia dentro per sedurla pur avendo una relazione con la professionista collega, tanto da indurre alla pazzia la scolaretta e alla morte per impiccaggione una volta aperto gli occhi sulla favola tragica nel rispetto del balletto classico.



Le movenze ardite senza ombra di pudore fra i due innamorati, che erano accompagnate dall’ensemble della scolaresca con altrettanta baldanza per irrigidirsi con la comparsa dell’istitutrice-rivale che sadicamente si intrometteva tra i due per rompere l’idillio, contribuivano a rendere questa nuova versione di Giselle dinamica e di grande slancio atletico per poi prendere corpo alla fine con le forme romantiche e decadenti delle ombre delle Willis che danzavano cattive e vendicative fra le pietre tombali con una musica struggente per riscattare in solidarietà al femminile il dolore di una ingenua creatura.  Bellissimo spettacolo anche grazie al coreografo grintoso e talentuoso




Eugenio Scigliano nella quale tutta la performance giovane e piena di energia si rifletteva in un’ambientazione a cavallo tra ottocento-novecento da Picnic ad Hanging Rock dove lo stupro rompe le illusioni di giovani fanciulle di buona famiglia An Education.
Coreografia e costumi hanno un ruolo decisivo in questa Giselle originale, raffinata pervasa da un romanticismo dove il sesso nell’unione fra i due innamorati prevale sul sentimento sfociando nella violenza con la complicità del gruppo capitanato dalla solita streghetta che li istruisce a modo per poi soccombere sotto tanti uh uh uh come in Les Liaisons Dangereuses, altro film che potrebbe aver ispirato questo balletto anche se non è citato nel libretto della Compagnia.
 Il Teatro era tutto esaurito con ovazioni per gli interpreti Laura Massetti, Mirko De Campi, Giovanna Pagone istitutrice con tutto l’ensemble degli studenti. Juniors di belle speranze.
                   

CERTE NOTTI QUANDO SI DANZA IL SESSO




       

La danza contemporanea chiude con l’Aterballetto Fondazione Nazionale, di Certe Notti su canzoni e poesie di Luciano Ligabue nelle serate di Sabato e Domenica.

Aterballetto ed il cantante sono entrambi di Reggio Emilia. Anzi, sono la Reggio Emilia a dimostrar come una città sempre a profilo basso e testa quadra come dicono i parmigiani nei derby amichevoli, abituata a lavorar e badare al sodo più che all’apparenza possa creare, con una Scuola di Balletto ed un cantante, una performance rappresentata nei Teatri di tutto il mondo.


Questa è la volta per dire che la Danza andrebbe portata nelle piazze per far conoscere ed amare la danza classica a livello popolare senza bisogno di sbarcare solo nei teatri esclusivi della Lirica dove accorrono appassionati conoscitori o addetti ai lavori con allievi delle scuole.
Lo spettacolo infatti non sarebbe male se si allargasse anche in uno stadio come spettacolo Live perché si presta molto avvalendosi oltre che della musica e voce in sottofondo roca e sensuale di Luciano Ligabue, anche di filmati sullo schermo da trasportare eventualmente nelle gigantografie di uno spettacolo Live in uno Stadio.
La performance è entusiasmante mettendo in scena giovani corpi che seguono il ritmo a battito del cuore e anima piena di gioia muovendosi flessuosamente in assolo in coppia o in ensemble.
Curiosamente l’accoppiata più sensuale è stata quella formata da un duo di ragazzi che danzavano in perfetto sincrono con costumini o jeans a torso nudo o a canotte sudate ad esaltare il muscolo in tensione dinamico e a bacino roteante.
Era il trionfo della fisicità atletica e maschia che la voce di Ligabue dava una corposità rude e sessualmente esplicita ma giusta per un abbraccio amichevole fra loro e un lingua in bocca alle rispettive partners.



http://www.youtube.com/watch?v=o8UcUn5gyPs

Anche loro in jeans minishorts, alternati a tunichette in voile o gonnelline in tulle (la collaborazione nei costumi di Mariella Burani, anche lei una grande firma di Reggio Emilia),  e aperte a tutte le esperienze che solo le calde notti d’estate possono indurre ad esternare con la sinuosità e la sensualità dei corpi in movenze languide con il rotear dei ventri e colpi energici a mimar il rapporto erotico.
Insomma la musica il canto la danza il video e il sesso erano in scena: l’amore di questa nostra bella gioventù. Applausi e tanta felicità per tutti con Noemi Arcangeli, Saul Daniele Ardillo, Damiano Artale, Hektor Budlla, Alessandro Calvani, Martina Forioso, Johanna Hwang, Philippe Kratz, Marietta Kro, Ina Lesnakowski, Valerio Longo, Ivana Mastroviti, Riccardo Occhilupo, Giulio Pighini, Roberto Tedesco, Laura Nicole Viganò, Serena Vinzio e Chiara Viscido.  

venerdì 23 maggio 2014

GISELLE A PARMA DANZA TRA CLASSICO E MODERNO


Chissà se fra la teleteca RAI fine anni 60,  c’è ancora lo spot del Frigorifero  con Carla Fracci che danza.
Sì perché se Carla Fracci è stata la prima ballerina a sostenere che la danza classica andrebbe portata nelle piazze, di fatto è stata la prima a portarla in tutte le case tramite la TV con uno spot commerciale che comunque ha aperto l’interesse verso la danza classica tra le quali si sono contraddistinte alcune ballerine/i come Oriella Dorella ed Eleonora Abbagnato e Roberto Bolle. Tutti artisti italiani a ballare in Piazza. E non solo.

Carla Fracci è stata protagonista anche di fiction tv sulla vita di Giuseppe Verdi nel ruolo di Giuseppina Strepponi, con tante altre ospitate in Tv “a far conoscere la danza tra classico e moderno”, quest’ultimo sperimentato con il ruolo di quello che fu di Giulietta Masina in La Strada.
Ma il cavallo di Battaglia di Carla Fracci è stato Giselle che “a cavallo” degli anni 60/70 aveva interpretato con Brhum portandolo in tutti i Teatri del mondo dopo averne fatto anche un film.
La scena della pazzia è rimasta nella storia per l’intensità drammatica con la quale Carla Fracci ha saputo animare la piccola contadina Giselle da commuovere le platee. Per incantare il pubblico non bastano allenamento e perfezione tecnica se non sono accompagnate dalle doti recitative così come hanno insegnato grandi artiste del palcoscenico a nome Margot Fontayn, Galina Ulanova Svetlana Zakharova e da ultima ma non ultima Liliana Cosi maestra dell’Ater Balletto di Reggio Emilia.


A Parma Danza di questa edizione 2014, sabato e domenica è andata in scena Giselle del Teatro Maribor in allestimento classico come piace ancora tanto al pubblico con la scenografia immutata nel tempo nella foresta con la casetta, i cacciatori il corno per chiamarli in adunata, le spade incrociate il divertissment intorno alla Corte vestita di abiti sontuosi in contrasto con quelli della plebe in abiti bucolici.
Una scena che ben presto scompare per dare spazio alle ballerine in tutou fra tulle e svarowsky a volontà che volteggiano leggiadre in abbraccio corale ritmato in sincrono a scarpette incrociate, in girotondo e in pas de deux a fare da contorno al principe azzurro( Anton Bogov) delle favole che balla in coppia con l’étoile Giselle (Catarina de Meneses) già trapassata a miglior vita causa pazzia per il dolore nel constatare che il suo innamorato presentatosi sotto false vesti di contadino era già promesso a un’altra ricca e nobile quanto lui.
Sempre fedele e innamorata Giselle soccorrerà il suo principe dalla furia delle Wills,  una schiera di sedotte e abbandonate come lei che, dall’oltretomba, invece vorrebbero punirlo.
Dopo l’ensemble del Teatro di Maribor alla prossima ci attende una versione di Giselle della Compagnia junior Balletto di Toscana in un altro parallelismo interessante.


ELEONORA ABBAGNATO E LE STELLE DELL’OPERA DI PARIGI



Parma Danza 2014 ha presentato un Galà con Eleonora Abbagnato e le Star dell’Opera di Paris. Tanti applausi alla fine dello spettacolo in un successo annunciato perché la Abbagnato è conosciuta ormai al grande pubblico grazie anche agli interventi televisivi in produzioni importanti come S.Remo, un Recital di Massimo Ranieri, in spot Pubblicitari Ferrarelle e da Amici di Maria de Filippi.
“Io sono nata per la danza” diceva Eleonora al Massimo Ranieri “perché fin da bambina giocavo con le scarpette per cui la mia vita è la danza”.  Non solo Danza perché ha fatto anche un film, udite udite, con Ficarra e Picone,  7 e 8.
Una parte interessante del Gala lo ha avuto anche la festicciola nel ridotto del Regio, dopo lo spettacolo, con tavola imbandita in maniera eccellente dove il culatello la faceva da padrone contornato dal crudo, colonnata, coppa e salame a volontà.
Ad Eleonora Abbagnato ho fatto una domanda cogliendola di sorpresa mentre faceva le moine a un gruppo di bambinette senza aver mai assaggiato nemmeno un piccolo boccone né di salume né di dolce o macedonia. Niente.
E’ rimasta a bocca asciutta tutta la serata quando tutti si abbuffavano al buffet. Per mantenere la linea di un étoile questo ed altro
 “Che differenza c’è tra Teatro italiano e quello francese?”chiedo curiosa
“Il calore del teatro Italiano a Parigi ce lo scordiamo”
A Parma ha trovato i ponti d’oro.
Mi avvicino al sindaco e gli riferisco le parole della Eleonora: “Sindaco ha detto che qui c’è molto più calore che a Parigi”
“Questo fa piacere!” risponde di rimando il Sindaco tutto orgoglioso dell’accoglienza riservata all’étoile de Paris facendo con lei tanti sorridenti selfie.
Dopo qualche fettina di salume e qualche assaggino di riso saltato con foglie di menta, bocconcini di mariola di cotechino con puré, crudo di bue con scaglie di formaggio, pastella di verdure e gamberetti in insalata, accompagnati da dolcetti, caffè e bollicine a volontà azzardo un’ultima domanda alla divina Eleonora, peso piuma:
“Che ne pensa di Bolle che vuol portare il Teatro nelle Piazze?”
“Ci aveva già pensato Carla Fracci per cui non è una novità”
“Allora crede che sia una buona idea?” incalzo io.
“Sì se serve a far conoscere la danza…”
Giustamente infatti Eleonora Abbagnato è molto conosciuta, così come Carla Fracci e Roberto Bolle, artisti che con la danza sanno anche promuovere loro stessi.
Le stelle dell’Opera di Parigi-Roma - Amandine  Albisson Pivat, Alessandra Amato, Audric Bezard, Nicolas Le Riche, Damiamo Mongelli, ClaireMarieOsta, Benjamin Pech, nelle coreografie di diversi autori fra i quali Roland Petit Angelin Preljocal - hanno brillato di luce propria perché già affermate raccogliendo qui in Italia il successo (di luce riflessa) annunciato da Eleonora Abbagnato.



martedì 13 maggio 2014

LA DANZA CONTEMPORANEA DI SYLVIE GUILLEM



La danza contemporanea anche se si ravviva quando la musica si fa orchestrale a ritmo battente con quel tocco di sensualità ad esaltare le performaces a corpo libero dei ballerini-atleti, deve sempre superare la prova dell’assolo col sottofondo il suono triste del Violoncello o la goccia d’acqua a ritmo lento  a cervello trapanante (già visto in Complextion e Eau) o a tutta adrenalina (come nel musical Chicago, mitica eccezione).
Purtroppo queste sono le prove che la danza moderna mette in scena per superare l’esame nervi saldi degli spettatori.
Superate queste sono in grado di aprirsi a qualsiasi performance che venga propinata dopo, facendola sembrare un capolavoro anche se manca il sex appeal.
La Danza infatti che prende corpo è un saggio sportivo di ginnastica ritmica dove salti acrobatici si alternano agli intrecci di braccia e gambe che  volteggiano armoniosamente o meccanicamente cambiando le figure a scatti come fossero scandite dal suono di un orologio.
Tic tac i corpi in coppia si muovo in sincrono, tic tac lui sotto lei sopra, tic tac lei di fianco a lui, tic tac lui sopra lei, tic tac insieme a terra per far le capriole. Artistiche si intende.
Sylvie Guillem e Russel Maliphant sono bravissimi. Tutto è perfetto sia negli assolto che in coppia collaudata da tempo e quindi sicura ed inevitabilmente distante: se i corpi sono in sincrono lui guarda da una parte lei all’orizzonte dietro le quinte.
C’è molta abilità c’è tecnica c’è il frutto di un lungo lavoro di allenamento, ma non c’è pathos, non c’è appeal.
La figura mascolina di lei non aiuta, la ballerina sinuosa di un tempo ha lasciato il posto alla ginnasta acrobata e potente, ma rigida e fredda.
Non un colpo d’anca, né di schiena arquata, Silvie svolge la sua performance come un granatiere a tutto muscolo e nervi senza ombra di quella graziosa femminilità che caratterizza comunque la ballerina classica.
Certo non ha più l’età ma avendo il fisico androgino qualche mossa sensuale non avrebbe guastato l’idillio di una coppia in sodalizio artistico se non altro per una parvenza di complicità.
Non si può certo fare appunti sulla troppo professionalità ma un piccolo confronto ci può stare: quello con Luciana Savignano per esempio che pur nella sua atletica rigidità di ballerina ormai agè aveva recitato il Bolero di Ravel con una sensualià rimasta nella storia del balletto contemporaneo dove a volte, gli italiani fanno scuola anche agli Americani che sono i migliori in assoluto per questo genere di performances.
Molto d’effetto il primo Solo, con una Silvie piroettante con il sottofondo di chitarra, con a seguire Shift interpretato da Russel Malyphant , e Two (Rise And Fall) già visto nel Galà di alcuni anni fa. Per poi finire con il passo a due di Push.
Scenografia e costumi da saggio ginnico ma il Teatro Regio di Parma la sera del 9 Maggio 2014 era  tutto esaurito e gli applausi sono arrivati scroscianti con tanti wow wow wow!
Segno che la danza contemporanea piace molto, soprattutto agli addetti ai lavori delle varie scuole che partecipano numerose,  ma per me a dare il massimo nella danza contemporanea sono i ballerini di colore avendo una fisicità ed una sensualità impareggiabili. Altrimenti un minimo di coreografia supportata da filmati credo sia indispensabile per fare spettacolo brillante come abbiamo visto in tante coreografie nelle precedenti edizioni di Parma Danza con grandi coreografi di danza contemporanea..
Il prossimo appuntamento per Parma Danza 2014 è con Eleonora Abbagnato  e le stelle dell’Opera di Parigi che già dal cartellone promette assai bene.



giovedì 1 maggio 2014

PARMA DANZA 2014



TEATRO REGIO DI PARMA - MAGGIO A TUTTA PARMA DANZA - stagione 2014


SYLVIE GUILLEM E RUSSELL MALIPHANT - PUSH

  Teatro Regio di Parma, venerdì 9 Maggio
Al Regio l’approccio unico alla danza di Sylvie Guillem, “la più grande ballerina della sua generazione” e Russell Maliphant.

ELEONORA ABBAGNATO E LE STELLE DELL'OPÉRA DI PARIGI - GALA

  Teatro Regio di Parma, da lunedì 12 Maggio a martedì 13 Maggio
Eleonora Abbagnato, étoile dell’Opéra di Parigi, unisce Francia e Italia nei passi di Robbins, Petit, Preljocaj, Forsythe, Le Richie.

BALLETTO DI MARIBOR - GISELLE

  Teatro Regio di Parma, da sabato 17 Maggio a domenica 18 Maggio
Il Balletto del Teatro Nazionale di Maribor per la prima volta in Italia rianima le Wilis, spiriti innamorati della danza.

COMPAGNIA JUNIOR BALLETTO DI TOSCANA - GISELLE

  Teatro Regio di Parma, da mercoledì 21 Maggio a giovedì 22 Maggio
Reinventare la tradizione tornando alla poesia ispiratrice dell’opera. Leggenda e modernità in un balletto gotico e dal taglio fotografico.

FND ATERBALLETTO - CERTE NOTTI

  Teatro Regio di Parma, da sabato 24 Maggio a domenica 25 Maggio
Le notti di Ligabue escono da una radio e rompono il silenzio. Una vibrazione trasmessa nelle coreografie di Mauro Bigonzetti.

martedì 8 aprile 2014

JESUS CHRIST SUPERSTAR



    JESUS CHRIST IN TARALUCCI E VINO Jesus Christ Superstar, il film musical anni 70 l'avevo visto all'Astra.
Allora era sempre gremito come cinema d'essai nel quale proiettavano film soprattutto amerticani sulla Guerra del Vietnam, sulle rivoluzioni universitarie come Fragole e Sangue e su tutto quanto correlato alla new age ed al motto mettete dei fiori nei vostri cannoni, fate l'amore e non la guerra.
Il musical, così come Acquario era la classica americanata per cui aveva avuto molto successo sprizzando energia e buoni sentimenti di un mondo buono: quello cristiano, Cattolico in primis.

Tanto buono e generoso che alla fine finiva in taralucci e vino con Giuda in prima fila ad intonare, dopo averlo fatto mettere in Croce, Jesus Christ Superstar.
Cosicchè il mondo dei Taralucci è ancora vivo e vegeto a perpetrare la favola del Mulino Bianco, con la farina dei campi di grano un sacco buona.
Jesus Christ Superstar è sbarcato al Teatro Regio di Parma nelle serate 8 e 9 gennaio con un tutto esaurito che ha applaudito con entusiasmo la performance ritrovando sul palco l'interprete originale Ted Neeley invecchiato e ripiegato su se stesso ancora nei panni di Jesus la cui voce da possente ed energica si è un filo in debolita tremolando negli acuti. Ciononostante è stato emozionante rivederlo dal vivo ricordando quel memorabile duetto con la Maddalena (Ivonne Elliman, in questo musical interpretata da Gloria Miele) mentre gli lavava i piedi e lo copriva di unguento accarenzzandolo sul viso con in sottofondo il Giuda (l'attore di colore Carl Anderson) roso nell'animo dalla gelosia che diventava terreno fertile per far germogliare il seme dell'odio e del tradimento. Come a dire che cherchez la femme vale anche per il Vangelo in un mix tra sacro e profano perfettamente assimilato dalla nostra attuale cultura civilizzata.


 Il  musical con la regia di Massimo Romeo Piparo è andato oltre: pur rispettando i testi sacri con i versetti in digitale, ha rappresentato alcuni personaggi in maniera caricaturale, con un Erode (Salvador Axel Torrisi) oscenamente in perizoma a far da capocomico a un gruppo di burattini della commedia dell'arte con Pinocchio in prima fila. Buffoni.
Buffone Erode, sbruffone Ponzio Pilato, Tenebroso il Gran Sacerdote Inquisitore Caifa (Francesco Mastroianni) il tocco di italianità lo hanno completato l'ensemble di cantanti e ballerini con coreografie attuali a scatti e a passi da robot dei video-clips,

Tutti giovani italiani molto bravi, purtroppo a statura piccola e un filo rotondetti fra i quali è stato facile spiccare, galvanizzando la platea, il Giuda di colore interpretato da Feysal Bonciani fiorentino di origini somale, strepitoso mattatore che ha ravvivato lo spettacolo aprendo un happening partendo dal Foyer del Regio mandando il pubblico in delirio con applausi scroscianti.
Spettacolo molto bello ed entusiasmante che comunque curiosamente è uscito in concomitanza dell'attentato in Francia al Charlie Hebdo che mette inevitabilmente a confronto l'integralismo religioso Islamico e quello di una innovata Cristianità rivisitata e corretta. O scorretta? Questo è un punto sul quale sarebbe doveroso riflettere, prima che i posteri emettano sentenza. Inappellabile.