mercoledì 20 novembre 2013

CON MY FAIR LADY IL MITO DI PIGMALIONEI


  Vorrei danzar con te
la notte e il dì così e stringerti a me
Vorrei cantar con te
Vorrei sognar con te
perchè sei tu l'amor...
My Fair Lady in scena  al teatro Regio di Parma nella serata di Sabato 21 novembre 2009, con l'allestimento e regia di Corrado Abbati.
Lo spettacolo è fedele al testo e alla versione cinematografica, quella fastosa Hollywoodiana con Audrey Hepburn e Rex Harrison. Quest'ultimo l'aveva portata con successo anche in teatro insieme a Julie Andrews.
Il musical è tratto dall’opera di George Bernard Shaw dopo che gli eredi avevano lasciato i dirittti di produzione per opere cinematografiche a Gabriel Pascal che aveva tradotto in film anche Cesare e Cleopatra facendone un evento con Marlon Brando.
Se le scenografie erano un po' troppo scarne in compenso i costumi erano fastosi in un  tripudio di colori dal bronzo, al rubino per passare anche dal viola con spolveratine di pailettes a tutto argento, accessoriati con svarowsky luccicanti  nei diademi e colliers nelle scene a Corte e in Bianco e Nero adornati da cappelli fiocchi e nastrini (Ispirati al film di Audrey Hepburn) nella scena delle corse dei cavalli.
.Ma la magia era sprigionata dalle canzoni dove spiccava la protagonista con una voce bellissima che passava dallo squillante al corposo come una cantante jazz.
 La storia è nota: una fioraia rozza viene raccolta da un gentlemen inglese scorbutico ed egoista, il professor Higgins (Carlo Monopoli) che in pochi mesi riesce a trasformare per scommessa con il Colonnello Pickering (Fabrizio Macciantelli) che si assume gli oneri delle spese,  la grezza fioraia riuscendo a portarla tutta ben vestita alle corse, dove c'è una scena nella quale lei fra tutte le nobildonne, incalza il cavallo vincente con una esclamazione: "Dai dai forza, ma ti sta cascando il culo?"mettendo tutti quanti in imbarazzo, professore compreso che pensa sconsolato di non riuscire nell'intento di farla diventare una grand dama per portarla a Corte.
Un quadretto questo che abbiamo visto riportato anche in Pretty Woman, quando anche Julia Roberts e Richard Gere vanno alle corse con lei tutta vestita di marrone a pois bianchi che incita il cavallo in maniera rozza, mettendo a disagio i presenti.
Il Finale è a lieto fine è ovvio, come ogni favola che si rispetti dove, dopo un tira e molla, ti lascio e me ne vado,
finalmente il rude e scorbutico di turno, soddisfatto del suo ruolo di pigmalione, si riprende la ragazza che considera una sua proprietà avendola perdippiù anche pagata con 5 sterline quelle versate dal professore al padre, per Eliza, e qualche migliaia di dollari da Gere per Julia, quale prostituta..
 Pagati volentieri dai loro consumati  pigmalioni, trovandosi alla fine bella e pronta una meravigliosa creatura della serie "Attenta che io ti ho fatto e ti posso anche distruggere", in grado di soddisfare in pieno ogni delirio di onnipotenza.
Ma questo messaggio arriva dopo “alle my Fair Ladies perché mentre è in corso la favola abbracciano felici e contente lo scopritore di talenti, sicuro che durerà per sempre come un grande amore.
Ma se con la fioraia il finale è chiaro e forte quando il prof. Le dice affettuosamente: “E adesso portami le pantofole”, nominandola governante a tempo pieno nonostante lei gliele abbia cantate con una romanza: “La vedrai prof. Higgins, la vedrai…”, in Pretty Woman è più inquietante perché finisce in gloria con la sigla Pretty Woman nominandola così a tempo pieno per un ci ci dò che ci dò incessante in un dejavue infinito con repliche e bis…E mica a gratis anche se solo ed esclusivamente performance per "Richard Gere" che continua così nel suo percorso di masturbazione perversa al grido di...e io Pago! Ma mi faccia il piacere….Già fatto?

     

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