venerdì 4 ottobre 2013

I GALA' DI SVETLANA ZAKHAROVA


Dopo diversi anni Svetlana Zakharova è tornata al Teatro Regio di Parma per un altro Galà.



Gli anni passano e anche le ballerine invecchiano ma lei nel fisico è rimasta tale e quale a una ragazzina comunque più top model che ballerina:
longilinea di coscia lunga con petto a calma piatta sembra Audrey Hepburn quando faceva Guerra e Pace come una sorta di principessa sotto mentite spoglie di Vacanze Romane in versione matriosca. Tutta la leggerezza delle commedie brillanti l’avevano cancellata per dare spazio al dramma e alla tragedia dei romanzi di Tolstoj con le protagoniste rigorosamente russe, romantiche appassionate e votate al sacrificio estremo, decadente come l’amore nell’800. Dal quale nascono le Opere Liriche ed il Balletto classico, quello sulle punte portato in trionfo dalle scuole Russe che a tutt’oggi caratterizzano le ballerine per eccellenza i cui virtuosismi raggiungono forme di perfezione sforbiciando in punta di piedi per librarsi nell’aria come voli di uccelli che trovano la loro massima rappresentazione nel Lago dei Cigni.


Nel galà di Svetlana non poteva mancare la morte del Cigno unico pezzo classico fra tante performances di balletto contemporaneo che suona come un messaggio subliminale per dire come la danza classica di principi e fanciulline tra coreografie pompose e barocche, sia giunta al capolinea per dare spazio a forme più moderne che con un fisico scattante e longilineo come quello di Svetlana possono esprimersi in maniera sublime. La Zakharova aveva infatti cominciato ad inserire un pezzo come Revelation nei suoi Galà precedenti che aveva avuto un grande riscontro più forse fra gli addetti ai lavori, coreografi e operatori, che fra il pubblico perché i primi si sono susseguiti per farla continuare nelle performances moderne, tanto da averle inserite per la maggior parte in questo suo Gala.
Una scelta ponderata e vincente che le permetterà di calcare le scene fino a tarda età così come hanno fatto ballerine come Carolyne Carson e Luciana Savignano ancora molto sensuali e seducenti in scena nonostante la non più giovane età, aiutate appunto dal quel fisico alto e longilineo di oscia lunga che manca alla ballerina classica, sempre di statura mignon per permettere al partner di sollevarla come fosse una piuma.

Infatti il partner di Svetlana, nell’ultimo pezzo eseguito in coppia, è apparso sudato e affaticato per lo sforzo di sollevare una ballerina di grande stazza come la Zakharova tanto che in Patria era stata contestata come étoile del Bolshoj proprio per questa sua statura che non  corrisponde ai canoni del balletto con tutù.
Insomma la svolta di Svetlana anche se sembra studiata su misura fa pensare che il balletto classico delle favole, sia solo uno splendido ricordo. Quanto meno a Parma dove il balletto è diventato una sorta di saggio ginnico, eseguito soprattutto a piedi nudi e a corpo libero come una sorta di performance in linea con Amici della De Filippi.
Detesto questo tipo di balletto pur riconoscendo la bravura dei ballerini specie in questo Gala della Zakharova nel quale alcune coppie classiche, di grande slancio e romanticismo (Le Fiamme di Parigi, Illusiv Ball e Giselle) si alternano agli assolo di ballerini dai corpi possenti e scolpiti,  istrioni (Les Bourgeois, Scream and Smile, Feeling Good) e ussari (Gopack), con il clou raggiunto da Svetlana, dopo Tristana, Plus Minus Zero, Acque di Primavera e l’acclamata Revelation,  proprio con la morte del cigno: un canto struggente di infinita tristezza che suona come l’addio al magico luccicchìo fra voile e tulle dei tutù con sforbiciate di scarpette in raso, dei mitici gioielli svarowsky il cui simbolo è proprio un Cigno.
Un messaggio dal Bolshoj non può che fare tendenza.
Il balletto classico esprime il trionfo della femminilità aggraziata romantica e soave mentre in quello contemporaneo il femminile si fonde con la mascolinità del corpo libero e scattante, molto spesso anche meccanico quasi a voler perdere l’anima per concentrare i gesti nella carnalità tutta sensuale. Insomma il balletto sta diventando bisex.
 Dopo, il ballerino maschio si impadronirà completamente della scena: l’unica scena nella quale la femminilità romantica regnava incontrastata! 



(Svetlana Zakharova ai tempi del suo massimo splendore)

venerdì 15 febbraio 2013

A PASSO DI DANZA FRA I GALA DELLA ZAKHAROVA
Un mostro. Così si sente sussurrare fra il pubblico mentre Svetlana Zakharova piroetta come una trottola a batteria, a tutta scena: sicura scattante energica acrobatica e piena di smagliante passione: Il Don Chisciotte è servito. Senza un minimo accenno di “fiatone” raccoglie sorridente applausi ed ovazioni. Brava e poi brava.
Ma con lei anche tutto il corpo di ballo, composto da artisti di prim’ordine che l’hanno affiancata in varie performances in assolo o nei pas de deux. Tutti rigorosamente russi, del Teatro Bolshoj a portare nel mondo l’eccellenza di quella scuola di balletto.
E a  Svetlana il compito di attirare, come étoile elettrizzante, un pubblico sempre più vasto e variegato a dimostrazione che la Danza Classica appassiona ormai più della lirica, anche se rimane uno spettacolo di nicchia perché diffuso fra i  Templi della musica, Scala in primis, ed il Bolshoj nei quali si assiste ancora in religioso silenzio.
Svetlana infatti, a differenza di Roberto Bolle che ha voluto portare la danza nelle piazze per poi scappare a New York perché in Italia non era più un prodotto d’eccellenza esclusiva, è rimasta una ballerina della tradizione classica pur rinnovando il repertorio con performances sperimentali a coreografie moderne trasformandosi nel suo Gala velocemente da  caliente spagnola a muso duro con punta e tacco di Carmen, a  un corposo e sanguigno duello come una sorta di guerra dei sessi, mimato a ritmo battente  e a pugno chiuso in Black.


All’appuntamento arriva con Revelation alla quale Svetlana è particolarmente affezionata avendo la  possibilità di esprimere le emozioni più struggenti e profonde dell’animo di una donna: a piedi scalzi, lunghe chiome sciolte, con una veste di velo impalpabile, si muove sinuosamente con la leggiadria delle gambe slanciate, la scioltezza delle lunghe braccia vibranti, la delicatezza del lungo collo di “cigno” in una musicalità a gocce (con la coreografia creata apposta per lei da Motoso Hiroyama) ad accompagnare con pose estreme un talento interpretativo fuori da comune.

Poteva mancare la morte del cigno? Certo che no visto che questo rappresenta il clou della sua carriera perché l’ha consacrata Divina del Bolshoj.
Dalla Russia con ardore Svetlana ha portato il suo talento ad eccellere con un balletto dedicato all’Opera interpretando una voce lirica che gorgheggiando sulle musiche di Giuseppe Verdi, mima con la danza le movenze vocali  in un ritmico oscillar di spalle come a dar fiato agli acuti, alternando l’espressione drammatica a quella beffarda, per sfociare in un finale di esaltante adrenalina.
Ironia brillante e tecnica perfetta in un mix di arte sublime e originale che rendono Svetlana Zakharova unica in tutto il firmamento anche per quel particolare appeal insito nella statura alta, esile e sinuosa, naturalmente emergente fra un abbraccio corale di interpreti che, raccolto in un solo spettacolo, costituiscono un’offerta di raro privilegio.
     




Nessun commento:

Posta un commento