venerdì 20 dicembre 2013

RAGAZZE di Lella Costa


Tante ragazze ad applaudire Lella Costa

Lella Costa a Teatro Due nelle serate dal 10 al 12 Dicembre 2009 per lo spettacolo Ragazze Nelle Lande Scoperchiate del Fuori.    “Io canto le donne, il talento delle donne sperdutamente amate,
l’innocenza con cui puniscono per le cose mai avverate…la fatica, la leggerezza, il dolore, lo sgomento, la rabbia, i desideri, l’arme e gli amori (cortesie pochine temo), …la sorellanza che forse più inquieta della
fratellanza,…la violenza ahimè inevitabilmente; e l’inviolabilità, anche, possibilmente.”

Così inizia con Orfeo ed Euridice, ovvero come si sgretola un mitodotato di XFactor.
Quel “fattore” che fa di un Dio un uomo assolutamente sì. Quelfattore che, se manovrato con un eccesso di zelo, porta inevitabilmente a percorrere la via del dubbio dove la domanda sorge spontanea: “Ma
tu ci sei o ci fai?”. No, perché Orfeo non si sa se, sempre secondo Lella Costa e tutta
la schiera di ragazze in sala a seguirla con applausi scroscianti, girandosi in quell’attimo prima di uscire dall’Ade per emergere in superficie, lo abbia fatto apposta per lasciare la sua Euridice a riposare all’inferno.
Delitto Perfetto, perpetrato in un attimo: l’attimo fuggente appunto colto per creare il suo mito, rubando la scena alla sua donna nei secoli e millenni.
Chi avrebbe mai parlato di lui altrimenti? Sì perché non si spiegherebbe  tutta la messa in scena allestita da Orfeo per arrivare agli inferi superando ostacoli e problemi di ogni sorta per riprendersi soltanto la sua Euridice.
E’ ovvio che lo scopo non era lei in sé, ma il fatto di essere un Pioniere ed affermare la sua primarietà con delle gesta a riecheggiare nell’eternità. Il problema del maschio gira e rigira è sempre quello: arrivare primo.
E Orfeo nei confronti di Euridice lo era già stato in vita, ammettiamolo. Inutile accanirsi per la seconda volta: quella che Euridice non si scorderà mai insieme alla musica e alle canzonette che Orfeo le propinava in
continuazione.

Per fortuna nell’Ade ci si può immergere nell’oblìo dimenticando Orfeo supportata da una buona dose di compatimento nei suoi confronti.
Quel sentimento che accomuna tutte noi donne quando viviamo un rapporto di coppia in cui il maschio è deciso e determinato ad affermare la sua superiorità.
Come? Gingillandosi con quel giochino che si trova tra le gambe che manovra su e giù, oppure facendolo volteggiare a largo raggio per segnare il suo territorio. Poverino, specie quando si trova alle prese con la partner nei momenti in cui si applica a darle piacere, pur dubbioso nel riuscire perché a dargli la conferma è sempre lei, con la sua parola. Alla quale dovrebbe credere se non fosse per quel suo sguardo di compatimento che spesso le si legge in volto.
Ma a rassicurare il maschio è corsa in aiuto anche la scienza, scoprendo il Punto G. E quì scoppia la risata di Lella Costa, sempre seguita in coro dalle “ragazze” presenti in sala pesando a lui che, credendo di aver risolto ogni “suo problema premendo un campanello”, si mette alla ricerca esplorando la cosina (ignorando completamente la delicata complessità) in modo distaccato, chiedendo lumi alla sua malcapitata:
“E’ qui…è quà… è là…?”fino ad arrivare a farle rispondere sconsolata:
“Sì tesoro l’hai trovata…Ahhhh!

L’importante è finire! Tanto per citare anche lei una canzone! Questa volta Lella Costa le ha cantate al maschio fuori dai denti. Un maschio che, oltre ad Orfeo potrebbe chiamarsi anche Narciso il quale, nei secoli a venire è riuscito a mettere in ombra la sua donna fino al periodo del romantico 1800 in cui scrittori e poeti cominciarono ad osservarla con uno sguardo buono esaltandola e onorandola per farla emergere dall’oscurità, così permettendole di arrivare alla pari per combattere a fianco dell’uomo. Al suo fianco, intendiamoci, senza cercare di prevaricarlo perché né l’uomo né il maschio “è disposto” a cedere il suo potere che gli conferisce la naturale primarietà fin da quando Adamo ed Eva erano nel paradiso terrestre.
E se la donna fosse nata prima? Questa è la domanda che cade dall’alto, quando Eva sta guardando l’albero delle mele prima… Prima di sentirsi rispondere:
 “Questo deve restare un segreto fra noi…ragazze".                



mercoledì 18 dicembre 2013

DALLA SCALA AL REGIO


La Scala di Milano ha aperto la stagione Lirica con la Traviata (Diana Damrau nella foto) della quale si è parlato molto perchè ha diviso il pubblico. Ne parlo ora perchè volevo ricollegarmi alla presenza di Carla Fracci fotografata nell'ingresso e nel foyer sempre e solo esclusivamente vestita di bianco.






Tempo fa sono andata al Teatro Regio di Parma per vedere un Gala di Danza con madrina proprio Carla Fracci molto acclamata dal pubblico la quale, dopo aver fatto un elogio funebre ad una sua ballerina del teatro di Roma i cui parenti hanno aperto una Fondazione, ha fatto parlare il signor marito.
Il Beppe in milanese aveva chiuso il discorso dicendo quanto fosse positiva quella donna lì.
Insomma...Vabbè lo spettacolo continua. Più che spettacolo direi un saggio scolastico perché se manca la scenografia la danza perde il suo fascino riducendosi a livello di ginnastica.
Personalmente non sopporto questi spettacoli che andrebbero bene allestiti per gli addetti ai lavori che devono fare una selezione per produzioni più fastose e professionali.
Son ben lontani i fasti dei galà di Bolle e della Zakarowa ma piuttosto che niente ci si può accontentare.



La Fracci ultimamente è diventata molto litigiosa perché ha attaccato prima l'ex sindaco Alemanno svergognandolo in pubblico per i tagli al Teatro e poi  Roberto Bolle con il quale ha avuto un battibecco da prime donne nel metterlo al suo posto in quanto troppo divo e poco talentuoso avendo bisogno di perfezionare la tecnica non perfetta.
Nessuno se ne è mai accorto ma la Fracci ha tenuto a precisarlo. Il Bolle comunque ce lo teniamo com’è, anzi ce lo tenevamo perché in America gli hanno fatto ponti d’oro ed ora lo possiamo andare a vedere al cinema perchè è in uscita con il Balletto di Notre Dame di Roland Petit.

Carla Fracci invece non danza più ed è strano perché per esempio Carolyn Carson ha ancora una presenza scenica notevole nonostante l’età non più giovane.
E poi che dire del duetto con Barishnicov di una ballerina anziana come lui ma agile e scattante come un fuscello? Poi c'era anche Pina Baush senza dimenticare la Luciana Savignano ancora molto sexy quando propone il Bolero di Ravel.
Comunque Carla Fracci ha fatto una polemica inutile che sembra più dettata da invidia e gelosia nei confronti di un bellissimo ballerino che non sopporta partner vecchie.
Certo Bolle è un filino isterico, non ha la classe di Nureyev che ancora giovanissimo faceva coppia sublime con Margot Fontayn molto più anziana di lui.


Carla Fracciè stata grande e non si dovrebbe demolire ma vederla  sempre vestita come una vestale della danza tutta in bianco avorio con collana di corallo con il marito accanto fa un po’ specie.
Si è troppo identificata nel mito di Giselle (che poche ballerine hanno saputo interpretare come lei, questo va detto) o tutte quelle eroine del balletto sulle punte con rigorosa scriminatura e crocchia dietro da sembrare più vecchina di quel che è in realtà.
Lei rappresenta la tradizione del balletto romantico e in tutù, quello classico che è sempre una gioia vedere ma poi tolti i panni si dovrebbe tornare alla realtà.
Con un bel tailleurino per esempio e una coda di cavallo se proprio non li vuol tagliare la ringiovanirebbe di sicuro. 
Anche un tubino con le calze nere per esempio che lei è tanto filiforme e porterebbe ancora bene.

Mia nonna anche lei aveva lunghissimi capelli che intrecciava per farsi lo chignon dietro ma quando se li è tagliati con un tocco di cachet argentato è ringiovanita.
Mia nonna era bellissima molto alta con occhi verdi un nasino piccolo ed un sorriso solare molto diversa dalla rigorosa e severa Carla Fracci.
Vabbè ma lei è una grande artista, ma mia nonna aveva un gran temperamento combattivo e generoso.

Io assomiglio nel temperamento e gusti a  tutte due le nonne perché quella paterna era invaghita del cinema e dello spettacolo come me. La domenica arrivava sola in Paese in carrozza accompagnata da un fattore per andare in sala cine nella quale spesso era accolta con dei fischi dai ragazzotti del paese perché lei si metteva in prima fila col cappello in testa (le donne a quel tempo non se lo potevano togliere nemmeno per andare a cena al ristorante).
Tutte due le mie nonne in casa comandavano loro: erano le classiche matriarche punto di riferimento di tutti i componenti la famiglia compresi fratelli single.

Tornando a Carla Fracci  penso si contraddica un filo perché fra i ballerini del Gala c'era anche Anbeta che proviene dalla Tv degli Amici di Maria.
A quel tempo la Fracci era intervenuta per criticare Anbeta troppo diva affermata prima ancora di avere imparato la danza classica perfettamente,  che richiede grandi sacrifici alla sbarra.
Adesso invece la Fracci la  presenta come grande ballerina.
Mi ricordo anche di Alice ballerina che aveva vinto ad Amici e subito scritturata per uno sceneggiato televisivo nel quale faceva la danza dei sette veli di Salomè con un risultato veramente imbarazzante.
Uno su mille ce la fa come dice Morandi. Infatti fra tutti quella ad aver lasciato il segno è Emma anche se Alessandra Amoroso è altrettanto brava. Ma Emma è stata anche aiutata dal vento del gossip di Belen che le ha portato fortuna con il pene d’amore del De Martino. Molto dotato se Belen si era così attaccata…
             
               LA TRAVIATA FRA TEATRO CINEMA E TV


http://ritaguandaliniteatro.blogspot.it/2013/10/la-traviata-fra-teatro-cinema-e-tv.html

IL BALLETTO CLASSICO E LE FAVOLE DARK


Le favole classiche hanno fatto il loro tempo perché vengono tutte tradotte in versione Dark o Gotiche  ritenute più al passo con i tempi tanto che perfino le favole di Walt Disney, ultimo baluardo dell’ingenuità infantile, vengono rivoltate come un guanto  come abbiamo visto con Biancaneve e il Cacciatore o Cappuccetto Rosso Sangue e ora con Hansel e Gretel e la Strega della Foresta Nera

dei Fratelli Grymm che tra poco sbarcherà al cinema in versione Horror.Da urlo.
Per i più piccini non tutto è perduto perché resistono le favole moderne che a Natale hanno sempre fatto il pieno mentre ora fanno ascolti in Tv, come il serial Mamma Ho Perso L’Aereo, Tata Matilda, Baby Birba o Penelope con una curiosa Cristina Ricci col naso da maialino a seguito di una maledizione che ovviamente riuscirà a sconfiggere come nelle più belle favole.
La curiosità consiste nel constatare come il Balletto classico, quello del Bolshoji e della Scala in primis siano stati fagocitati dal cinema che dopo la prova dello Schiaccianoci dello scorso anno con pochi spettatori in sala a dire il vero, continua questa fase sperimentale prima di sbarcare, si spera, in TV così come abbiamo visto in diretta con Raymonda dal Teatro alla Scala di Milano su Rai 5.
Purtroppo, anche a Teatro la Danza sembra sia rimasta alla fase sperimentale con saggi delle Scuole che mettono in scena le loro Stelle Nascenti così come abbiamo visto al teatro Regio di Parma in un Galà che non andava oltre il carino, dopo che la stagione Parma Danza 2013 aveva dato soddisfazioni a livello di gradimento.
Ma le grandi star preferiscono grandi cachet per cui Parma Danza è stata abolita dal prossimo Cartellone del Teatro Regio che ha messo in scaletta tante opere che non siano di Giuseppe Verdi da relegare al Verdi Festival anche se l’evento è a rischio chiusura.

Non si sa perché visto che nella scorsa stagione ha fatto pareggiare i conti del Teatro Regio. Come dire sbattiamoci le uova della gallina d’oro ad effetto  tsunami nei denti. L’importante che i bambini imparino l’opera!

lunedì 16 dicembre 2013

FEMMINICIDIO COME NUOVA TENDENZA


Si parla molto di femminicidio. Sembra quasi una moda. Sì perché ha sostituito quella del filone delle madri cattive, aperto da Anna Maria Franzoni. Filone perché ha reso in termini di audience e di spot a tanti talk show e criminologi invitati.
La cronaca nera va e la tendenza autunno inverno è quella del femminicidio che trova eco sui palchi del nostro Paese a denunciare fatti e misfatti di mostri domestici e membri al vertice di aziende scritti dall’autrice Serena Dandini.

La quale dopo aver riso sulla sinistra si cimenta sui sinistri del crimine. In modo leggero con qualche battuta di coda per vincere il rush finale dopo che le vittime sono state Ferite a Morte. Morte violenta in una commedia tragicomica a disco-dance. Quasi fosse tutta una finta.
Giustamente perché questo è spettacolo.
Sul palco al teatro Regio per Teatro Due il 6 e 7 dicembre, capitanate per forza di classe da Lella Costa, un trio di attrici Orsetta De Rossi, Giorgia Cardaci e Rita Pelusio che comparivano in scena come fantasmi ad evocare il crimine facendo denuncia sulla mano “morta” dei partner.
Infatti gli assassini sono sempre stalker incarnati da mariti fidanzati e amanti, con eccezione di padri e fratelli per il caso di Anja, e un pugno di talebani per la lapidazione di una adultera.
La cosa curiosa sta nel fatto che tutti sono omicidi annunciati perché tutti sapevano ma non denunciavano anzi, a volte anche partecipavano all’evento perché il femminicidio esiste grazie, 
oddio si fa per dire, alla complicità di vicini parenti cugini e affini i quali spesso di fronte ai primi segnali come occhi neri e cicatrici commentano che la vittima se “l’è cercata”.
A tal proposito ricordo un episodio di cronaca nera (che avevo commentato con una mia amica, laureata e colta sempre in viaggio all’estero) nel quale si riportava il ritorno alla vita lavorativa di un operaio uscito dal carcere dopo aver scontato la pena per aver ucciso la moglie fedifraga.
“Poverino, era il suo commento, lei l’aveva sputtanato in tutto il suo paese”.
Insomma l’amica aveva studiato tanto per fermarsi al delitto d’onore. Il Paese è piccolo e la gente approva come si diceva sopra. Inutile dire che non è più mia amica.
Per fortuna che di strada ne abbiamo fatta ma solo sulla carta. Come dire che le leggi si fanno ma sono inutili. Così come inutile è parlare di femminicidio come fenomeno di questo tempo perché è sempre esistito sia per mano di maschi che di femmine come maschicidio.
Allora è meglio il Tango delle Carcerate assassine di Chicago anni 30, dove a ritmo mordente ed incalzante si racconta “il vittimismo” delle donne che l’hanno fatto perché anche lui se l’èra cercata. Cicero, Splash, Squinch…Tutto il mondo è paese.
Lo spettacolo Ferite a Morte è una denuncia sulla denuncia che come una sorta di happening invita le donne a correre ai Comitati di Difesa legalmente aperti per farsi separare dal partner manesco, fin dalle prime avvisaglie. Perchè prima si comincia con uno schiaffo, poi con due e poi con un pugno fino al colpo letale. Già, ma se quella donna non lavora ed insieme ai bambini dipende dal marito cosa deve fare? Sopportare o rischiare di perdere dopo il marito, casa e bambini per lo zelo dei servizi sociali?

Tante domande che restano irrisolte fino a che ci saranno uomini e donne, maschi e femmine.
Ma diventare persone è una impossible mission?
Appurato che lo studio non aiuta a formare, mentre lo sport accentua la competizione che comunque anche se prepara a un corpo a corpo alla pari, con gli Hunger Games le donne si discriminano da sole andando a morire per lasciar spazio ai maschi, non ci resta che sperare, per un futuro migliore, di puntare sul lavoro e uno stato di single dove  ciascuno abiti a casa propria. Chiavare si può, ma senza dare chiavi in mano!
Perché la citazione della Costa è quella illuminante “Se cambi le chiavi ti ammazzo”.Lei non le ha cambiate e lui l’ha ammazzata lo stesso. Dopo averla chiavata.
Insomma la chiave del mistero è tutta lì nella chiave in tasca. Questa è la verità.

domenica 8 dicembre 2013

RAYMONDA ALLA SCALA DI MILANO

sabato 7 dicembre 2013


Stasera alla Scala di Milano si è aperta la stagione Lirica con una Traviata in versione moderna che ha diviso il pubblico. Era da prevedere perchè l'opera Lirica, così come il balletto classico, piace nella sua forma originale.

In genere queste operazioni di rinnovamento si fanno per risparmiare sulle scenografie e costumi perchè l'allestimento esige uno sforzo  notevole a livello di creatività e di maestranze per cui in questo momento di crisi si punta al risparmio.
Del Teatro la Scala ho conservato appunti su un balletto che ho trascritto in diretta durante la programmazione su Rai 5 con introduzione e commenti di una coppia insolita come Luciana Savignano e il ballerino di Amici Kledi che qui trascrivo:


"Sto godendo da matti perchè c'è un bellissimo balletto al Teatro Della Scala di Milano su Rai 5, Raymonda.
Mai visto. Infatti è stato allestito basandosi su quadretti e riproduzioni di fine secolo ottocento quando furoregiava e non si sa perchè si sia disperso perchè è bellissimo e molto aggraziato ambientato al periodo dell Crociate con un tripudio di colori dei costumi e scenografie imponenti.
Forse l'unica pecca sta nella musica, troppo romantica e dolce con un ritmo monocorde pieno di violini e archi con battute d'arpa per accompagnare le evoluzioni della prima ballerina Olesia Novikova.
Bravissima con le phisique du role perchè esile e scattante come solo una ballerina russa, classica, può essere. Deliziosa davvero.
Essendo ambientato alle Crociate con i guerrieri che fanno coppia con le dame ci si aspetterebbe un ritmo più tonante ed incisivo.
Le coreografie sono comunque magnifiche con un numero impressionante di ballerine sul palco sia in costumi medievali che in tutù che fanno corona intorno alla prima ballerina  alla quale è concesso molto spazio per gli assolo...
Fino ad ora perchè proprio in questo momento è catapultata (in una visione del futuro che l'aspetta) fra i saraceni con un bellissimo principe arabo che la corteggia ma che lei respinge perchè Cristiana.
Si sta facendo tutto drammatico ma la musichetta è sempre soave fiabesca e cingallegra...Monocorde appunto.
Peccato perchè altrimenti è tutto fantastico. Fine del primo atto.
C'è Luciana Savignano che sta parlando con Kledy nel foyer della ballerini della quale si dice entusasta come ho detto io sopra.

E' cominciato il secondo atto e in effetti la musica è sempre molto allegra tanto che il maestro dirigeva sorridendo giocoso.
.Il balletto classico è una gioia da vedere nel suo allestimento fiabesco e barocco. Non mi piacciono le rivisitazioni in chiave moderna specie se sono prive di scenografia perchè tutto si riduce a un saggio di danza per gli addetti ai lavori piuttosto che uno spettacolo per il grande pubblico.
La prima ballerina è davvero deliziosa perchè molto aggraziata e scattante. Recita bene avendo l'espressione  che riflette tutta la leggiadria del suo slancio vitale.
La coreografia è molto vivace. Adesso siamo alla corte del Saladino dove si festeggia con canti e danze in un mix di egiziane alle spagnole.
Se quelle spagnole sono abbastanza verosimili quelle egiziane sono poco accattivanti perchè si ispirano ai geroglifici.
La danza del ventre, che in Egitto fa scuola perchè da lì provengono le migliori ballerine, non viene nemmeno accennata.
Nell'8oo si aveva una visione dell'Egitto di memoria Napoleonica con le tombe e i geroglifici senza tener conto del folclore locale.
E' curioso perchè questo succedeva anche nei film storici degli anni 50, dove c'erano sempre banchetti con feste danzanti nella quale primeggiava una ballerina cubana al posto di quella orientale  si chiamava Chelo Alonso che essendo esperta di salsa e merenghe sculettava a più non posso. Non si capisce perchè non si ispirassero alle danze mediorientali originali con danzatrici autentiche.
Forse perchè era difficile che varcassero i confini dei loro Paesi.
A tutt'oggi si assiste ancora a questi spettacoli con danzatrici del ventre de' noantri che comunque non si prestano a sostituire delle Uba Uba per esempio o delle ballerine di flamenco o cinesi perchè sarebbero ridicole, per cui non si capisce perchè si ridicolizzi la danza delle arabe.
Vabbè si può fare per gioco ma non come spettacolo.
La Savignano sta confermando tutto quello che ho detto a proposito del trionfo di colori ecc.
Ora mi vado a gustare l'ultimo atto...

sabato 7 dicembre 2013

LA FORZA DEL DESTINO

Ricordando gli antichi Fasti del Teatro Regio.
                         LA FORZA DEL DESTINO
La Stagione Lirica al Teatro Regio di Parma ha aperto alla grande con la Forza del Destino e le romanze fra le più belle del repertorio di Giuseppe Verdi, prima fra tutte la Vergine degli Angeli.
Di grande suggestione la scena della processione di monaci che usciva da una fessura del quadro scenografico a forma di croce scavata in una parete di muro ispirata a quella di Notre Dame de Paris,come se ad essere messa in croce fosse Donna Eleonora, più che Gesù. Giammai.
Perché la Dimitra Theodossiou ne esce vincente con applausi ed ovazioni del pubblico conquistato dalla sua voce incantevole e divina che straripava dall’importante decolletè. Una visione accattivante che ha esaltato gli acuti da soprano padrona assoluta della scena.
Acuti che venivano mimati nel palco nel quale mi son trovata circondata da esperte del settore tutte vestite di nero pronte a cogliere l’attimo fuggente o la stecca umiliante. Gorgheggi a non finire invece sono stati riservati alla Theodossiou con commenti esaltanti di Elena Formica (che proprio oggi è deceduta a soli 51 anni)


quali “…questa è poesia pura non come quella che ha sostituito che sembrava un Tir…”
Cambio felice dunque come una sorta di Eva contro Eva nella quale ha trionfato la sostituta. Di origine greca, a mettere i classici in scena con la trionfante bellezza delle forme in primo piano.
Le quali non sono valse ad oscurare nemmeno le proteste del loggione a criticare la regia in chiave rivisitata del libretto di Verdi: dopo le lavandaie del Macbeth, ecco l’Osteria del parapon zibon zibon in cui si interroga l’indovina prima di partire in guerra. Avevano ragione ma, si sa che il loggione fa folcrore e non fa testo.
In testa alla regia c’era ben altro, come per esempio di far sfilare sul palco le maestranze a fine opera per raccogliere applausi in abbraccio corale seguendo quella tendenza che sempre più si sta sviluppando nel mondo dello spettacolo dal palco dei teatri al cinema per combattere la crisi. Uniti si vince.
La crisi in questo caso è quella che riguarda i tagli alla cultura delle quali, a farne le spese sono soprattutto le maestranze compresi gli orchestrali i quali si sussurra che non percepiscano regolari retribuzioni. Ma la passione è più forte di ogni conto in tasca e gli artisti del Teatro Regio continuano imperterriti ed eroici nonostante l’Opera Lirica sia in agonia.
Ad accompagnare il Sindaco Pietro Vignali infatti c’era il Ministro della salute Ferruccio Fazio, per avvalorare questa tesi dopo la sparizione delle ospiti vippissime della Tv del quale il Sindaco amava circondarsi come articoli civetta per attirare telecamere delle Tv generaliste.
Che quest’anno hanno disertato probabilmente dopo le ultime polemiche sui costi delle star-testimonial contestate in un evento che avrebbe invece tanto bisogno di visibilità.
Quella che non basta a fornirgli le Tv locali, in contemporanea sugli schermi con la diretta dell’Opera e divisi nel foyer con la discesa in campo delle telegiornaliste le une contro le altre per catturare l’audience e gli spot pubblicitari.
Quello che il Sindaco unisce, la vanità divide perchè gli spettatori sono costretti continuamente a fare zapping tra l’una e l’altra Tv. Il giorno in cui si presenteranno tutte nel foyer facendo squadra avranno vinto, Per ora a vincere a tutta visibilità sono le ospiti che sfilano nel foyer a dare quel tocco di mondanità necessario all’evento. La Forza Del Destino è un melodramma cupo a sfondo religioso raccontato fra colpi di scena con delitto che faceva prevedere una sfilata all’insegna della sacralità. Invece le Parmigiane hanno risposto graziosamente esibendo toilette fantasiose modellate con bustiers, spalline a sottoveste, e spalle completamente nude in una girandola sexy e molto elegante ma, particolare strano, senza accessori vistosi ad impreziosire le mises, arricchite solo da vivaci colori e gocce di profumo. Notata la presenza in sala di Carmen Lasorella insieme al compagno e all’assessore Gian Paolo Bernini che ha parlato dell’Opera con quel tono di voce indimenticata per il calore e rassicurante pacatezza con la quale ci aggiornava dai Tiggì, in termini entusiasti.
Un trionfo condiviso all’unanimità sia nel foyer che nei palchi e fuori onda, non sempre coincidenti nei giudizi.
Oltre a Dimitra Theodossiou in Donna Eleonora, Vladimir Stoyanov in Don Carlo, Aquiles Machado in Don Alvaro, Ziyan Atfeh nel Marchese di Calatrava con la regia di Stefano Poda che ha curato anche scene, costumi coreografie (con balletti molto ben eseguiti) e luci, e il Maestro Martino Faggiani a capo del Coro. Applausi scroscianti per dieci minuti. Bellissimo spettacolo.

mercoledì 4 dicembre 2013

COMPLEXIONS DANZA, UNA DANZA OSSESSIVA

                                                          Parma Danza 2003
Danza Classica o moderna? Classica classica classica e soprattutto Europea.
Dopo la Cina-Danza, dopo Luciana Savignano e le musiche di Carmina Burana con l’orchestra e coro del Teatro Regio di Parma uno spettacolo nello spettacolo, dopo un Don Chisciotte che ha lasciato senza parole, ecco finalmente Complexions lo spettacolo di danza moderna, musiche di Gerswin, Prince, Steve Wonder, Annie Lennox e Under-ground.
Hip Hop… Hurra! Sì ma solo nell’ultima parte.
Chi si aspettava balletti stile Brodway con la regia di Bob Fosse o Rob Marshal ebbene si accontenti di averli visti al cinema.
Gli americani diciamolo sono sempre uguali, anche in guerra: grandi al cinema, un po’ meno nella realtà.
Precisi, professionali, artisti degli effetti speciali, geniali nelle missioni impossibili, al cinema danno il meglio, ma quando tocchi con mano…
Per esempio tutti gli spettacoli di danza sono iniziati puntualmente spaccando il minuto, alle ore 20,30.
Loro no, alla maniera napoletana, verso le 20,30 cioè alle 21.
Per non parlare degli intervalli: mezz’ora abbondante pur non dovendo cambiare scenografia (inesistente) o i costumi (boxer e canotte fino alla fine).
Quanto al balletto e ai ballerini, se i maschi avevano corpi scultorei con movenze che andavano dal fluido al felino in cui spiccava il carismatico Desmond Richardson (che ha partecipato al film Chicago), le ballerine erano un filo cicciottelle.
Che differenza fra i loro corpi e quelli della Savignano che, a 60 anni suonati, danza con un corpo perfetto da fanciulla in fiore. Divina!
Erano tutti molto bravi, per la verità e tecnicamente perfetti.
Un grande rispetto perché si capisce che dietro c’è un lungo lavoro di ricerca e mixage fra il classico e varie culture, in uno stile di danza fatto apposta per gli Americani che con decenni di incroci razziali hanno reso i corpi atletici, vigorosi muscolosi ed energici.
Ma tre ore di danza moderna, ovvero di esercizi ginnici non si guardano con lo stesso coinvolgimento di una danza classica come il Don Chisciotte.
E poi quella musica iniziale…terribile!
Un gnigo-gneo che proveniva dalle corde di un violino intervallato da un suono ossessivo che imitava le gocce d’acqua: toc…toc…sgnik… sgnik. Una tortura indisponenti verso tutto lo spettacolo.
Era meglio Chicago. Al cinema!


martedì 3 dicembre 2013

L’ACQUA SECONDO CAROLYN CARLSON


Si parla molto di acqua per cui propongo un pezzo sulla ballerina Carolyn Carlson che con il suo Eau ha calcato le scene di tutto il mondo fino ad approdare al Teatro Regio

22 maggio 2008, ore 20.00
23 maggio 2008, ore 20.00
Teatro Regio, PARMA
CENTRE CHORÉGRAPHIQUE NATIONAL ROUBAIX NORD-PAS DE CALAIS CAROLYN CARLSON
Direttore artistico Carolyn Carlson
                                              EAU
Musica di Joby Talbot Direttore Christopher Austin
I SOLISTI DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Percussioni: Athos Bovi, Lisa Bartolini
Arpa: Anna Loro
Pianoforte e Celesta: Marco Scolastra, Massimo Guidetti


Acqua che scorre, che inonda che sgorga che filtra che nutre che annega che scava che ingorga che slitta e soprattutto che…inquieta.
E’ con questa opera che Carolyn Carlson si esprime in modo completo perché l’acqua è il suo habitat naturale in cui ha vissuto al meglio la sua vita di danzatrice, sorretta astrologicamente (come da brava americana, ha tenuto a precisare) dal trigono per eccellenza che sta alla base di ogni creazione geniale di questa forma d’arte, e che ha segnato il suo percorso come coreografa:
- La Luna (la donna l’inconscio) in Scorpione (acqua stagnante limacciosa paludosa) sono gli aspetti che generano i sogni e gli incubi della parte finale danzata, o meglio mimata, in un’angosciante pena e paura per l’inquinamento della terra.
- L’Ascendente  in Cancro (il passato la famiglia il grembo materno)è attinente alla parte iniziale correlata a quella parte calma serena e fluida nella quale si trae nutrimento per la vita come dal liquido amniotico.
- Il Sole nei Pesci è l’impronta, ovvero quel “guizzo” nell’infinito (la danza) tra le onde dell’Oceano che sbattono contro una barca di grossa stazza, vista come una piattaforma di vita estranea e lontana.


Perchè la vita, nascita e morte, è racchiusa tra i flutti, immersa nei fondali tenebrosi e pieni di mistero che grazie ad una contemplazione profonda liberano l’immaginazione intima da cui parte la spinta per risalire a galla fra lo spumeggiare delle creste , l’ondulazione delle maree e il trasporto di quella corrente che riflette l’immagine e trattiene la sua bellezza oltre la vita, come un’Ofelia che galleggia nell’immortalità.
Questo spiega lo strano connubio tra la figura solare (la coreografa attiva) carismatica e imperiosa anche se lieve ed evanescente di Carolyn Carlson, e quella lunare (la danzatrice-interprete, la donna, il passivo) immersa in un sogno onirico ombroso paludoso e sinistro, intriso di morte.
Un mondo duro, animato da ballerini dominatori arroganti e aguzzini e ballerine alienate nei gesti meccanici che rinascono da involucri di plastica, che si perdono in nuvole di tulle e di polvere, che oscillano il corpo ondeggiando in sincrono con le chiome, che esibiscono un pesce a trofeo, zoppicando in modo scosciante e osceno.

Genialità o pura follia? Il filo che divide è molto sottile e risulta difficile anche per lo spettatore restare in sereno equilibrio fino alla fine dello spettacolo fra acque fangose, cime tempestose e gesti meccanici e ripetitivi da infernale catena di montaggio.
Per fortuna la musica, colonna sonora  delle performances, aiuta nell’intento di galvanizzare la platea grazie e quel suono dolcemente ritmato dei tocchi melodiosi del pianoforte della celesta e dell’arpa, alternato a quello vigoroso e corposo delle percussioni eseguito dall’ensemble dei musicisti tutti chiamati alla fine sul palco per ricevere gli applausi insieme ai ballerini e a Carolyn Carlson, ancora miracolosamente bellissima nonostante i sessanta passati.
E forse proprio per questa sua bellezza naturale che nel panorama della danza contemporanea lei resta sicuramente la più originale ed eclettica per aver arricchito quella strada spianata da Isadora Duncan (le cui creazioni si basavano sul solo elemento Aria  con le movenze esaltate e liberate) con una fusione dei due elementi acqua ed aria fra misticismo e materialità che, mixati ad arte, sono in grado di dare emozioni forti, creando scenari profondamente superficiali e dunque inquietanti minacciosi esaltanti enfatici: una Tempesta Perfetta la cui onda anomala tutto sommerge. Infatti gli applausi arrivano scroscianti sentiti e doverosi. Noblesse oblige.

ROBERTO BOLLE THE PRINCE


Il ruolo del principe d’eccellenza è sempre affidato a lui, il più bello e possente erede del grande Rudolf Nureyev, Roberto Bolle.
Principe Sigfrido nel Lago dei Cigni di Cajkovskij rappresentato al Teatro Regio per la rassegna di Parma Danza 2006 nel mese di ottobre gremito come al solito.

 Ma Roberto Bolle ha dichiarato che il principe Sigfrido non è proprio fra i suoi preferiti, perché meno coinvolgente di altri ruoli come Giselle e l’Histoire de Manon.

E gli crediamo perché il Lago Dei Cigni è sempre  stato il cavallo di battaglia delle prime ballerine, le più celebri del mondo come la russa Galina Ulanova, l’Inglese Margot Fontayn e la nostra Carla Fracci. Le quali si sono cimentate nel doppio ruolo di Odette (cigno bianco) e Odile (cigno nero). Il più difficile nella carriera di una ballerina perché impegnata in un dualismo che comporta un notevole sforzo psicologico abbinato a una tecnica raffinata per evocare il mondo dei cigni.



Il collo, la testa, le braccia ed il busto passano via via da una posizione immobile a quella altera, piegati da un lato o curvati all’indietro.
Soprattutto le braccia debbono sembrare scosse da impercettibili fremiti o tese e ondulate, intente a riprendere il movimento del volo o di un semplice battito d’ali.
Tutti movimenti in grado di esaltare la grazia e la leggerezza tipicamente femminili.
In questa versione del “Lago dei Cigni” il ruolo di Odette-Odile è interpretato da Simona Noja étoile dell’Opera di Vienna che ha danzato nel pas de deux con sensualità delicata, dolcissima e struggente come cigno bianco, trasformandosi in modo straordinario in quello nero con sensualità sfrontata  arrogante e regale, accentuata dalla tiara di diamanti in testa, al posto delle classiche piume nere.
Davvero imperiosa, così come gli assolo, dove si è espressa in modo brillante con particolare vivacità (tipico delle ballerine dell’est) e agilità nei voli d’aria, frutto della sua formazione atletica prima di diventare ballerina classi8ca.

Qualche parola va spesa anche per i costumi che nel divertissement sono importantissimi.
In questo Lago dei Cigni del Teatro San Carlo di Napoli sono mantenuti intatti i colori caldi nei toni rosso, marrone, senape e giallo, ma peccano per troppa stilizzazione sia nei balli di corte che nel duetto spagnolo.
Molto diversi dai costumi della Scala di Milano che abbiamo potuto ammirare nelle passate edizioni con Giselle e Don Chisciotte dove il divertissement era particolarmente curato nella scenografia e ricco nei costumi impreziositi da décor e passamanerie con nastrini e pizzi che si intravedevano dalle gonne di vellutine e seta damascate, con bustier pieni di laccetti e bottoncini.
Particolari che fan la differenza. Per fortuna ci sono i tutù in tulle: tutti uguali in tutte le versioni ed in tutti teatri del mondo pronti a farci deliziare nella danza dell’ultimo atto con la raccolta dei cigni, che fanno trincea dapprima in quaterna per poi cimentarsi in un volo d’ali spiccato per proteggere invano i due amanti dal cattivo Rothbart, l’uccello di fuoco, curiosamente in look nero che ricorda quello del film “Il Corvo” con Brandon Lee.

La star del balletto, Roberto Bolle, è stata ovviamente fin dalla prima apparizione accolta da una platea in delirio, entusiasta per la bravura ma soprattutto estasiata dal suo fisico scultoreo esaltato da quei costumini in calzamaglia che nulla lasciano all’immaginazione. Attributi in primis.
E’ veramente il massimo, Roberto Bolle, nel connubio fra viso dolcissimo e fisico virile, in grado di solleticare l’eros femminile e non solo.
Infatti il pubblico è variegato: uomini e donne in adorazione per questo animale della danza, che ha fatto palpitare di passione una imperturbabile Elisabetta II quando a suo tempo l’aveva preteso in una esibizione esclusiva a Buckingham Palace.
The Queen aveva forse riconosciuto nel ballerino Roberto Bolle il principe ideale, romantico in amore, ben diverso da quello che si trova accanto, principe Filippo di Edimburgo noto per le gaffes e le corna che ha fatto a Sua Altezza la Regina d’Inghilterra.
Insomma Bolle fa impazzire le platee e chissà perché non è in Cartellone nella prossima stagione 2007 di Parma Danza. Ce ne faremo una ragione? Forse no.