lunedì 7 ottobre 2013

TEMPIO DELLA LIRICA O TEATRO STABILE?



 Ottobre 2012 -  Essere o non essere? Questo è il problema. Il dubbio è Amletico firmato Shakespeare ma la risposta è semplice.

Il Regio tempio della Lirica è il Teatro d’eccellenza,   il vanto della città di Parma perché con le Opere di Verdi al quale è orgogliosa di aver dato i Natali nella provincia di Busseto, si è posto all’attenzione di tutto il mondo, attirando spettatori da ogni angolo della terra.

Anche Teatro Due si dirà. Sì anche la FondazioneTeatro Due il quale, a differenza del Teatro Regio ha una realtà florida per la lunga tradizione consolidata negli anni con la quale ha educato il pubblico portandolo alla maturità e in grado di recepire e tradurre messaggi di opere d’avanguardia e innovative.
Insomma, un modello di qualità sia a livello di idee che di gestione aziendale che realizza in pieno con il sostegno isituzionale del Ministero dei Beni e Attività Culturali Regione Emilia Romagna, Comune di Parma, Fondazione Banca Monte e con la collaborazione della Provincia e il contributo della Conad Nord. Bis! Sottocosto?
Il prezzo dei biglietti non è sottocosto ma accessibile.
In Europa ci sono Teatri che fanno anche di più andando oltre.

Sì perché si autogestiscono senza sovvenzioni con il solo costo dei biglietti divisi poi in stipendi uguali per tutti, dagli operatori delle luci agli artisti, dal regista agli autori che rinunciano alle royalty con le loro opere riproposte ripetutamente stante il reale “consenso” che raccolgono. Bis? Sì ma sottocosto.
Con questo non è che si voglia ridurre l’importanza di due Teatri, Regio e Due, parlando volgarmente di costo o sottocosto, perché in primo piano sono le strategie a luccichio mondano.

La magia del Regio è irripetibile perché oltre alle opere vanno in scena gli spettatori che sfilano nel foyer o affacciati sui palchi oppure seduti in sala dalla prima all’ultima fila, tutti insieme appassionatamente a condividere impressioni e critiche dando un occhio alle mises dei presenti.
Perché noi ci siamo: i bambini con Vi Presento l’Opera (e non importa se poi nel Tempio si tirano le palline di merendine del Mulino Bianco), il popolino (non è brutta parola perché fa stile Risorgimentale come l’epoca di Verdi) e studenti  alle prove generali, i Vip alle prime ed a seguir le repliche per i melomani veri.
Ad immortalar l’evento c’è anche la TV che ha portato il Regio ad un livello di visibilità molto alto a livello Nazionale contribuendo alla diffusione dell’Opera Lirica come spettacolo di massa.
A Teatro Due invece si entra quasi di corsa uscendo poi furtivamente come a voler lasciar in fretta qualcosa che non si è capito fino in fondo senza volerlo confessare all’amico vicino.

Così si sale in macchina con le domande che incalzano: perché Giulio Cesare per esempio lo hanno recitato col cappotto? Qual’ è il significato intrinseco e profondo che nemmeno il depliant spiega?
Il Regio ha tentato questa strada “innovativa” come motivazione di cambiamento rivoluzionario, in realtà per contenere i costi (che volgarità) impossibili da fronteggiare con allestimenti scenografici d’epoca, ma non pare abbia ricevuto consensi. Qualche applauso giusto per non figurar da provinciali ma niente più.

A Teatro Due invece tutto fa perché l’importante non è tanto tradurre fedelmente un’opera ma riproporla con un messaggio attuale spesso legato alla Politica anche se “Il Teatro non si fa per i consensi così come la Politica”. Contraddizioni che inducono a pensare “e allora perché andarci?” Per apprendere, per imparare a capire la vita riflettendo anche su tematiche di attualità o di tragedie mai risolte.
Come l’Istruttoria di Peter Weiss per esempi  o che dal 1984 viene ripetuta ogni anno per ricordare la Soah e il processo ai Nazisti in uno strazio laico senza fine come se Dio non ci fosse stato“…finchè il problema non sarà risolto” come ha spiegato Walter Le Moli uno dei principali ispiratori della necessità del Teatro Stabile.
 Così verrebbe da pensare ai films Il Processo di Norimberga, Schindler’s List  per fare un paragone con l’argomento dei campi di concentramento, o Il Giardino dei Finzi  Contini o Portiere di Notte o Kapo’ per citare i più famosi senza tralasciare La Vita è Bella di Benigni.

L’argomento è importante e unico ma le sfaccettature sono tante dando allo spettatore possibilità di scegliere e dibattere su vari punti per cui sarebbe interessante se fosse così anche a Teatro alternando all’Istruttoria opere di altri autori importanti.
In questo mese autunnale di ottobre si apre la stagione teatrale, sia per il Regio che per Teatro Due (il quale ha presentato in Conferenza Stampa un numero consistente di opere nuove innovative, rivoluzionarie senza rincorrere il consenso) e tutte quelle piccole realtà teatrali che seguono a ruota. E sono tante. Parma prima era piena di Conventi e ora di Teatri. 

Ben vengano, l’importante è suscitare interesse facendo accorrere numerosi spettatori per farsi una cultura maturando un libero pensiero al di là dei critici, delle polemiche e dei giochini di potere su Opere o Pièce allestite più che per una effettiva condivisione con il pubblico piuttosto  per amici e amici degli amici che puntano insieme appassionatamente alle sovvenzioni Statali, Regionali o Comunali.
Perché questo è il problema dei teatri: non essere autonomi e indipendenti.
Così, fin che non sarà risolto, andiamo pur avanti in attesa della primavera a portare una ventata rivoluzionaria: liberté, egalité, fraternité e teatralité. Un colpo di teatro che lascerebbe il segno. E un futuro.   

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