martedì 8 ottobre 2013

CARMEN TRA CINEMA TEATRO E DANZA

Della Carmen di Bizet per la regia di Emma Dante, che ha aperto la Stagione Lirica 2009 al teatro della Scala di Milano ci sono diverse versioni cinematografiche, teatrali e di danza classica.

La più significativa è quella apparsa per la prima volta sullo schermo interpretata da una fulgida Rita Hayworth che, ancora in coppia con Glenn Ford dopo i trionfi raccolti con il mitico Gilda (in video)
, sprigionava al massimo il suo talento di danzatrice di grande temperamento e appeal  furoreggiando a passo di flamenco per caratterizzare una focosa Carmen, gitana in salsa Hollywoodiana.
https://www.youtube.com/watch?v=Iv9kidnuzSU
Era all’apice della sua carriera e tutti gli uomini erano ai suoi piedi, compreso Glenn Ford nei panni dell’elegante e fascino Don Josè il quale, dopo il film cedeva il passo all’Aga Khan anche lui invaghito perdutamente di Rita.


Un’altra versione molto intrigante in chiave moderna della Carmen è quella del regista Antonio Gades che ha diretto Laura Del Sol con una interpretazione di spagnola doc.
Le forme tondeggianti, il petto importante, il cipiglio deciso e caliente, la Del Sol ha sedotto la platea con un flamenco classico danzato davanti a Don Josè che la guardava rapito in un crescendo  di tempesta ormonale che impregnava l’atmosfera intorno fino a che lei, soddisfatta del punto di cottura, lo assaliva mangiandoselo tutto.
https://www.youtube.com/watch?v=yFjeWWfm4U8

La più originale è quella tradotta in danza da Roland Petit, dove scenografia e costumi stupivano per l’atmosfera "tutta francese", in mix fra Porto di Marsiglia e la Kasbha di Pepèn Le Moko dove le ballerine sembravano uscite dal Moulin Rouge dei quadri di Lutrec.
La coreografia era geniale: il ritmo incalzante della musica di Bizet era arricchita dal coro dei danzatori che ritmavano sia con la voce che con le mani le movenze sensuali di Roberto Bolle il quale incantava nei panni di Don Josè insieme a Polina Semionova in quelli di Carmen, pettinata alla maschietta (come Zizì Jeanmaire, la musa ispiratrice del coreografo Petit).



La bellezza era in scena e la coppia faceva scintille: dopo il preludio della seduzione, iniziava la danza di passione e morte raggiungendo l’apoteosi.

La coppia si fronteggiava in un duello figurato con i passi del flamenco dove i colpi inferti rispettivamente con le punte di lei e il tacco di lui, accompagnavano i rintocchi della morte di un tambur battente, a ritmo serrato sempre più incalzante: punta...tacco...punta...tacco...punta... fino all’ultimo respiro di Carmèn, raccolto con un colpo secco dalla lama di Don Josè: zac!

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